Con oltre 200 compagni e compagne presenti da 36 federazioni, domenica 1 aprile l’assemblea nazionale della nostra mozione ha completato nel modo migliore i due giorni di impegno e mobilitazione aperti il giorno precedente con la partecipazione alla manifestazione milanese “occupiamo Piazza Affari”, indetta dal comitato No Debito.
Un incontro che abbiamo voluto centrato sul dibattito politico e l’analisi del conflitto oggi in campo, piuttosto che su posizionamenti tattici o diatribe fra correnti interne al Prc, e a questa impostazione proposta nella relazione di Claudio Bellotti, ha risposto l’insieme dei 25 interventi, fra i quali il segretario nazionale Paolo Ferrero che ha sollecitato, pur nella consapevolezza delle differenze che permangono sull’orientamento generale del partito e sul tema delle alleanze, una riflessione comune sullo stato del movimento e sugli strumenti di costruzione del conflitto e dell’intervento del partito, a partire da una considerazione sul carattere prevalentemente difensivo delle lotte oggi in atto.
Il conflitto operaio ha attraversato l’intero dibattito, dai 37 giorni di presidio (tutt’ora in atto) della Terim di Modena rappresentati da Francesco Santoro, alla lotta di Fincantieri, allo scontro sui licenziamenti politici a Melfi riportato da Giovanni Rivecca, all’intervento di Mimmo Loffredo di Pomigliano d’Arco, che ha segnalato con lucidità come oggi da un lato gli stabilimenti Fiat non siano al centro del conflitto come nei mesi passati, d’altra parte pure in una condizione di grande asprezza si stanno ritessendo legami con un settore importante di lavoratori dai quali l’offensiva antisindacale di Marchionne tenta di separarci. Loffredo ha anche sollecitato una riflessione quanto mai urgente sulla costruzione di adeguati strumenti per la nostra battaglia sindacale che possano, tenendo conto del diverso contesto, tessere un filo conduttore così come siamo riusciti a fare con la nostra presenza nel Prc.
Il dibattito non si è tuttavia limitato a proporre una carrellata di lotte operaie; diversi interventi hanno approfondito su sviluppi politici che segnano il dibattito odierno della sinistra, dal movimento No Tav (Lucia Bisetti) ai sindaci della “primavera” (intervento di Antonio Erpice sull’esperienza di De Magistris e Franco Bavila su Milano) o di candidati che vorrebbero seguirne le tracce (Luisa Grasso sulla candidatura Orlando a Palermo). Lidia Luzzaro ha sviluppato un approfondimento sulla questione del mezzogiorno, sul ruolo della criminalità organizzata nel sistema economico e istituzionale meridionale e sull’impostazione del nostro intervento particolarmente in quelle realtà oggi deindustrializzate, nelle quali l’assenza di punti forti di resistenza operaia ci deve spingere ad elaborare altri terreni di intervento che possano collegarsi alla nostra prospettiva complessiva. Punto ripreso da Mario Maddaloni, che è entrato nel tema della battaglia sui beni comuni e sulla necessità di elaborare una piattaforma sul terreno della difesa delle reti (acqua, energia) e del contrasto ai soggetti che oggi si apprestano ad entrare nel business delle liberalizzazioni/privatizzazioni. Tema toccato anche nell’intervento di Giovanni Savino che ha riportato una campagna di forte impatto promossa dai nostri militanti nella provincia di Caserta, che con una piattaforma concreta di difesa del trasposto pubblico sono riusciti a organizzare mobilitazioni comuni fra utenza (studenti, pendolari), dipendenti del consorzio pubblico a rischio fallimento, delle imprese private, collegandolo anche alla situazione di crisi o chiusura di stabilimenti industriali campani legati all’industria dei trasporti (Firema di Caserta, Irisbus di Avellino).
Nella replica Alessandro Giardiello ha proposto l’impegno a organizzare nella prossima fase un appuntamento specifico dei nostri quadri e militanti del mezzogiorno nel quale discutere approfonditamente del rafforzamento del nostro intervento in una quella che sta diventando una vera e propria polveriera sociale e politica.
Critico sull’orientamento proposto nella relazione, se non sull’analisi, l’intervento di Marco Veruggio, che ha posto il tema se oggi il Prc possa essere o diventare quel partito di classe che abbiamo posto come bandiera della nostra mozione congressuale. Veruggio ha proposto una lettura negativa degli sviluppi post-congressuali e una prospettiva generale di esaurimento del Prc che ci porrebbe il compito di ragionare, sia pure con tempi e percorsi non predeterminati, sull’ipotesi di contribuire alla costruzione di un diverso soggetto politico capace di rappresentare il mondo del lavoro e le lotte e di proporre questa prospettiva nel dibattito del partito.
Un’impostazione alla quale ha replicato Alessandro Giardiello in sede di conclusioni: “La proposta strategica del partito di classe non può prescindere dal partito nel quale militiamo e deve fare i conti con quanto realmente si muove in campo; l’abbiamo avanzata in un contesto in cui dopo la manifestazione del 16 ottobre 2010 una grande organizzazione di classe come la Fiom svolgeva un obiettivo ruolo di supplenza politica nella crisi della sinistra. Da allora sono successe molte cose, la Fiom (e con essa la sinistra sindacale) di fronte all’attacco forsennato di Fiat e Confindustria, non ha retto la prova fondamentale, ossia non ha saputo creare una mobilitazione all’altezza di questo scontro. E allora, da dove può nascere un partito di classe? Possiamo pensare che possa nascere dal comitato No Debito, come pensano alcune delle forze che vi partecipano? Credo che concordiamo che non può essere così, nella storia i partiti della classe, parlo di partiti che hanno un radicamento nelle masse, nascono in occasione di grandi svolte, come fu il caso del Pci, oppure “di risulta” di fronte a una svolta a destra come fu col Prc. L’esigenza di un partito di classe rimane, ma non possiamo avviare una ricerca senza considerare il patrimonio esistente in un partito come Rifondazione, che pur con tutti i suoi limiti rappresenta la presenza militante organizzata più consistente nella sinistra.”
Questa assemblea ha segnato un punto importante nel nostro percorso, ne è emersa un’area in espansione, il cui radicamento continua ad estendersi, capace di porsi come punto di riferimento per un settore crescente di militanti sia nel Prc che al di fuori di esso, soprattutto per coloro che chiedono un ambito nel quale dibattito politico e costruzione dell’intervento siano costantemente intrecciati, che non vogliono morire nelle paludi del tatticismo elettorale.
Un ringraziamento particolare va ai compagni di Milano che si sono fatti carico della preparazione di questi intensi due giorni, dalla organizzazione dello spezzone nel corteo No Debito alla splendida serata ospitata dal circolo “Dimitrov” di via Solari, fino alla ospitalità offerta a quasi un centinaio di compagni/e provenienti da altre regioni, che ha permesso assieme al contributo economico sostenuto da tutti i partecipanti di tenere questa iniziativa in condizioni di completo autofinanziamento.
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