Dopo una lotta durata più di due mesi, con manifestazioni, blocchi stradali, occupazione del consiglio regionale e manganellate subite, il Movimento pastori sardi ha trovato un accordo con la regione. La lotta, che ha attirato le simpatie di molti e che era basata principalmente sul superamento dell’assurdo prezzo del latte (60 centesimi al litro), si è conclusa all’insegna della paura della giunta Cappellacci di avere a che fare ancora con le mobilitazioni dell’Mps, ma anche dell’impunità degli industriali del latte.
La regione acquisterà infatti l’intero stock del pecorino romano non venduto (totale 60 mila quintali) agli industriali che pagheranno il latte a 85 centesimi ai pastori: l’aumento è quindi sulle spalle del pubblico.
All’Mps va riconosciuto il fatto che in tutti questi anni ha lottato a prescindere dall’assessore regionale di turno (sia esso di centro-sinistra che di centro-destra). I pastori hanno dimostrato che un governo si può piegare se si lotta uniti e organizzati.
Ma che cos’è estattamente l’Mps? Il movimento, si legge nel loro sito, non ha “alcuna caratterizzazione politico-partitica e si muove esclusivamente (corsivo nostro) nell’interesse dei pastori della Sardegna, andando a colmare il vuoto lasciato dalle organizzazioni di categoria e dalle istituzioni” . Qui le note dolenti, poiché oltre al palese corporativismo si nota come le organizzazioni della sinistra sono ormai viste come un tutt’uno con il resto della politica istituzionale. Al punto che quando la ribellione scoppia, il non avere una propria piattaforma nel comparto e una più complessiva per unire le lotte in una prospettiva anticapitalista, al Prc tocca accodarsi a tutte le rivendicazioni, nessuna esclusa, dell’Mps, come emerge da una nota del regionale. Così facendo non si fa un buon servizio ai pastori, né si contribuisce, come invece si vorrebbe, ad unificare tutte le lotte dei settori subalterni della società sarda e, se ci è consentito, italiana. Inoltre, ci chiediamo, accodarsi riempie quel vuoto trovato dall’Mps? Non potremmo essere loro utili se ci limitiamo a far sì con la testa, a meno che non rafforziamo la lotta con proposte unificanti che raccolgano sempre più sostegno nella popolazione aumentando perciò la forza della mobilitazione e la possibilità di vittoria. Ma quali sono le rivendicazioni dell’Mps? Non si critica questo o quell’altro governo, ma il “sistema nel suo complesso”. Bene, ma continuando a leggere scorgiamo alcuni limiti, come credere che si possa rimanere nei limiti imposti dal mercato, che questo possa essere umanizzato attraverso un’iniezione di legalità e che le strutture pubbliche siano semplicemente dei carrozzoni. Tutto questo rischia di fuorviare, tanto più in una crisi sempre più dura, in un mercato regolato da pochi cartelli industriali, dove la legge suprema è massimizzare il profitto, non pagare il giusto prezzo ai pastori. Se il pubblico è stato sempre terra di conquista delle burocrazie partitiche attraverso le spartizioni, noi dobbiamo presentare il nostro “pubblico”.
Per questo riteniamo che il Prc e la Fds debbano propagandare la nazionalizzazione senza indennizzo delle industrie che trasformano il latte (anche rumeno), delle industrie degli altri settori che inquinano, licenziano e delocalizzano per la riconversione funzionale alla modernizzazione dell’agricoltura, quella del credito, sempre senza indennizzo (se non per i piccoli azionisti) per finanziare tali progetti e per eliminare i debiti contratti da tante piccole aziende agricole. Proposte queste che, accompagnate dal controllo sociale dei lavoratori e delle comunità, non solo danno una nuova idea del pubblico, ma che sono la base per poter poi affrontare tutta una serie di problematiche relative alla differenziazione del prodotto (la monocoltura del pecorino romano è legata mani e piedi al mercato nord-mericano), alla filiera delle carni nel rispetto dei produttori ma anche dei consumatori, alle produzioni biologiche per ridurre i costi di alimentazione del bestiame e l’utilizzo di mangimi, all’approvvigionamento energetico attraverso fonti alternative.
* Giovani comunisti Sassari