Il 2 dicembre la popolazione venezuelana sarà chiamata nuovamente alle
urne per sancire un ulteriore passo avanti nel processo rivoluzionario
che attraversa da alcuni anni il paese caraibico.
Nello sviluppo di questo processo gli appuntamenti elettorali hanno rappresentato spesso un salto di qualità ed in particolare la Costituzione Bolivariana approvata a larghissima maggioranza nel 1999 ha un significato simbolico importante per le masse. È il simbolo del cambiamento, della partecipazione popolare e ad ogni angolo delle strade di Caracas ci sono bancarelle che la vendono. La gente la conosce, la studia, la cita nelle discussioni, la vede come uno strumento per difendersi dalle ingiustizie e dai soprusi della classe dominante.
In questi giorni la campagna elettorale sta entrando nel vivo ed ancora una volta, come accaduto in tutte le tappe del processo, assistiamo ad una mobilitazione di massa ed a una polarizzazione della società.
Un'immagine della manifestazione del 4 novembre a favore del Sì |
Così come accadde nel 2001 quando la promulgazione di una serie di leggi progressiste tese a ridistribuire la ricchezza nazionale, attaccando il potere dell’oligarchia e della borghesia venezuelana, causò il colpo di stato anche oggi la destra filoimperialista cerca di portare il paese nel caos.
La riforma costituzionale infatti pur non chiarendo definitivamente la questione chiave, cioè la necessità di nazionalizzare le industrie e i settori chiave dell’economia sotto il controllo democratico dei lavoratori, rappresenta un importante passo avanti nel processo rivoluzionario.
Tra i punti principali di avanzamento c’è la giornata lavorativa di 6 ore, la creazione di consigli dei lavoratori nelle imprese e la denominazione “socialista” per la Repubblica Bolivariana del Venezuela. È evidente ad ogni lavoratore cosciente in ogni luogo del mondo che si configura come la costituzione più avanzata del mondo.
Provocazioni dell’opposizione
In questi giorni la stampa italiana sta dando grande risalto alle manifestazioni messe in campo dall’opposizione filogolpista contro la nuova riforma costituzionale.
Già nei giorni scorsi l’opposizione ha iniziato la sua campagna elettorale fatta di aggressioni, provocazioni e tentativi di inquinare il dibattito politico gettando il paese nel caos.
Il primo novembre gli studenti delle università private, una minoranza degli studenti venezuelani, provenienti dalla classi possidenti ha manifestato contro la riforma costituzionale. Il corteo si è concluso davanti alla sede del Consiglio Nazionale Elettorale (Cne), dove volevano consegnare un documento sul referendum che si svolgerà agli inizi di dicembre.
Ricordiamo il contenuto progressista della riforma costituzionale proposta da Chavez sull’Università. L'articolo 109 prevede la paritá di voto negli organi universitari fra studenti, professori e operai. Finora il voto di un professore valeva 40 voti di studenti o personale non docente. I baroni universitari evidentemente non ci stanno a perdere i loro privilegi e chiamano alla mobilitazione la propria base sociale.
Uno striscione del partito comunista venezuelano |
Con il classico stile dell’opposizione gli studenti controrivoluzionari hanno cercato di provocare la polizia metropolitana cercando il pretesto per dimostrare all’opinione pubblica nazionale ed internazionale che il governo di Chavez è dittatoriale e antidemocratico.
In questi giorni le provocazioni stanno continuando da parte dell’elitè universitaria e ieri, giorno dell’anniversario della Rivoluzione d’Ottobre a San Cristobal nello Stato di Tachira, una manifestazione dell’opposizione contro la riforma si è conclusa con una assalto ad una sede del Partito Comunista del Venezuela lanciando bombe molotov.
Sempre ieri gruppi di oppositori hanno circondato la “Escuela de trabajo Social” roccaforte dei rivoluzionari all’interno dell’Università Centrale del Venezuela a Caracas. Mentre si stava tenendo un’assemblea dei sostenitori del Sì al referendum gli antichavisti hanno lanciato contro i presenti bombe molotov, distrutto i bagni e la porta del collegio studentesco e cercato di fare irruzione nella sala della riunione per “linciare” gli studenti presenti, come ha riportato uno studente di Manos Fuera de Venezuela (Giù le Mani dal Venezuela) presente. (per il resoconto da caracas, in inglese, cliccare qui)
Le Tv dell’opposizione, riprese ampiamente anche dalle agenzie di stampa italiane, hanno tuttavia diffuso la notizia che sostenitori chavisti avevano sparato contro studenti dell’opposizione e che una persona era stata uccisa, notizia rivelatasi falsa. I mass media hanno insistito, spiegando che “uomini armati” erano entrati all’università e aperto il fuoco contro gli studenti sostenitori del No. Sempre il compagno di Mfv ci spiega che i due uomini armati a cui si riferiscono le agenzie di stampa hanno fermato anche lui, non erano sicuramente studenti ma probabilmente scagnozzi pagati per l’occasione che gridavano slogan antichavisti e si vantavano di aver sparato ad attivisti bolivariani.
Riportiamo questi episodi perché la strategia dell’opposizione oggi è molto simile a quella del 2002-2003, provocare scontri e violenza ed, attraverso i mass media da essa controllati, accusare i chavisti di essere i responsabili della repressione nei confronti degli oppositori.
A queste provocazioni minoritarie ancora una volta ha risposto una straordinaria manifestazione di massa. Il 4 Novembre una marea rossa di centinaia di migliaia di persone ha riempito L’Avenida Bolivar di Caracas. Al grido di “Si alla Riforma Si al Socialismo” il popolo bolivariana ha dimostrato la sua determinazione e l’ enorme sostegno popolare di cui gode Chavez.
In questa circostanza Chavez ha lanciato gli assi fondamentali della battaglia per il Si, battaglia nella quale il Partito Socialista Unificato del Venezuela giocherà un ruolo decisivo.
Il Presidente ha invitato a formare battaglioni socialisti di avanguardia a sostegno della riforma costituzionale. Ogni battaglione sarà composto da 100 militanti e si dovrà occupare di svolgere campagna di proselitismo nei confronti di 900 elettori. In tutto il paese i battaglioni socialisti saranno 14171.
Le dichiarazioni di Baduel
Il giorno dopo la massiccia manifestazione in sostegno alla rivoluzione l’ex Ministro della difesa Isaias Baduel in una conferenza stampa affollata alla presenza dei media golpisti legati all’opposizione ha annunciato di opporsi alla riforma costituzionale invitando apertamente a votare No.
Baduel non era più ministro da giugno ed aveva dichiarato di ritirarsi a vira privata per riflettere.
Generale della Quarantaduesima Brigata paracadutisti nel 2002 era stato fedele al Presidente durante i giorni del golpe nel 2002 giocando un ruolo importante nel mantenimento della fedeltà dell’esercito a Chavez ed alla Costituzione. Come tutti i militari aveva dimostrato un grande spirito pratico e dopo una iniziale attesa, davanti alle imponenti manifestazioni che chiedevano il ritorno di Chavez si era schierato contro il golpe più per un rispetto della legalità costituzionale che perché convinto nella necessità della rivoluzione e del socialismo.
Il suo passaggio alla reazione, in una santa alleanza tra oligarchia, imperialismo e chiesa ha nuovamente dato impulso all’opposizione marginalizzando coloro che puntavano sul boicottaggio come avvenuto nelle elezioni del 2006. La Conferenza Episcopale Venezuelana , che nel 2002 aveva benedetto il Golpe, ha denunciato che “il governo con la riforma vuole imporre un regime socialista sulla pratica e l’ideologia marxista-leninista, infatti le parole d’ordine patria, socialismo o morte non sono né umane né cristiane”.
Baudel a Giugno aveva criticato il sistema socialista esprimendosi contro le nazionalizzazioni e dichiarando che “è necessario allontanarsi dall’ortodossia marxista che considera la democrazia, con la divisione dei poteri, solo uno strumento del dominio della borghesia”. Il Generale ha cercato di giustificare la sua difesa della proprietà privata citando in modo strumentale e decontestualizzati alcuni scritti di Lenin sulla Nep. Il suo messaggio si è concluso con un appello perché le forze armate votino No ed è chiaro come l’imperialismo voglia usare la sua figura di “patriota” per suscitare divisioni nell’esercito.
Baudel aveva recentemente scritto la prefazione del libro dell’intellettuale Heinz Dietrich, consigliere di Chavez. Dietrich rappresenta il settore riformista del movimento bolivariano che vorrebbe trasformare il socialismo del XXI secolo in una icona inoffensiva, mantenendo la proprietà privata dei mezzi di produzione e l’attuale apparato dello Stato, trasformando il socialismo in un orizzonte da rispolverare nei giorni di festa.
Dietrich gli ha reso omaggio in un recente articolo apparso sul sito Rebelion dimostrando che certi “amici della rivoluzione” sono in realtà i suoi più pericolosi affossatori. In questo articolo Dietrich inizia dicendo che “apprezzando entrambi da molti anni e non posso fare apologia di nessuno dei protagonisti”. L’intellettuale tedesco prosegue spiegando che Chavez rischia di non arrivare al 60 % dei consensi e propone una alleanza strategica tra Chavez e Baudel. Infatti afferma che: “per evitare un futuro incerto e impedire che la destra e l’imperialismo possano tornare al potere in Venezuela è necessario che Chavez e Baudel arrivino ad un’alleanza sulla base di un accordo strategico tra il centro politico del paese e il bolivarianismo. (…)E’ utile smettere di sacralizzare la nuova costituzione e guardarla per ciò che è”. (…) E’ evidente che la nuova costituzione non è necessaria per far avanzare il carattere antimperialista e popolare del processo bolivariano guidato da Chavez a livello nazionale e internazionale, tantomeno è necessaria per avanzare verso il socialismo del XXI secolo”. Dietrich conclude degnamente spiegando che “la politica è l’arte delle alleanze possibili ed i vecchi compagni di armi Chavez e Baudel devono risolvere assieme l’attuale crisi politica e la futura crisi economica”
E’ ovvio che il settore riformista vuole utilizzare questo scontro per affossare ulteriormente il processo e lasciarlo in una impasse che permetta la smobilitazione delle masse, la crescita delle forze reazionarie in primo luogo nell’esercito e nuove ingerenze da parte dell’imperialismo per ristabilire la dittatura dei profitti in Venezuela.
La campagna per il Si è una importante strumento per completare la rivoluzione ed isolare definitivamente i riformisti, vera quinta colonna in camicia rossa dell’opposizione.
L’unico modo di combattere il tentativo della reazione di penetrare nell’esercito è portare la politica nelle caserme. Aprire la discussione sul socialismo nelle Forze armate, iniziare la campagna per il tesseramento al Psuv e soprattutto potenziare le esperienze di milizia operaia come avvenuta nella azienda siderurgica Alcasa. Solo così la rivoluzione può essere completata e non rimanere preda degli avvoltoi che sognano di spegnere il sogno della rivoluzione latinoamericana.
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