Dal 25 al 27 marzo si terrà a Torino il 15° congresso dell’Anpi. L’associazione partigiani, dal 2006 ad oggi, ha vissuto molti cambiamenti. Dal congresso di Chianciano si sono aperte le iscrizioni e gli organi dirigenti alle generazioni che non hanno partecipato alla lotta di Liberazione: gli antifascisti.
L’Anpi ormai è presente in tutte le provincie d’Italia; dal 2006 al 2010 vi è stato un forte incremento degli iscritti, prevedibilmente entro quest’anno l’associazione supererà i 150mila soci. Soprattutto nel sud Italia, che tradizionalmente ha vissuto poco la Resistenza, si sono moltiplicate le sezioni, spesso formate da giovani antifascisti.
Nel vuoto che si è creato a sinistra, l’Anpi si sta trasformando nella casa che raccoglie il desiderio largamente condiviso di reazione alle derive della destra. Non è un caso, ad esempio, che nella nuova provincia di Monza e Brianza, territorio quasi interamente governato da Lega e Pdl, nel 2010 si siano formate nuove sezioni e all’Anpi abbiano aderito 500 nuovi antifascisti.
“La nuova stagione dell’Anpi” nasce con l’apertura agli antifascisti, ma è davvero in grado di rispondere alle esigenze che i giovani pongono? L’associazione non è più chiamata solo a far opera di memoria, cioè ricordare i martiri della Liberazione e quel periodo storico. Se una parte importante risiede nel ricordo, ora più che mai l’Anpi deve agire sull’attualità, saper incanalare le richieste dei giovani antifascisti e confrontarsi, passo dopo passo, con le vicende di tutti i giorni.
In vista di un congresso nazionale così importante, il documento politico presenta, sotto questo aspetto, molte ombre. Per questo motivo in molti congressi di sezione e di provincia sono stati presentati vari emendamenti al documento, per colmare lacune e prese di posizione mai discusse.
Non vi è nessun accenno degno di nota di una necessaria lotta contro le mafie, eppure è all’ordine del giorno la commistione tra mafia, politica ed affari: uno dei mali che determinano la deriva antidemocratica del nostro paese.
Sulla scuola, dopo le lotte degli studenti contro la riforma Gelmini, con più coraggio nel documento congressuale bisognerebbe ribadire che la scuola pubblica deve essere tutelata e valorizzata. Per questo l’Anpi si deve dire contraria al finanziamento delle scuole private o alla privatizzazione delle università.
Nonostante un paragrafo dedicato al mondo del lavoro, e alla denuncia della precarietà lavorativa dei giovani, vengono del tutto ignorate le vicende che hanno segnato questo ultimo anno. Non vi è nessuna denuncia dei contratti in stile fascista imposti a Pomigliano e poi a Mirafiori, da Marchionne; non vi sono denunce delle richieste pressanti di Confindustria a modificare l’art. 41 della Costituzione, e ancor meno del collegato al lavoro emanato dal ministro Sacconi. Eppure sul sito web nazionale vari comunicati stampa hanno denunciato questi fatti ed appoggiato le varie manifestazioni avvenute: da quella del 16 ottobre, allo sciopero del 28 gennaio.
In alcuni tratti il documento congressuale, nell’analisi e nelle proposte, ha anche dei cedimenti verso una deriva destrorsa. Non manca infatti un sostegno tutto politico alle riforme costituzionali che anche il Pd non disdegna: il federalismo fiscale, la riduzione dei parlamentari e la formazione di una Camera federale. Ancor più grave è la condanna che si fa alle contestazioni di piazza, avvenute durante le manifestazioni per il 25 aprile, verso alcuni esponenti del centrodestra che prendevano la parola dai palchi delle varie città. Le contestazioni erano rivolte ad esponenti del centrodestra che hanno diversi legami con neo-fascisti e le loro associazioni. Non è un mistero che questi siano stati appoggiati in campagna elettorale dalla Destra di Storace quando non da Forza Nuova.
Negare la possibilità di contestare queste persone è come nascondere la testa sotto la sabbia, senza prendere atto che queste legittimano, e in alcuni casi finanziano, l’esistenza di forze fasciste.
L’Anpi al contrario dovrebbe promuovere una campagna di pulizia nelle istituzioni, dove non vengano accettati esponenti di dichiarata appartenenza neo-fascista né loro camuffati sostenitori. Dovrebbe inoltre promuovere la nascita di comitati antifascisti di città e quartiere, per unire tutte le forze antifasciste e sostenere con loro tutte le lotte necessarie per sconfiggere l’ondata antidemocratica che oggi minaccia ogni singolo aspetto della nostra società. Questa sarebbe una nuova stagione per l’Anpi.