Mercoledì 31 ottobre
alla Statale di Milano
Dall’11 settembre sui lavoratori e gli studenti di tutto il mondo si è abbattuta una campagna martellante a favore del conflitto in Afghanistan. Il movimento contro la guerra deve passare per un primo periodo in cui è necessario rispondere colpo su colpo alla propaganda dell’imperialismo.Dall’11 settembre sui lavoratori e gli studenti di tutto il mondo si è abbattuta una campagna martellante a favore del conflitto in Afghanistan. Il movimento contro la guerra deve passare per un primo periodo in cui è necessario rispondere colpo su colpo alla propaganda dell’imperialismo. . A Milano il Collettivo Universitario Pantera dell’università Statale di Milano ha tenuto venerdì 12 ottobre un’assemblea pomeridiana contro la guerra con circa 70 studenti. Dopo quell’assemblea era necessario fare un passo in avanti. Il problema fondamentale era collegare la nostra lotta contro la guerra a quella degli studenti delle superiori e dei lavoratori. I lavoratori sono l’unico settore della società a poter fermare la guerra inceppando la macchina bellica attraverso l’arresto della produzione cioè lo sciopero. Il 31 ottobre era convocato lo sciopero del Cobas-scuola contro la Finanziaria e contro la guerra. Come Collettivo Pantera abbiamo steso una mozione indirizzata a tutte le strutture studentesche e sindacali per convocare in maniera unitaria una giornata di lotta contro la guerra in occasione del 31 ottobre. Alla mozione hanno risposto soltanto il Comitato in difesa della Scuola Pubblica (Csp) e lo stesso Cobas. Abbiamo deciso per quel giorno di dar vita ad un’assemblea cittadina contro la guerra che vedesse la presenza unitaria di studenti delle superiori, universitari e lavoratori della scuola.Per tenere quest’assemblea, abbiamo chiesto un’aula da 400 posti al rettore della Statale Decleva. Il rettore ha rifiutato giustificandosi con “problemi organizzativi” di secondaria importanza. Il Collettivo ha allora deciso di convocare ugualmente l’assemblea iniziando una campagna per avere l’aula dal rettore e minacciando in caso di nuovo rifiuto di occuparla. Abbiamo distribuito per due giorni di fila il volantino che indiceva l’assemblea, insieme ad un volantino che spiegava del rifiuto del rettore e dei motivi che ci avrebbero portato ad occupare l’aula. In due giorni abbiamo raccolto 130mila lire di autofinanziamento solo all’università Statale, a dimostrazione della simpatia raccolta tra gli studenti. Il rettore deve aver fiutato la situazione visto che ha ceduto immediatamente concedendoci l’aula.
Mercoledì 31 ottobre si è così svolta l’assemblea cittadina contro la guerra con la presenza di 500 persone, tra studenti delle superiori, universitari e lavoratori del Cobas. Il Cobas ha dato un appoggio concreto alla nostra assemblea propagandando l’iniziativa tra i lavoratori e gli studenti delle scuole dove è presente. La platea ha applaudito entusiasticamente i diversi interventi, in particolare l’intervento del marxista inglese Alan Woods che ha esplicitamente parlato di “rivoluzione e trasformazione socialista della società”.
Si tratta di un’assemblea estremamente significativa che ha dato dimostrazione della volontà di studenti e lavoratori di lottare uniti contro questa guerra e contro il governo Berlusconi.
Un particolare ringraziamento va alla stampa. Non alla stampa borghese che ha già il nostro disprezzo e la nostra diffidenza. Un ringraziamento va alla stampa di sinistra per aver completamente ignorato questa assemblea; in particolare a Liberazione che così ha raccontato il 31 ottobre a Milano: “Niente corteo invece a Milano, in quanto i docenti milanesi hanno preferito partecipare alle manifestazioni di Roma e Bologna. Il testimone della protesta è stato così raccolto dal Coordinamento dei Collettivi Studenteschi che ha volantinato davanti alla maggior parte delle scuole superiori di Milano in difesa della scuola pubblica e contro la finanziaria di guerra”. Nient’altro. Della serie: la verità è rivoluzionaria.
Francesco Bavila
(Collettivo Universitario Pantera)
Per contattare il Collettivo Pantera 333/5454692 oppure Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Aversa
Aversa (Caserta) – La situazione fra gli studenti è cambiata. Dopo Genova, e con l’alba avanzata di questa guerra imperialista, molti giovani sono scossi, e hanno voglia di combattere per trasformare la società in cui vivono, in una più giusta, in una società senza il capitalismo.
L’assemblea, voluta e sostenuta dai compagni del Csp di Aversa, al Liceo Scientifico "Enrico Fermi", il 27 ottobre (scuola senza più movimenti studenteschi dai lontani anni ’70) ha riscosso un grande successo.
Nonostante i tentativi venuti dall’alto di distogliere gli studenti dalla discussione (hanno aperto le porte per far andare via i ragazzi), ben 200 persone parlavano di una tematica sicuramente difficile come la guerra. Un ragazzino di prima Liceo, ha preso la parola, condannando l’imperialismo Usa dicendo che si bombarda l’Afghanistan per interessi economici, suscitando l’acclamazione da parte della sala.
Gli interventi dei compagni del Csp hanno avuta molta eco, basti pensare che alla riunione del pomeriggio si è riusciti a contare sulla partecipazione di numerosi studenti, tutti molto giovani (età media 14 anni) e da subito molto attivi e propositivi, interessati a discutere di questioni come il ’68, le Internazionali operaie, la degenerazione dell’Urss.
Rinasce la voglia del dialogo.
La storia si ripete, forse ancora una volta morti innocenti (immolati al capitale) serviranno a risvegliare gli animi di chi ancora riesce a pensare con la propria testa, quest’autunno si sta facendo sempre più caldo.
Giovanni Savino
STUDENTI FRIULANI IN LOTTA CONTRO LA GUERRA
Il Friuli non è immune dall’ondata di contestazioni ai bombardamenti in Afghanistan. A Udine sono scesi in piazza 2500 studenti, il 19 ottobre, contro la guerra. Tutte le scuole hanno partecipato alla mobilitazione dopo settimane di incontri, organizzati dal Comitato in difesa della Scuola Pubblica (CSP), che avevano coinvolto numerosi studenti animati dalla volontà di discutere sulle ragioni del conflitto e di ascoltare apertamente le varie opinioni in campo. La nuova situazione dopo l’attentato dell’11 settembre e l’aggressione americana e britannica in Asia centrale ha allertato una popolazione giovanile già scossa dagli avvenimenti di Genova. La ricerca di risposte sui perché del conflitto già la settimana precedente aveva portato circa 300 studenti a riunirsi spontaneamente in una piazza del centro cittadino, improvvisando un dibattito sulla questione.
Lo spirito di opposizione ai bombardamenti Usa si sentiva forte all’interno del corteo del 19, un corteo colorato e rumoroso, attraversato in tutta la sua lunghezza dagli slogan contro l’intervento degli USA su una popolazione già duramente colpita dalla miseria e dai conflitti interni. I volantoni realizzati dal CSP sull’argomento andavano letteralmente a ruba. Dopo il corteo ben in 600 si sono fermati fino alla fine del dibattito nel quale sono stati numerosi e approfonditi gli interventi. Il livello della discussione era molto alto. Emergeva chiaramente che gli studenti non si accontentavano di un generico pacifismo, ma si chiedevano per quale pace lottare. La maggioranza assoluta dei manifestanti sosteneva la necessità non solo di porre fine ai bombardamenti, ma di abolire la povertà e lo sfruttamento cui sono sottoposte le popolazioni dell’area.
Gli attivisti del CSP hanno chiarito che il raggiungimento di tale scopo è legato alla mobilitazione diretta delle masse sfruttate senza nessuna interferenza (né militare, né politica o economica) da parte dell’Occidente: esso ha sempre dimostrato di essere totalmente indifferente alle necessità reali delle popolazioni oggi colpite. La stampa locale, come già in precedenti occasioni, ha cercato di sminuire la portata della mobilitazione: le redazioni dei giornali hanno censurato gli articoli impedendo che si desse spazio ai motivi della protesta.
Così, se 2500 manifestanti conquistavano a fatica qualche riga sui quotidiani, diverse colonne venivano spese per i presidi delle scuole udinesi, infastiditi dalla "smania di scioperare" di tanti studenti negligenti. Certo, a questi signorotti e signorotte arroganti che si piazzano agli ingressi delle scuole minacciando gli studenti che manifestano, interessa assai più mantenere il buon nome del proprio istituto che le migliaia di morti provocate dalle bombe. Ma tutte queste minacce non hanno intaccato il movimento che, dopo poche settimane, è tornato in piazza, sempre contro la guerra, nell’Alto Friuli con una mobilitazione che ha coinvolto 500 studenti a Tolmezzo, risultato eccezionale per una cittadina che da tempo non era attraversata da cortei simili. Attualmente il CSP si propone di cercare un collegamento più stabile con altre realtà, in primis quella dei lavoratori della scuola che recentemente hanno dato vita ad importanti manifestazioni per difendere la scuola pubblica.
Cercheremo come terreno unificante la contrarietà alla finanziaria di guerra, apertamente concepita dall’attuale governo per "affrontare i costi del conflitto" (secondo le parole della ministra Moratti), che provocherà un taglio ulteriore dei già magri finanziamenti all’istruzione. Su questo stesso terreno gli studenti friulani intendono unirsi agli altri settori dei lavoratori protagonisti di importanti lotte, come i metalmeccanici. Solo grazie all’unione con un forte e organizzato movimento dei lavoratori, potremo sconfiggere il "governo della guerra" e ribaltare completamente i rapporti di forza nel paese.