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A proposito un appello dell'Anpi

La segreteria nazionale dell’Associazione Nazionale dei Partigiani d’Italia ha lanciato un appello per le prossime elezioni amministrative ed europee.

 

L’appello si apre con una “paternale” sull’importanza di non astenersi alle elezioni, come se la miriade di giovani e lavoratori che fatica a trovare una ragione per andare alle urne lo facesse per disinteresse verso la democrazia e non perché tradita e ingannata a ripetizione sia dai partiti dei padroni sia (quel che è peggio) da quelli di sinistra. Oggi non sono certo razzisti, fascisti e reazionari di ogni genere che si tengono lontani dalle urne, per loro al massimo c’è l’imbarazzo della scelta visto che sul mercato elettorale sono presenti tutte le sfumature ideologiche della destra, da quella più spregiudicata e fascistoide di Salvini a quella moderna e “progressista” di Renzi.

Dopo una serie di considerazioni giuste, ma anche un po' retoriche sul lavoro, i giovani, le donne, l'antimafia e il razzismo, si passa al tema della legalità, dove la questione diventa spinosa.

Infatti "la lotta per la legalità e per il rispetto delle regole di convivenza civile" è indicata come "prioritaria" anche prima della difesa dei posti di lavoro e di tutto il resto. Che cosa si intenda con questa formulazione non è subito chiaro. Naturale che si vogliano degli eletti onesti che non rubano fondi pubblici, che non prendono tangenti, che non fanno favori alle imprese appaltatrici (…ma questo non avrà mica qualcosa a che vedere con privatizzazioni e “grandi opere”?), che non cercano voti dalla mafia ecc. Ma a disturbare la legalità astratta e il bon ton borghese durante questa crisi sono soprattutto altri: chi porta avanti le lotte sociali.

 

Quale legalità?

Non ci vuole molto per capire che dietro queste frasi c’è ancora una volta il rapporto problematico tra l’ANPI e movimenti come il movimento No TAV in Val Susa o come i movimenti di lotta per la casa. In particolare nella zona di Torino e delle valli alpine lì attorno l’ANPI è stato attraversato dal conflitto tra No TAV e Sì TAV, con circoli che si schierano giustamente col movimento popolare di resistenza all’inutile spreco del treno ad alta velocità e altri che restano egemonizzati dal Partito Democratico che del TAV è spregiudicato fautore.

partigiani 2014La gran parte degli iscritti ANPI della Val Susa ha rivendicato la lotta No TAV, che spesso si è sviluppata sugli stessi sentieri che furono dei partigiani, come una moderna forma di resistenza all’occupazione militare della Valle da parte di uno Stato violento e autoritario. Il PD ha risposto schierando la forza passiva della propria burocrazia ben insediata nell’organigramma ANPI per effetto dell’eco ormai sbiadita della poderosa macchina organizzativa del PCI e cercando goffamente di sostenere che i No TAV sarebbero fascisti, mafiosi, terroristi e chi più ne ha più ne metta. Alcuni personaggi discutibili come il senatore piddino Esposito e cattivi giornalisti compiacenti ne “la Stampa” e in altri giornali borghesi lavorano alacremente da anni per argomentare in questa direzione.

La legalità viene confusa in modo fuorviante con l’onestà, ma ci sono casi in cui si è obbligati a violare la legge per restare onesti, quando la legge sta dalla parte dei disonesti. La legalità viene subdolamente confusa con la giustizia, ma quando ci si oppone a uno sfratto o quando si attuano dei picchetti per difendere uno sciopero o impedire la dismissione di una fabbrica o quando un popolo intero cerca di bloccare con un’azione di massa l’avanzamento dei lavori del TAV, in tutti questi casi si compiono atti illegali per impedire un’ingiustizia. Chi compie queste azioni può anche essere condannato. Eppure l’appello dell’ANPI chiede che i candidati "siano non solo incensurati, ma anche privi di condanne giudiziarie" adeguandosi all’ossessione legalitaria imperante, diventando addirittura più grillini dei grillini. La formulazione è particolarmente insidiosa, perché specifica che non basta essere incensurati (cioè privi di condanne definitive), ma sarebbe necessario non aver mai avuto neppure condanne in primo grado, per qualsiasi reato.

Vediamo in una posizione di questo tipo una contraddizione gigantesca con la storia stessa di un’associazione che ha la parola “partigiani” nel suo nome. I partigiani non erano forse dei fuorilegge? I grandi martiri della lotta rivoluzionaria al fascismo come Antonio Gramsci, ma anche figure dell’antifascismo ben più moderate politicamente come Sandro Pertini o Altiero Spinelli, non avevano forse dei gravi precedenti penali, visto che il fascismo li aveva mandati in carcere o al confino? Non c’è una famosa canzone della Resistenza che si augura che "quella fede che ci accompagna sarà la legge dell’avvenir", riconoscendo cioè la distanza tra giustizia e legalità che ha segnato l’esperienza resistenziale?

"Ci chiamano banditi" lamentavano i partigiani, e ora si vuole forse scrivere "Achtung Banditen" nei documenti ufficiali dell’ANPI?

Siamo consci che ci si potrebbe replicare che allora c’era il fascismo, oggi c’è la democrazia. Non facciamo di tutta l’erba un fascismo e c’è di sicuro una differenza importante nella conquista dei diritti democratici, ma questi diritti sono sotto costante attacco nel capitalismo e non sono un risultato dato una volta per tutte. Stabilire che la legge odierna è già “la legge dell’avvenir” e quindi che la società di oggi è quella che i partigiani sognavano, a noi sembra un insulto verso chi ha combattuto per la sconfitta del nazifascismo e che certo sperava per le generazioni future qualcosa di più di uno Stato corrotto, mafioso, razzista e basato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Insomma, un vero e proprio incubo.

Quale Europa?

Sull'Europa l'appello non va meglio. Se il pericolo è l'ascesa delle destre (e vengono nominati esplicitamente l’Ungheria e il nuovo governo ucraino) bisogna affrontare tale questione senza reticenze. Infatti i partiti nazisti e di estrema destra al governo a Kiev non ci sono finiti per caso ma con l’appoggio decisivo degli USA, dell’Unione Europea e del loro comune braccio armato, la NATO. Se ne potrebbe concludere che l’UE più che argine contro l'estrema destra, come invece dice l’appello, è un’istituzione capitalista che crea tutte le condizioni per la crescita del razzismo e del fascismo.

La mistificazione più grande infatti riguarda proprio l’UE. L’integrazione economica europea su base capitalista è presentata come l’unica alternativa all’esplosione dei nazionalismi. Certo, si invitano i rapaci potentati economici europei a “darsi una regolata” e si chiede che le istituzioni comunitarie siano rese più democratiche e umane, ma sappiamo bene che questo è impossibile e non avverrà. Tutta la conclusione dell’appello diventa così un esercizio propagandistico volto a stabilire una linea di continuità tra l’aspirazione internazionalista della Resistenza europea e la realizzazione di quel sogno sotto la forma del mostro con la bandiera blu a stelle che tutti i popoli d’Europa stanno imparando ad odiare.

Credere che si possa combattere “la disgregrazione dell'Europa” difendendo le sue istituzioni e l'euro, è il miglior modo per lasciare il campo aperto alle destre e ai neofascisti nello sfondamento elettorale all'interno dei ceti popolari.

Ci si permetta di ricordare che i partigiani combattevano in un’Europa unita a forza sotto il tallone del Terzo Reich contro il nazifascismo che aveva come suo obiettivo proprio l’unità europea su base capitalista. Il grosso delle forze partigiane mobilitate faceva riferimento al comunismo seppur stalinizzato e non all’ideologia europeista liberale che è la base dell’attuale Unione Europea. Non si dimentichi neppure che proprio la sconfitta del nazifascismo aprì le porte alla divisione ideologica ed economica dell’Europa in due blocchi contrapposti, e che l’unificazione dell’Europa occidentale fu la risposta dell’Ovest capitalista all’espansione dell’URSS e dei suoi alleati. Il crollo dell’URSS ha poi permesso ai vincitori della guerra fredda di dilagare anche oltre la vecchia “cortina di ferro” e questo è il fondamento materiale della costruzione dell’UE come la conosciamo. Raccontare il trattato di Maastricht come il compimento del 25 Aprile 1945 è un imbroglio storiografico, politico e morale.

Altro che “mettere da parte gli interessi particolari e pensare soprattutto all’interesse collettivo” come recita l'appello. L'Anpi deve essere un'organizzazione partigiana. Deve stare cioè dalla parte dell'interesse particolare, ma maggioritario, dei lavoratori e dei giovani, contro quello, altrettanto particolare, ma minoritario e contrapposto al primo, delle banche e delle multinazionali.

L'Anpi è di fronte a un bivio. In questi ultimi anni, aprendosi alle nuove generazioni, ha raccolto le iscrizioni e la militanza di un settore significativo di giovani antifascisti. Deve essere la grancassa del Partito democratico o il riferimento delle mobilitazioni più avanzate che avvengono in questo paese, che spesso e volentieri si pongono contro le scelte del Pd? Bisogna puntellare istituzioni europee totalmente screditate o posizionarsi in prima linea nelle lotte contro i governi e le banche dell'austerità?

Si può essere internazionalisti, antifascisti ed antirazzisti e proprio per questo contrari all’Unione Europea. La Resistenza fu un fenomeno di massa su scala continentale, come lo sono oggi le lotte contro l’austerità e la crisi del capitalismo. A quelle lotte e a un’Europa unita in modo completamente diverso, che potrà nascere solo dalle ceneri dell’attuale UE e dei suoi trattati, dobbiamo guardare come orizzonte di una nuova lotta di liberazione internazionale.

Un’Europa senza padroni, un’Europa dei lavoratori: un primo passo per cambiare il mondo.


*Iscritto ANPI Pavia Centro
** Iscritto ANPI Nizza-Lingotto (Torino)

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