Son passati trent’anni dalla pubblicazione del primo numero di FalceMartello. Uscì come foglio ciclostilato del circolo Lombardi della Fgci (Federazione giovanile comunista italiana) nel giugno 1983. I compagni che fondarono il giornale erano giovani, ma avevano le idee chiare. All’epoca c’era ancora il Partito comunista sotto la guida di Enrico Berlinguer, che sarebbe morto nel 1984.
L’esperienza del compromesso storico, che vide il Pci sostenere il governo Andreotti, aveva lasciato il segno sul partito. La futura crisi del partito partiva da quell’esperienza, ma i dirigenti, in particolare Berlinguer, ancora godevano di una grande autorità tra la base.
La copertina del primo numero di FM |
I compagni che fondarono il giornale, a cui io mi unii fin da subito, basandosi sul metodo di analisi del marxismo già vedevano quello che definivano il processo di “socialdemocratizzazione” del partito. All’epoca non era facile sostenere tale analisi nella base del partito, ma a chi aveva occhi per vedere era evidente.
Questi compagni si diedero il compito di difendere le idee di marxismo in un partito che da tempo ne aveva abbandonato l’essenza. Inizialmente le segreteria provinciale della Fgci di Ferrara aveva tollerato la pubblicazione del giornale, ma nell’arco di pochi mesi cambiarono atteggiamento. Cominciarono a chiedere il diritto di censura del suo contenuto, ma i compagni continuarono malgrado gli attacchi.
All’inizio del 1984 il governo Craxi lanciò un attacco alla scala mobile. Questo era un meccanismo che garantiva aumenti salariali in base al tasso di inflazione. I padroni italiani erano decisi a liberarsi di questa vecchia conquista della classe operaia. La Cgil, sotto una enorme pressione della sua base, si oppose rompendo con le altre confederazioni e il movimento culminò nella grande manifestazione operaia del 24 marzo, con 700mila persone a Roma.
Quel giorno i compagni del circolo Lombardi vendettero 700 copie del loro giornalino, molte sui treni speciali della Cgil. Da quel momento aumentarono le pressioni della segreteria provinciale della Fgci. Alla fine, non potendo più tollerare le critiche più che giustificate di questi giovani, passarono alle espulsioni nell’estate del 1984.
Ci accusavano di non difendere una politica comunista, di essere contro il partito e tant’altro. Quando i compagni si appellavano contro le espulsioni nei circoli del partito, spiegando le loro idee, succedeva una cosa curiosa: i vecchi militanti riconoscevano in questi giovani compagni la voglia di lotta per il comunismo e non capivano il perché di quest’attacco burocratico. Ciononostante, i compagni furono espulsi.
I fautori delle espulsioni negli anni successivi parteciparono all’ulteriore deriva socialdemocratica del partito e, alla fine, allo scioglimento di un partito che era stato costruito con tanti sacrifici da generazioni precedenti. Quelli che espulsero i compagni abbandonarono ogni finzione di essere comunisti.
Come compagni di FalceMartello invece abbiamo continuato a pubblicare il giornale, tornando nel Pci con le loro idee. Siamo riusciti a trasformare il foglio ciclostilato in un mensile diffuso su tutto il territorio nazionale.
E mentre oggi i dirigenti del Partito democratico hanno sposato le idee della borghesia, e quelli di Rifondazione faticano a sopravvivere, il nostro giornale dopo trent’anni di lotta controcorrente, non solo continua a difendere le idee del marxismo rivoluzionario, ma è più forte che mai.
Abbiamo fatto molta strada da quel lontano 1983. Abbiamo salvato le idee del marxismo dalle macerie della vecchia sinistra ed ora il nostro compito è quello di trasformare questo nucleo in una grande tendenza all’interno del movimento operaio italiano. Il vecchio Pci non c’è più ma dopo trent’anni siamo in piedi ed andremo avanti.