Il 2013 si è chiuso con la straordinaria lotta dei lavoratori Amt di Genova, quella che abbiamo chiamato “le cinque giornate di Genova”.
Per cinque giorni i lavoratori del trasporto pubblico hanno avuto la città in mano, fra la solidarietà di tutti. I dirigenti sindacali (confederali e autonomi) hanno fatto passare un accordo sulla testa dei lavoratori, calpestando anche i più elementari principi democratici, che prevedeva ulteriori tagli e sacrifici e che nella sostanza rinvia la privatizzazione alla fine del 2014.
L’esito del referendum che si è tenuto nelle rimesse per ratificare l’accordo rappresenta una bruciante sconfitta per i sindacati e per il sindaco Doria.
Al referendum hanno votato solamente il 54% dei lavoratori (1.277 su 2.327), di questi hanno votato a favore il 66% e contro il 30%. Se consideriamo l’astensionismo, emerge che solamente il 36% dei lavoratori ha votato a favore dell’accordo. Questi dati danno la misura della distanza che esiste tra i lavoratori e le burocrazie sindacali.
Tale distanza è anche alla base della crisi che sta colpendo il più forte sindacato tra gli autoferrotranvieri genovesi, la Faisa-Cisal, che, nata dalla crisi della Cgil, deve ora affrontare la fuoriuscita di tanti lavoratori.
Per ciò che riguarda la privatizzazione, BusItalia, dopo l’acquisto di Ataf (azienda dei trasporti di Firenze), è ovviamente in prima fila. Amt deve arrivare a questo appuntamento con i “conti in ordine” ed è per questo che si prevedono ulteriori tagli che si andranno a sommare a quelli già portati avanti negli anni scorsi: oltre 4 milioni di euro di tagli tra linee e corse, 60 esuberi che dovrebbero passare in organico al Comune, congelamento di aumenti contrattuali e ferie arretrate, riorganizzazione interna che ha sempre voluto dire sacrifici per i lavoratori. A questi si aggiungeranno 4 milioni di euro che il Comune dovrà versare nella casse di Amt e che verranno comunque prelevati dalle tasche dei contribuenti, vale a dire sempre di chi lavora.
La lotta non è quindi finita e presto i lavoratori saranno costretti a mobilitarsi per contrastare ulteriori attacchi. Per questo lavoriamo affinché il sindacato abbandoni ogni illusione concertativa e si ponga sul terreno del conflitto.