Contro delocalizzazioni, chiusure e riforma Moratti
Il primo semestre del 2005 è stato denso di avvenimenti nella città di Bologna e nelle zone limitrofe. Da una manifestazione indetta da diverse realtà studentesche di sinistra nel mese di maggio, in vista delle elezioni del nuovo rettore, è scaturita l’occupazione di un’aula della facoltà di lettere.
L’applicazione della riforma Zecchino si è concretizzata nell’esternalizzazione di servizi universitari, che ha provocato rilevanti aumenti dei prezzi; nell’aumento delle tasse universitarie; nel sempre più abbondante utilizzo degli studenti “beneficiari” delle 150 ore come manodopera a basso costo; nella riduzione dei servizi agli studenti (ad es. orari di apertura delle biblioteche); nella limitazione di accesso ai corsi di laurea, tanto triennali quanto specialistici.
Queste politiche hanno provocato la reazione del movimento studentesco.
A Bologna, come in tutto il paese, nei posti di lavoro la crisi economica crea una situazione sempre più esplosiva.
Per esempio da giugno i lavoratori di diverse fabbriche del comune di Ozzano si mobilitano contro chiusure e delocalizzazioni Questa lotta ha incontrato una partecipazione diffusa, ha visto la convocazione da parte della Fiom di una riunione di delegati della zona, di un presidio davanti alla Synudine (una delle fabbriche implicate) con blocchi stradali e la convocazione di un consiglio comunale straordinario (vedi FM 186).
Mentre tutto ciò stava avvenendo l’aula universitaria occupata si è trasformata sempre più in una sala studio “alternativa”, quando invece un intervento degli studenti nelle mobilitazioni dei lavoratori degli ultimi mesi avrebbe avuto sicuramente un impatto importate, con l’effetto di radicalizzare e allargare lo scontro.
All’università le organizzazioni moderate della sinistra e i rettori hanno ancora una egemonia sulle lotte dei ricercatori e sugli studenti.
Con un atteggiamento dialogante e aperto possiamo conquistare questi settori duramente colpiti da precarietà e costo della vita, avendo chiaro però che se ora la Moratti vuole precarizzare a vita i ricercatori, la strada le è stata aperta dalla legge Zecchino e dal pacchetto Treu durante il governo di centrosinistra, e un futuro governo Prodi non farà altro che proseguire su questa strada di attacchi.
12-10-2005