Lo studente peruviano Cesar Zelada, arrestato dalla Polizia boliviana il 12 settembre scorso, è stato rilasciato su cauzione. Cesar era in Bolivia come componente di una delegazione di studenti dell’Università di Puno in Bolivia per esprimere la propria solidarietà con la lotta degli studenti boliviani e per partecipare a una riunione dell’organizzazione giovanile della Cob (il sindacato boliviano). Era stato arrestato con altri studenti e attivisti di sinistra boliviani e peruviani. Il suo rilascio è dovuto al successo della campagna internazionale che si è sviluppata in queste settimane.
Diversi esponenti del Partito della Rifondazione Comunista e della Cgil avevano sostenuto la campagna per la sua liberazione, come Roberto Musacchio, parlamentare europeo del Prc, Gigi Malabarba, capogruppo al senato del Prc, Gennaro Migliore, responsabile Esteri del Prc e Giorgio Cremaschi, della Segreteria nazionale della Fiom-Cgil. Anche alcuni parlamentari europei, tra cui Luisa Morgantini e Vittorio Agnoletto avevano scritto una lettera al Presidente della Bolivia sulle stesse linee.
Questa prima vittoria è importante ma non risolutiva. Il compagno si trova in libertà condizionale e deve presentarsi al commissariato di polizia diverse volte alla settimana, fino alla data del processo.
Cesar dovrà rispondere dell’accusa di “attività sovversive” e di possesso di un candelotto di dinamite. Quest’ultima accusa non è mai stata provata. La vera ragione dell’arresto, come spiegato dal Pubblico Ministero nell’ultima udienza, è dovuta alla “possesso di propaganda sovversiva”, cioè di libri e opuscoli marxisti. Ciò è comprovato dal fatto che è stato impedito al compagno di partecipare ad attività politiche durante il periodo di libertà condizionata. Cesar è un collaboratore dell’organizzazione della sinistra peruviana “Forza di sinistra socialista” e si è sempre opposto ai metodi del terrorismo individuale. Il compagno è fra i principali promotori della campagna “Giù le Mani dal Venezuela” in Perù. Il suo crimine è quello di lottare per un futuro migliore per tutti i lavoratori e gli oppressi. Non pensiamo che ciò dovrebbe costituire un reato, né in Bolivia né nel resto del mondo.
Le autorità boliviane utilizzano queste false accuse per giustificare il loro atteggiamento repressivo nei confronti delle lotte eroiche dei lavoratori e dei giovani boliviani. Con l’arresto di Cesar e degli altri studenti vogliono dare una lezione ed intimidire l’intero movimento studentesco in Bolivia, impegnato nelle manifestazioni contro le misure antipopolari del governo di Carlos Mesa.
Ringraziamo tutti coloro che in Italia hanno appoggiato questa campagna. Vi chiediamo un ulteriore sforzo. Vogliamo che tutte le accuse nei confronti di Cesar vengano ritirate e che il processo nei suoi confronti non si svolga.
Facciamo appello a tutti i sostenitori della campagna a continuare ad inviare messaggi di protesta presso il governo boliviano a questi indirizzi e-mail:
Presidencia de la República (Carlos Mesa): Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Ministerio de Gobierno, Dr Saúl Lara Torrico: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
El Viceministro del Interior: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Con copie a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Le spese legali sono state ingenti per le scarse disponibilità economiche dei compagni peruviani. La cauzione è stata pari a 150 dollari a cui si devono sommare le spese processuali.
È necessaria la solidarietà di tutti i nostri lettori. Si può effettuare un versamento sul CCP n° 11295201 intestato a AC Editoriale Milano, specificando nella causale “Libertà per Cesar Zelada”.