Dal 2013 è stato introdotto in via sperimentale in 12 atenei italiani il test Ava-Anvur, sistema di “Autovalutazione, valutazione periodica e accreditamento”.
Da quest’anno il test è stato esteso al resto degli atenei provando a somministrarlo agli studenti in differenti modi, dalla compilazione obbligatoria in sede di prenotazione telematica d’esame – come avviene all’Orientale di Napoli –, alla somministrazione in aula sotto la pressione incalzante del professore – come avviene alla facoltà di lettere e filosofia della Federico II di Napoli. Ma a cosa serve questo test? Nel “Rapporto finale dell’Anvur” dell’11 marzo 2014 la stessa agenzia afferma esplicitamente che il test serve agli imprenditori, i quali necessitano di sistemi di valutazione che vadano oltre il voto di laurea, e alle università che vogliano adeguare la propria offerta formativa alle “esigenze del mercato”.
Stiamo parlando di un superamento del valore legale del titolo di studio: a parità di voto di laurea, un neolaureato sarà più appetibile di un altro se l’ateneo dal quale proviene ha un ranking superiore sulla base del sistema Ava.
È evidente che gli obbiettivi di questo test sono in perfetta continuità con le politiche classiste dei governi di centro-destra e di centro-sinistra susseguitisi fino ad oggi: di fronte a un sistema universitario martoriato dai continui tagli al Fondo di finanziamento ordinario (Ffo, il test Ava-Anvur diventa un ennesimo strumento di selezione di classe volto a distribuire un bonus di finanziamento statale a quelle università che rientrino nel “ranking di qualità” previsto. In un processo di ristrutturazione complessivo del sistema formativo superiore il test Ava-Anvur ha un ruolo centrale nell’aumentare il gap tra atenei di serie A e di serie B.
Infatti se le differenze tra gli atenei italiani sono già pesanti, in particolare tra Nord e Sud del paese, con questo test non faranno altro che aumentare: con tutte le difficoltà legate al blocco del turn-over generato dalla riforma Gelmini, che rende impossibile assumere personale sufficiente, e senza possibilità di bonus extra derivante dal test, molti atenei in difficoltà non potranno fare altro che continuare ad aumentare le tasse o chiudere i battenti.
Di fronte a questi attacchi così profondi all’università pubblica e ai diritti degli studenti non possiamo rimanere inerti: Sempre in lotta propone il boicottaggio del test Ava-Anvur e la lotta per un’università pubblica, gratuita, laica e di qualità.