Le forze dell’ordine come sempre hanno fatto di tutto per non muovere un dito contro i fascisti, arrivando sul posto in ritardo e decidendo di non intervenire in attesa di rinforzi e in seguito hanno tralasciato ogni tipo di indagine.
Cattive notizie sono arrivate anche dal versante amico: durante la riunione delle forze antifasciste pavesi, Sinistra Democratica e il lato più moderato del collettivo spingevano per non mobilitarsi (‘unica proposta arrivata da loro è stata convocare il vescovo), mentre Rifondazione proponeva una manifestazione. Nemmeno su una questione fondamentale come l’antifascismo la Sinistra Arcobaleno si trova unita.
Il compromesso per cui si è optato è stata la realizzazione di un presidio per sabato 29, che nonostante non sia stato pubblicizzato è risultato essere un’esperienza riuscita e partecipata anche da semplici cittadini non appartenenti al gruppo antifascista pavese.
Nonostante la positiva mobilitazione, le cattive notizie non sono terminate. All’inizio di aprile si è riunito dopo anni il comitato unitario antifascista pavese, attualmente in mano al Pd, che ha avuto un ruolo totalmente negativo: non hanno riconosciuto lo stampo politico dell’aggressione,
facendo passare i fatti come una bravata e come unica proposta hanno portato quella di far diventare l’antifascismo un’esperienza culturale ad alto livello organizzando serate al teatro Fraschini, evidentemente alla portata non delle persone comuni (che dovrebbe essere la base di riferimento per intraprendere una lotta importante come questa), ma rivolte a una ristretta cerchia intellettuale.
In seguito il Pd ha cercato di bloccare ogni mobilitazione di massa che venisse proposta per far fronte a questa situazione e questo perché l’attuale sindaco di Pavia, Piera Capitelli (che ha permesso l’apertura della sede di Forza Nuova nella nostra città e che ha fatto attuare lo sgombero dell’ex-snia occupata da nomadi senza preoccuparsi di trovare loro alloggi adeguati ed esponendoli agli attacchi sempre degli stessi militanti di Fn) appartiene proprio al Partito democratico.
Il compito di porre le basi di un movimento antifascista di massa ricade quindi interamente sul nostro partito e sul centro sociale. Nonostante questo isolamento dai partiti “democratici”, lo riteniamo un compito possibile se sapremo unirlo con un lavoro costante in difesa degli interessi dei lavoratori.
18 aprile 2008