Il solco lasciato dal governo dei professori rispetto all’istruzione è quello della “meritocrazia”, una favola a cui nessuno crede più in una fase in cui siamo tornati alla scuola dei ricchi e a quella dei poveri. Il percorso è stato lungo e tortuoso, ma alla fine sono riusciti a smantellare gran parte di quello che un tempo era l’istruzione di massa. Per quanto riguarda l’università perfino la nomenclatura accademica è costretta ad ammettere lo stato disastroso in cui versano gli atenei del paese.
Secondo un recente dossier del Consiglio universitario nazionale, in cinque anni il Fondo di finanziamento ordinario si è ridotto complessivamente del 20%, lasciando circa 30 atenei a rischio di non chiudere il bilancio.
Dal 2003 al 2012 il personale docente è diminuito del 22%, quello tecnico-amministrativo solo negli ultimi tre anni è stato tagliato del 7%. Ma il dato più eclatante è la diminuzione del 22,6% dei corsi di laurea (tra triennali, magistrali e percorsi a ciclo unico) e del 17% di immatricolati. Parliamo di quasi 58mila studenti in meno, come se fosse stato cancellato un ateneo grande quanto la Statale di Milano o la Federico II di Napoli. Interessante è capire anche che succede a quei fortunati che dopo mille sforzi escono dal percorso formativo con un titolo di studio: secondo l’ultimo rapporto
di Almalaurea la disoccupazione giovanile è aumentata dal 19 al 23% tra i laureati alla triennale, dal 20 al 21% tra i laureati alla specialistica e dal 19 al 21% tra i laureati quinquennali. Questa è la miseria della meritocrazia.
E non finisce qui: dopo le tanto odiate e dibattute prove Invalsi nelle scuole superiori, arriva la valutazione Anvur nelle nostre facoltà. Nei prossimi mesi verranno sperimentati dei test per valutare la qualità dei seguenti atenei: Università degli studi di Milano, Padova, Udine, Bologna, Firenze, La Sapienza di Roma, Roma Tor Vergata, Federico II di Napoli, Lecce, Messina e Cagliari.
In base ai risultati, che dovranno coinvolgere almeno il 50% degli studenti dell’ultimo anno delle triennali, gli atenei verranno inseriti in una classifica (una sorta di ranking come nel sistema anglosassone) e a seconda del posto ottenuto, verranno stanziati i finanziamenti. Per ora è sperimentale, ma dal prossimo anno questa prova potrebbe essere applicata a tutte le università d’Italia.
Sempre in lotta sarà impegnata in una campagna di controinformazione e boicottaggio delle prove Anvur lì dove è presente, a partire da qui rilanciamo l’offensiva in difesa dell’università pubblica, gratuita e di massa!