Podemos, il movimento politico spagnolo guidato da Pablo Iglesias, è già stato oggetto di riflessione sulle pagine del nostro giornale. Si tratta ora di aggiornare i lettori sul passaggio dal movimento al partito che si è realizzato in queste settimane e che culminerà il 15 novembre con l’elezione del Consejo ciudadano (corrispondente al comitato centrale).
Il 18-19 ottobre al Palacio Vistalegre di Madrid di fronte a 10mila persone si è celebrata l’Asamblea ciudadana, fondativa del partito, che oggi nei sondaggi viene dato al 24,1% dei consensi.
Se si votasse in questo momento Podemos sarebbe la seconda forza politica del paese dietro al Pp (28,3%), e davanti alle due forze tradizionali della sinistra spagnola: il Psoe (23,7%) e Izquierda unida (5,2%). Rispetto alle ultime elezioni europee, tenutesi a fine maggio, Podemos ha triplicato i voti, mentre Iu li ha dimezzati.
All’assemblea di Madrid erano in discussione tre documenti che riguardavano le proposte etiche, politiche ed organizzative del nuovo partito.
Un dibattito arido
Pablo Iglesias, ha blindato la discussione imponendo la votazione in blocco dei tre documenti di cui era primo firmatario, il cui titolo era Claro que podemos- Equipo Pablo Iglesias.
Molto significativo che il partito venga considerato l’equipo del leader.
L’assemblea non decideva nulla. Il voto si è espresso attraverso un referendum mediatico che si è tenuto la settimana successiva. Il documento di Iglesias ha raccolto 90.451 voti, pari all’80,71% dei votanti.
L’unico documento alternativo di una qualche rilevanza è stato quello organizzativo presentato dall’euro-deputato Pablo Echenique (Sumando Podemos), sostenuto da Izquierda anticapitalista (Ia) e da altre formazioni minori.
Sumando Podemos ha raccolto 13.864 voti, pari al 12,37% dei consensi, mentre gli altri testi si sono mantenuti al di sotto del 3%.
La componente di Echenique, ha deciso però di non connotarsi su questioni politiche o programmatiche e non ha presentato un testo politico. Questo ha contribuito non poco ad appiattire la discussione che si è centrata sulle modalità di voto degli organismi dirigenti.
Nonostante la totale improvvisazione e il caos organizzativo che ha caratterizzato la riunione, l’Assemblea nazionale è stata fatta in un clima di entusiasmo tale da produrre nel solo week end dell’evento, un aumento di iscrizioni a Podemos da 130 a 150mila. Un’onda che non si è esaurita nei giorni successivi, visto che mentre scriviamo, siamo già vicini alle 200mila adesioni.
La differenza fondamentale tra i due documenti era che mentre Iglesias proponeva il segretario unico, Echenique ha proposto che il partito fosse guidato da tre portavoce nazionali e che il 25% del Consejo Ciudadano venisse scelto per sorteggio tra tutti gli iscritti. Una misura che nelle intenzioni dei proponenti dovrebbe limitare il processo di burocratizzazione del partito.
La realtà è che mentre Iglesias tenta di accentrare il controllo del partito su di sé e alcuni fedelissimi, chi si oppone non è da meno ed ambisce fondamentalmente ad accaparrarsi quote di potere in un’organizzazione che nei prossimi anni è destinata ad eleggere centinaia di deputati, sindaci e amministratori locali.
Se la tattica utilizzata dal leader di Podemos è quella di promuovere un metodo caotico di organizzazione perché tutto venga deciso dall’alto senza un reale controllo dalla base, la risposta di chi si oppone è semplicemente ridicola. Non si capisce come dei dirigenti scelti per caso attraverso un sorteggio possano seriamente controllare i propri leader.
Non avendo poteri deliberativi l’assemblea si è trasformata in una passerella di presentazione dei documenti, su cui per altro non era prevista alcuna discussione, ma solo la possibilità di inviare delle domande per e-mail.
Iglesias ha avuto gioco facile nel mettere in un angolo i suoi oppositori, i quali prima si sono lamentati perché il voto in blocco impediva loro di votare il documento politico dello stesso Iglesias. Poi per le modalità di votazione (primarie aperte), che non prevedevano la proporzionalità tra il voto sui documenti e l’elezione degli organismi dirigenti. Avendo presentato un documento solo su questioni organizzative, la loro richiesta era a dir poco debole.
Per indebolire ancor più i suoi oppositori, Iglesias ha introdotto un dispositivo che vieta la “doppia militanza”, spingendoli a sciogliere i loro vincoli politici.
Per tutta risposta Izquierda anticapitalista ha fatto sapere che farà un congresso a febbraio in cui potrebbero decidere di sciogliersi. Dei veri cuor di leone. Non sorprende che siano così screditati agli occhi della base.
Un’altra delle polemiche che si è sviluppata era la possibilità di utilizzare il simbolo di Podemos alle prossime elezioni amministrative del maggio del 2015. Iglesias si è opposto a questa ipotesi e ritiene che il partito debba presentarsi solo alle elezioni nazionali e europee.
Si punta così ad evitare che a livello locale individui e carrieristi di ogni risma, usino il marchio vincente conquistando peso politico e istituzionale che verrebbe utilizzato contro la leadership nazionale.
La proposta che è prevalsa alla fine è che Podemos, a livello locale, aderisca alle piattaforme politiche nate dal basso tra realtà sociali e associative (Guanyem-Ganemos ed altre), che stanno proliferando con un certo successo in tutto il paese.
Podemos por el socialismo
All’Assemblea nazionale erano presenti anche i militanti della rivista marxista Lucha de clases che hanno dato vita al circolo tematico Podemos por el socialismo.
I compagni del tutto correttamente si sono disinteressati alle questioni organizzative e ai posti dirigenti e si sono concentrati su una critica politica alle posizioni di Pablo Iglesias, attraverso il documento Organicemos el poder popular y la revoluciòn.
Naturalmente non è semplice criticare un leader che nel giro di un anno ha portato la sua forza politica dall’1 al 25% dei consensi, ma per i marxisti questo non può essere considerato un elemento essenziale, ciò che conta, più dei voti, è se il partito può diventare uno strumento per la trasformazione sociale.
La piattaforma di Podemos por el socialismo ha il pregio di partire da questioni di principio sviluppando una critica politica complessiva alle posizioni di Pablo Iglesias.
Si parte dal contestare le posizioni aclassiste e del tipo “non siamo né di destra, né di sinistra”, per entrare in profondità sulle questioni legate alla crisi del capitalismo, le sue cause e le possibili risposte.
Il testo polemizza con le concezioni keynesiane di Iglesias, le teorie sulla decrescita e la sovranità nazionale e sviluppa una proposta di programma transitorio verso una società socialista (il testo integrale è rintracciabile su www.luchadeclases.org).
Appena i compagni hanno sistemato lo stand all’entrata dell’Asamblea ciudadana il primo ad avvicinarsi è stato un compagno del gruppo En lucha (collegato al Swp britannico) che ha domandato se avevano chiesto il permesso di lanciare un circolo tematico che si richiama al socialismo visto che parecchi in Podemos sono ostili all’idea del socialismo.
La risposta non si è fatta attendere. Mentre il tavolo di En lucha non ha resistito più di un paio d’ore, nel disinteresse generale degli intervenuti, il tavolo di Podemos por el socialismo è stato letteralmente assalito dai militanti di base. Dopo la prima ora erano state vendute cento magliette di Podemos por el socialismo, 262 copie del documento Organicemos el poder popular y la revoluciòn a cui bisogna aggiungere 45 copie del libro di Felix Morrow, “Rivoluzione e controrivoluzione in Spagna”, 35 Lucha de clases, 31 risposte all’introduzione politica di Pablo Iglesias e 30 classici del marxismo.
Niente male per una base “ostile” alle idee del socialismo e della rivoluzione.