Ci risiamo! Un nuovo scandalo colpisce il mondo del calcio, ma questa volta non si tratta di loschi affari ristretti entro i confini di una cittadina di provincia dell'Italietta pallonara, bensì di un gigantesco giro di mazzette milionarie con protagonista assoluto la FIFA. La massima istituzione mondiale in ambito calcistico, l'ente che dovrebbe governare e controllare la regolarità presso le varie federazioni nazionali.
Il tutto è emerso il 27 maggio scorso quando sono esplose in contemporanea due diverse inchieste, sorte rispettivamente negli USA e in Svizzera. L'inchiesta a stelle strisce è culminata con l'arresto di 4 presidenti di federazioni calcistiche nazionali (Uruguay, Nordamerica, Cayman e Costa Rica) e di 3 membri dell'Esecutivo Fifa e con la contestazione di quarantasette reati, compresi corruzione, estorsione e riciclaggio. Tale indagine ha portato alla luce un vero e proprio sistema di corruzione che va avanti da 24 anni: dal 1991 i massimi dirigenti nordamericani e sudamericani hanno abusato della loro posizione chiedendo ed ottenendo tangenti da parte di società di marketing in cambio dei diritti di vari tornei calcistici.
L'inchiesta svizzera, che ha portato la magistratura a bloccare vari conti bancari Fifa aperti nel Paese degli orologi a cucù e a richiedere gli interrogatori dei principali membri dell'Esecutivo del medesimo ente, si fonda invece su un rapporto che spiegherebbe come l'assegnazione dei mondiali 2018 e 2022 a Russia e Qatar sia stata corrotta e mostrerebbe il pieno coinvolgimento dei vertici Fifa. Questa vicenda e i fatti ad essa legata che probabilmente emergeranno nelle prossime settimane, per quanto aberranti ed inquietanti, non ci devono lasciare per nulla sorpresi. Il calcio infatti è diventato un'industria, un settore economico dove conta solo la massimizzazione dei profitti, un ulteriore ambito in cui il capitalismo entra portando con sé tutte le sue nefandezze.
La costruzione degli stadi per i mondiali in Qatar del 2022, secondo un'indagine dell'International Trade Union Confederation (l’associazione internazionale dei sindacati) è già costata la vita a 1300 operai sul milione e mezzo di immigrati, in gran parte dal subcontinente indiano, che lavorano in condizioni di vera e propria schiavitù.
La corruzione nel sistema capitalista non è l'eccezione ma la regola, specie in un periodo di profonda crisi del sistema: è la figlia naturale della concorrenza selvaggia che si sprigiona in un mercato sempre più avaro di spazi e profitti. Anche nel calcio mondiale, come in molti rami dell'economia, negli ultimi 25 anni si è verificata una spaventosa ed enorme concentrazione di capitali, e quindi potere, in pochi mani. Negli ultimi anni l'uomo che più di chiunque ha rappresentato tale accentramento di potere e controllo è stato Joseph Blatter, monarca assoluto e incontrastato del calcio mondiale per 17 primavere.
Blatter, in seguito all'eco mondiale dello scandalo, pochi giorni dopo la sua ennesima rielezione, è stato costretto a dimettersi dalla carica di presidente della Fifa. Subito è iniziata da parte dei media la caccia volta a trovare il sostituto, colui che dovrebbe ripulire il mondo del calcio, e i più papabili al momento sembrano essere Michel Platini e il principe Alì di Giordania. Ma sia che la spunti il primo, da anni potente dirigente Uefa sempre accondiscendente alle scelte di Blatter, sia il secondo, fratello del Re Abd Allah di Giordania e membro di una casa reale storicamente amica degli interessi economici statunitensi, non cambierà assolutamente nulla.
Il calcio continuerà ad essere controllato dalle multinazionali e ad essere pervaso dai fenomeni corruttivi che oggi tutti condannano. Non è una questione di individui o di etica: se il calcio moderno oggi è “ malato”, l'epidemia che lo colpisce si chiama capitalismo. La lotta per risanare lo sport preferito da tanti giovani e lavoratori nel mondo è strettamente legata alla lotta per la trasformazione della società.