Il 30 settembre è terminato l’anno accademico 2011-2012 e giusto un minuto dopo arrivano prontamente delle novità per i dipendenti dell’Università degli studi di Milano. “Si trasmette la circolare del 01/10/2012, relativa alle modalità di accesso al servizio mensa applicabili a decorrere da oggi. Con i migliori saluti.” Questa eloquente mail è indirizzata ai professori, ricercatori, assegnisti, dottorandi, specializzandi e borsisti dell’università.
Ebbene sì, la tanto citata spending review non ha tardato fare il suo ingresso trionfale nei portafogli dei dipendenti Unimi. Non tutti, ovviamente. Infatti, le “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario” prevedono una riduzione dei buoni pasto da 7,50 a 7 euro per il personale contrattualizzato (professori e ricercatori) e la sospensione di qualsiasi tipo di contributo mensa per tutti gli altri. Da oggi non vengono più erogati buoni pasto, punto. Ci scusiamo per il disagio. Quelli precedentemente acquistati si potranno utilizzare fino al 31 dicembre 2012, una volta esauriti, i pasti saranno a carico dei singoli utenti, che in ogni caso dovranno esibire il tesserino universitario per poter accedere alla mensa. I prezzi per un pasto completo andranno da un minimo di 5,50 euro alla mensa dell’ospedale Sacco fino a un massimo di 8,34 euro dell’Ospedale San Paolo. In media i prezzi per i vari poli universitari si aggireranno su 6,50-7 euro. Una spesa giornaliera del genere è evidentemente insostenibile per un lavoratore, per giunta precario, che guadagna circa mille euro al mese. Oltre al danno anche la beffa, visto che ogni anno versiamo 100 euro di tassa regionale per il diritto allo studio, che da quest’anno, giusto per rincarare la dose, sarà di 140 euro.
Questo è uno dei tanti tasselli che va a completare il quadro dello smantellamento dei nostri diritti, della ricerca e dell’istruzione. Non sarà né il primo né l’ultimo degli attacchi che vedremo nei prossimi mesi. Toglieranno un piccolo diritto alla volta, cercando di non far rumore, scusandosi per il disagio e porgendo i migliori saluti. Possiamo rimanere inermi ad assistere allo stillicidio o mobilitarci per i nostri diritti.