I Balcani tornano ancora al centro dell'attenzione internazionale davanti alla probabile secessione della regione del Kosovo dalla Serbia. Pubblichiamo a riguardo ampi stralci di un lungo articolo comparso in due puntate sul sito In defence of Marxism.
Il 12 marzo il primo ministro serbo Zoran Djindjic è stato ucciso da due o tre cecchini nel cortile dello stesso palazzo del governo. Questo avvenimento pone la parola fine alle illusioni sulla possibilità di una Serbia “europea”, cioè con un capitalismo politicamente stabile e relativamente prospero.
In realtà questo assassinio non deve apparire inaspettato nella situazione serba odierna: negli ultimi due anni i casi irrisolti di assassinii di gansters come pure di funzionari di Stato sono diventati di normale amministrazione in questo paese.
Il 9 settembre, per i cittadini macedoni, non è una data fra tante. Esattamente il 9 settembre di dieci anni fa, infatti, l’ex Repubblica jugoslava della Macedonia dichiarava la propria indipendenza; "Buona festa, se avete qualcosa da festeggiare": così è stata salutata l’importante giornata da un autorevole quotidiano di Skopje. In tale sarcasmo si legge l’amarezza di chi, dopo aver gioito, dieci anni orsono, per la liberazione dall’"oppressione" di Belgrado, deve oggi fare i conti con il dispotismo ben più vincolante di Washington e Bruxelles, le capitali in cui s’è deciso che la stabilizzazione della regione bagnata dal fiume Vardar val bene l’invio di qualche migliaio di uomini armati.