La direttiva europea di privatizzare il Trasporto Pubblico Locale (TPL) è stata introdotta in Italia attraverso il famigerato decreto Burlando (1997), passando per le ormai rituali fasi di decentramento (cioè il passaggio di responsabilità ed oneri dallo Stato alle Regioni ed enti locali), liberalizzazione, privatizzazione (ossia flessibilità e licenziamenti).
Per l’ATM gli effetti di questa pesante ristrutturazione che si prevede di attuare, sono ormai sotto gli occhi di gran parte dei suoi circa 8.550 dipendenti. La realtà è ben diversa da quella che i vertici aziendali cercano di nascondere sia attraverso la copiosa pubblicità disseminata per la città, sia attraverso i comunicati stampa su presunte “grandi opere” da realizzare e sia con lo sbandieramento del bilancio sociale ai suoi dipendenti .
Una buona parte del settore operaio, dedito alla manutenzione delle vetture, è già stato ridimensionato attraverso le esternalizzazioni, così come gran parte della vigilanza e del settore mense. Molte delle vetture che vengono utilizzate (con esclusione del centro città, che deve mantenere una certa “immagine”…), sono obsolete. Diversi depositi, in cui spesso gli autisti sono costretti a passare la notte, per essere puntuali il giorno dopo in servizio (pena sanzioni disciplinari!), sono infestate dai topi. La continua carenza di organico e i bassi salari, soprattutto nel caso del personale viaggiante, vede spesso i lavoratori ATM costretti a farsi carico di un fisso di ore straordinarie, calcolate mediamente in 1,5 milioni di ore annue, mentre dall’altra parte aumentano inverosimilmente i casi di infortunio e il numero delle inidoneità alla mansione svolta.
Certo che si è arrivati al pareggio di bilancio negli scorsi anni e all’utile quest’anno: succhiando il sangue dei lavoratori!
Con questa complessa situazione i vertici aziendali si apprestano ad identificare singoli reparti da dichiarare improduttivi, cui far convogliare singoli dipendenti che magari hanno “osato” protestare e, coltello in una mano e forchetta nell’altra, sgrassare il più possibile l’azienda e gettare gli scarti ai pescecani, attraverso le gare d’appalto. Ancora niente si sa della sorte destinata agli attuali addetti di questi settori. Nulla per esempio vieterebbe alla nuova società vincitrice della gara di rifarsi completamente a nuovo il guardaroba del personale e gettare via quello vecchio, oppure di prevedere per loro una trasformazione del contratto di lavoro, naturalmente a prezzo scontato, prendere o lasciare.
Peccato però che l’oste si offende non poco quando vien fatto il conto in sua assenza! La risposta al ricatto dell’assessore al Lavoro del Comune di Milano (Carlo Magri) “…posti di lavoro alle stesse condizioni, qualunque sia l’azienda vincitrice: in cambio chiedo la pace sociale” (Corsera 26/10/02), non ha sortito l’effetto sperato.
Lo sciopero del 16 dicembre di 24 ore è stato la risposta clamorosa che i lavoratori del TPL hanno saputo dare a livello nazionale: la partecipazione è stata del 90% circa e mai come questa volta i dati sindacali e quelli aziendali sono coincisi quasi del tutto (l’ATM ha dichiarato l’85% di adesioni!). La manifestazione nazionale prevista a Roma analogamente ha visto sfilare in corteo circa 35mila lavoratori, nonostante non ci sia stata un’adeguata informazione verso la base.
La massiccia risposta dei lavoratori del TPL viene data anche ai continui cedimenti dei vertici sindacali e delle RSU, nostalgici di quella concertazione che tante manovre ha concesso ai fautori delle logiche del mercato. Già da circa tre anni, per esempio, in ATM numerosi sono stati i blocchi del traffico, basti pensare agli oltre 20 scioperi effettuati nel 2000, 4 nel 2001 (contro gli oltre 10 proclamati!), per finire al 2002 che ha visto su oltre 10 scioperi effettuati, ben 4 riferirsi al rinnovo del contratto.
Ora è necessario avanzare una serie di rivendicazioni che non trovino più tentennamenti, né ulteriori trattative al ribasso . Serve dire allora un “NO” deciso alla liberalizzazione del TPL, e rivendicare l’assunzione a tempo indeterminato di tutti i contratti precari, le 35 ore a parità di salario, aumenti salariali significativi e tutta una serie di richieste volte a migliorare la qualità del lavoro e garantire una dignitosa esistenza a tutti i lavoratori.
E’ ora di riprendersi tutte le conquiste e i diritti che sono stati concessi e restituiti a vertici aziendali e proprietà. I lavoratori dell’ATM dicono basta ai continui ricatti e alla svendita del loro sudore!