Scritto da Alessandro Savoldi e Simona Coda (Csp Pavia)
Il 12 ottobre 400 studenti sono scesi in piazza per lottare contro la vergognosa condizione in cui versano gli istituti pavesi, che, da un lato, limita pesantemente il diritto allo studio di migliaia di alunni e dall’altro svaluta la dignità lavorativa degli insegnanti. Parliamo quindi di una mobilitazione che affonda le proprie radici nell’oggettivo stato di abbandono che colpisce le nostre scuole: ormai a Pavia avere un banco per studiare, una palestra senza buche o una scuola con un soffitto stabile è diventato un vero privilegio!
Non ci ha quindi stupito il notevole appoggio che diversi insegnanti hanno espresso nei confronti della mobilitazione spostando verifiche e compiti in classe per favorire la partecipazione studentesca allo sciopero.
Lo sciopero ha avuto una grande partecipazione, tant’è che, la mattina della manifestazione, nella maggior parte delle scuole c’è stata una forte adesione (con punte del 70-80%), anche se c’è sicuramente ancora da lavorare per aumentare la partecipazione attiva alle manifestazioni. Il corteo promosso dal Comitato in difesa della Scuola Pubblica (che ha raccolto l’adesione di diverse organizzazioni della sinistra pavese) è partito dalla stazione e ha sfilato compatto per le principali vie del centro cittadino.
Il considerevole livello politico della mobilitazione è emerso con estrema chiarezza: durante il tragitto gli studenti scandivano slogan combattivi e numerosi interventi si sono susseguiti per denunciare le inaccettabili condizioni in cui siamo costretti a studiare. È positivo che gli studenti, ormai stufi di essere trattati come merci, abbiano preso coscienza della situazione e abbiano deciso di lottare per provare a cambiare il proprio futuro. Arrivati nella piazza principale della città abbiamo animato un comizio in cui è stata denunciata la politica dell’amministrazione provinciale, responsabile del degrado delle scuole pavesi (vedi FalceMartello n° 196).
Il corteo ha quindi marciato verso la sede della Provincia. Qui abbiamo spiegato la necessità di strutturare la mobilitazione degli studenti in lotta secondo criteri democratici: ogni scuola si è quindi riunita in assemblea ed ha eletto due delegati. Questo è l’ennesimo esempio che gli studenti non sono apatici e indifferenti di fronte a qualsiasi evento, ma al contrario, se coinvolti, possiedono grandi capacità organizzative e sanno dotarsi di forme di rappresentanza discusse, votate e controllate dalla base. La delegazione (composta per metà da compagni del Csp) è stata poi ricevuta dal presidente della provincia Vittorio Poma. L’incontro ha visto da una parte la nostra critica serrata all’operato dell’amministrazione e dall’altra il tentativo del presidente di smorzare i toni della discussione riconoscendo più volte le mancanze della giunta da lui guidata.
Grazie alla mobilitazione siamo riuscisti ad ottenere per fine novembre l’apertura di un tavolo di trattativa composto dai rappresentanti degli studenti, dai presidi e dalla provincia con lo scopo di concordare un piano di manutenzione (da portare a termine nel breve periodo) per le scuole che necessitano degli interventi più urgenti. Sui giornali il presidente Poma ha parlato anche della decisione di spendere 750mila euro, recuperati con una tassa che colpisce soprattutto aziende e proprietari di grandi immobili, per venire incontro alle richieste degli studenti: lo aspettiamo però al varco per vedere se queste parole diventeranno mai fatti.
Non ci fermeremo qui: a questo scopo abbiamo indetto un’assemblea pubblica che si terrà al liceo Cairoli, martedì 28 novembre, con lo scopo di coinvolgere in questa lotta settori sempre più ampi di studenti e professori.
Per difendere il diritto allo studio, non un solo passo indietro... nemmeno per prendere la rincorsa!