Scritto da Jose Salinas, Clarisa Garcia, Carlos Caceres*
Serve una visione di classe!
La storia dei processi di immigrazione dei popoli, è la storia della lotta di
classe nel mondo: lotte per migliori livelli di vita, lotte per il potere, lotte
contro i fenomeni della natura. Il problema dell'immigrato non è un problema
culturale, ma è un problema economico ed anche amministrativo. E' strettamente
collegato alla lotta per la difesa dei diritti di lavoratore e cittadino. Tutto
questo porta a vedere la potenzialità della loro partecipazione nelle lotte
sociali, economiche e politiche del paese.
Immigrare è fare la storia. L'immigrazione è espressione della dialettica dello
sviluppo dell'umanità. Sotto il capitalismo, è diventata un'esigenza per
milioni di persone: spostarsi o morire. Quindi dobbiamo analizzare questo tema
non soltanto in riferimento agli apporti culturali che l'immigrato è capace di
dare. Questo sarebbe castrare il vero intervento dell'immigrato nell'economia
Italiana e, di conseguenza, significherebbe non comprendere il ruolo dirompente
che potrà avere nella società e nella lotta di classe. Principalmente si deve
vedere l'immigrato come parte della classe lavoratrice italiana.
Pertanto, i
problemi del lavoratore immigrato sono gli stessi che ha il lavoratore
italiano. E anche le aspirazioni sono le stesse. Un lavoratore italiano ha più
elementi in comune con un lavoratore immigrato che con un padrone italiano.
Ma l'immigrato subisce anche:
- gli ostacoli posti dallo stato italiano all'incorporazione nella vita
politica;
- la presenza di strumenti normativi che rendono difficile una rapida
regolarizzazione, come nel caso della domanda per il permesso di soggiorno, del
ricongiungimento famigliare, o peggio ancora quando si chiede la cittadinanza;
- la discriminazione attuata da stato e padroni nel campo del lavoro in termini
di diritti;
- l'offensiva ideologica razzista della destra, spesso e volentieri
spalleggiata anche dal Pd.
Tutto questo ha un obiettivo, ovvero permettere ai padroni livelli più ampi di
guadagno sullo sfruttamento dell'immigrato nel luogo di lavoro. Il razzismo non
è altro che è un'arma dei padroni per dividere ai lavoratori, aumentare la
concorrenza al ribasso fra i salari e generare una guerra tra poveri.
L'immigrato è oppresso tre volte. Dall'imperialismo che obbliga a compiere
questi spostamenti nel mondo in funzione degli interessi economici di un pugno
di multinazionali. Dagli stati nazionali, in questo caso dallo stato italiano,
che con le loro leggi creano la clandestinità e la repressione. Dagli elementi
della società retrogradi, xenofobi e razzisti, che hanno il loro punto più alto
nelle organizzazioni di estrema destra e fasciste. A questa triplice
oppressione dobbiamo spesso aggiungere l'indifferenza di partiti politici e
sindacati. Troppe volte hanno preferito, nel migliore dei casi, dar vita un
servizio assistenzialista anziché organizzare gli immigrati come parte della
classe lavoratrice di questo Paese. E' mancata una direzione corretta per organizzare
lo scontento e la rabbia del lavoratore immigrato.
E' stato un limite del nostro partito non vedere il lavoratore immigrato come
parte fondamentale delle future lotte sociali, economiche e politiche. Dobbiamo
potenziare le commissioni immigrazione del nostro partito. Iniziare un lavoro
coordinato fra le commissioni lavoro e immigrazione, affinché le lotte di
lavoratori italiani ed immigrati siano sempre più unite. Dobbiamo anche
prendere esempio dalle lotte negli altri Paesi, come quella scoppiata tra i
lavoratori immigrati negli Usa nel 2006.
Consideriamo che ci sono quasi 100 milioni di immigrati nel mondo, dei quali
quasi 4 milioni in Italia. Deve essere uno dei compiti prioritari iniziare a
contattare ed organizzare a questi lavoratori. La centralità del lavoro del
nostro partito sul tema deve essere:
1) rompere con l'istituzionalismo: la storia del "ministro amico" non
si può più raccontare; non possiamo a continuare a pensare che un ministro o un
assessore risolveranno il problema;
2) collegare la lotta dell'immigrato con la lotta dei lavoratori italiani,
elevare la coscienza politica di entrambi, orientarli alla sindacalizzazione,
all'autorganizzazione; la nostra parola di ordine dovrà essere "lavoratori
immigrati ed italiani uniti nella lotta". Prendiamo come esempio le lotte
condotte dal nostro partito a Sassuolo (2005) ed a Pavia (2007), ed anche il
lavoro condotto a Torino dai compagni del Circulo Internacionalista Mariategui.
3) sviluppare un programma di lotta: dobbiamo essere contro la logica dei
flussi e delle quote, per il permesso di soggiorno per tutti, diritto di voto
in tutte le elezioni per chi risiede in Italia da un anno, pieno accesso ai
servizi sociali, cittadinanza dopo 5 anni di residenza per chi ne faccia
richiesta.
Oggi più che mai deve essere vivo lo spirito delle parole internazionaliste
"proletarios de todos los paìses, unios".