Nel mese di aprile è uscito “Fedeli alla classe: la Cgl Rossa tra occupazione alleata e svolta di Salerno (1943-45)”. Il libro scritto da Francesco Giliani è frutto di lungo lavoro di ricerca storica che nasce da uno spunto di Pierre Brouè, con il quale l’autore è stato legato da una profonda amicizia oltre che da una collaborazione politica. Uno studio attento e rigoroso che indaga il processo di ricostruzione della Cgl, ad opera di un gruppo di operai rivoluzionari, dopo la caduta del fascismo e durante l’occupazione alleata del Sud tra il 1943 ed il 1945. Il testo affronta un periodo della storia del movimento operaio italiano troppo spesso rimosso non solo dalla storiografia liberale ma anche da quella legata al Partito comunista italiano. Lo fa a partire da materiale largamente inedito tratto da fonti d’archivio italiane ma soprattutto da materiale degli analisti dell’Oss (Office of strategic services), i servizi segreti Usa dell’epoca.
Una storia scomoda che rompe lo schema dell’unità interclassista di tutte forze sane del paese contro il fascismo, uno schema che seppur riveduto e corretto per le esigenze del caso, viene spesso riproposto anche nell’odierno dibattito politico e sindacale.
Il valore di “Fedeli alla classe” è nella sua capacità ribaltare la logica, spesso dominante nella storiografia ufficiale sulla Resistenza al Sud, che vede le masse operaie relegate ai margini del processo di liberazione come mera appendice dell’intervento alleato.
La realtà è ben diversa. Secondo fonti dell’Oss è invece “piuttosto corretto dire che la conquista di Napoli (durante le 4 giornate Ndr) è stata dovuta allo sforzo eroico della popolazione civile e soprattutto dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni”.
Da Napoli, grande città proletaria in cui il 34,53% della popolazione era impiegato nell’industria e dalla sua cintura industriale nascono le 4 Giornate che renderanno la città la prima in Europa liberata dai nazisti. Il prodotto di quel processo fu la ricostruzione della Cgl come sindacato “rosso” cioè di classe, in aperta opposizione rispetto alla linea proposta da Togliatti di collaborazione con l’ombra della “borghesia progressista”.
La Cgl rossa sarà guidata da Enrico Russo, splendida figura di operaio metallurgico, napoletano “verace” capace di organizzare la sua classe a Napoli e nel Mezzogiorno. Con alle spalle l‘emigrazione in Francia, dove aderì per un periodo al trotskismo, durante la guerra civile spagnola veniva acclamato come capo militare del Poum dalle colonne del suo giornale La Battaglia nel 1936.
Russo assieme a un settore di quadri operai che avevano attraversato con il biennio rosso e la lunga notte del fascismo sarà capace di costruire un sindacato radicato nelle principali zone proletarie del sud, che arriverà a contare ben 150mila iscritti, 30 camere del lavoro e 23 sezioni di Federterra. Un sindacato in grado di unire la lotta contro il fascismo a quella contro quel padronato che aveva usato le camicie nere come proprio strumento per oltre vent’anni, oltre a organizzare scioperi contro l’amministrazione Alleata, sfidando la repressione e suscitando larghe simpatie tra i proletari in divisa.
Dalla pagine del libro di Giliani emerge tutta la forza della classe operaia dell’epoca, capace di gestire la società durante le 4 Giornate di Napoli. La possibilità di un esito rivoluzionario della Resistenza era concreta, come descriveva un rapporto delle Oss nel Novembre 1943 dal titolo indicativo “Lottando contro l’influenza dei comunisti” secondo il quale “nelle ultime settimane la corrente bolscevica è riuscita a conquistare il controllo del movimento operaio”. Una rivoluzione mancata quindi ma anche una rivoluzione tradita da quei vertici del Pci più sensibili agli interessi di Mosca che a quelli del proletariato italiano.
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