Il 10 maggio 2011 si sono svolte le prove per la valutazione del sistema d’istruzione effettuate dall’invalsi. Sulla base dei risultati delle prove a cui sono stati sottoposti gli studenti (e indirettamente anche gli insegnanti) verrà elargita una parte dei finanziamenti alla scuola.
In poche parole, le scuole saranno “premiate” in base al livello raggiunto nei test. Una novità importante che segna un passaggio non trascurabile nella storia della scuola pubblica italiana. Per tutto l’autunno il movimento studentesco è sceso in piazza per chiedere finanziamenti adeguati alla scuola pubblica, per lottare contro i tagli e la finta “meritocrazia” del ministero che finisce sempre col premiare chi ha già e togliere a chi ne avrebbe bisogno.
Questi test, che quest’anno sono partiti in via sperimentale, non faranno che approfondire le differenze tra scuole che già versano in una grave crisi a fronte delle differenze tra nord e sud del paese, centro e periferie delle città. Al posto di assicurare livelli d’istruzione omogenei e più qualificati su tutto il territorio nazionale, a prescindere da divisioni geografiche e sociali, si sceglie la strada della divisione tra istruzione di serie A ed istruzione di serie B. Il tutto, naturalmente, accompagnato dall’ennesimo finanziamento alle scuole paritarie che sono anch’esse comprese nella valutazione e potranno di conseguenza avere accesso ai fondi previsti.
Questi test non sono altro che l’anticamera della selezione di classe tra le varie scuole: chi ha già mezzi, fondi, ecc. potrà garantire un certo risultato e quindi accedere ai fondi, il resto vivrà delle briciole ministeriali. Non solo, ma questi test sono una vera e propria umiliazione nei confronti degli insegnanti che a fronte del taglio dei fondi, del personale, degli accorpamenti e delle disfunzioni croniche del Ministero riescono tuttavia a garantire un servizio a milioni di studenti in tutta Italia. E ora il Ministero vorrebbe anche verificare il loro lavoro! Ed è ovvio che un dirigente scolastico, sempre più manager grazie alle riforme precedenti, per far quadrare i conti e mettere le mani sui soldi ministeriali per la propria scuola, metterà ancora di più sotto pressione tutto il corpo docente per livelli di insegnamento eccellenti, anche quando non vi siano le condizoni materiali per farlo.
Così intere classi di diverse scuole, spesso insieme agli insegnanti, hanno animato proteste e si sono rifiutate di partecipare ai test, in particolare a Roma. Al Visconti gli studenti consegnano 90 schede in bianco o non conteggiabili su 130 presenti, all’Albertelli 90 questionari in bianco su 130 studenti, al Virgilio 125 schede in bianco su 169, strappando i codici di riconoscimento. Al Socrate gli studenti di due classi strappano tutti i codici di riconoscimento, minacciati di denuncia da parte degli ispettori esterni e di provvedimenti disciplinari dalla scuola, all’Augusto questionario in bianco consegnato da 85 studenti, e così via al Giordano Bruno, al Ripetta, all’Orazio, all’Aristotele, al Plauto, al Russel, al Giulio Cesare, al Machiavelli. All’Istituto d’Arte del Tiburtino III il Dirigente scolastico ha emesso provvedimenti disciplinari a danno di studenti colpevoli di essersi rifiutati di svolgere le prove invalsi. Un’intera classe di più di venti ragazzi e diversi alunni della scuola sono stati sospesi per tre giorni dal Dirigente scolastico, nonostante i loro professori non fossero stati avvisati e che molti docenti si fossero dichiarati contrari alle prove invalsi. E dopo il danno, la beffa! Le prove invalsi delle medie sono tutte da correggere di nuovo perchè le griglie di valutazione erano errate! Con buona pace del lavoro sprecato degli insegnanti. Mentre scriviamo alcuni precari dei sindacati di base protestano contro Governo e ministro Gelmini e la polizia ha caricato i lavoratori in sit-in davanti Montecitorio.
Ecco cosa vogliono: reprimere studenti e lavoratori nelle scuole in nome della distruzione della scuola pubblica! L’autunno che verrà, ne siamo certi, avrà questi studenti e questi lavoratori come protagonisti e la battaglia in difesa della scuola pubblica, gratuita, di qualità e accessibile a tutti ripartirà da qui.