Lo scorso 18 luglio è stato firmato dai sindacati di categoria di Cisl
e Uil il rinnovo del contratto nazionale del commercio, scaduto nel
dicembre 2006 e che riguarda ben 2 milioni di lavoratori. Per la prima
volta manca la firma della Filcams-Cgil, che aveva chiesto di
interrompere la trattativa per consultare i lavoratori sull’accordo che
stava maturando.
Un accordo che rappresenta una totale svendita dei diritti dei lavoratori e che deve essere rigettato con ogni mezzo nelle assemblee e nelle iniziative di lotta che sono in programma a settembre.
Questi i punti salienti:
Salario. L’aumento non sarà su base biennale come prevede il modello contrattuale vigente, ma sarà spalmato su 4 anni. 150 euro che andranno a regime solo nel settembre del 2010, diluiti in cinque tranches: 55 euro già erogati a febbario 2008, 21 euro a dicembre, 34 a settembre 2009, 20 a marzo 2010) e 20 a settembre 2010. Aumenti ridicoli calcolati in base alla famigerata inflazione programmata, quando tutte le statistiche dimostrano che l’inflazione reale è più del doppio. Inoltre, è da tener presente che tutte queste cifre sono lorde e riferite ad un full-time al 4° livello. La maggioranza degli addetti del commercio, che hanno orari part-time, riceveranno quindi aumenti ancora più ridicoli di quelli ufficiali…
Una-tantum. Per un ritardo nel rinnovo contrattuale di ben 19 mesi, sono riconosciuti solo 252,06 euro di arretrati, divisi in due tranches di uguale importo (luglio e novembre 2008).
Lavoro domenicale. Finora vigeva una divisione tra i lavoratori rispetto al lavoro domenicale: chi aveva la clausola della domenica obbligatoria nel contratto individuale di assunzione e chi aveva la domenica facoltativa. Con il nuovo contratto nazionale, si supera questa disparità uniformando tutti i lavoratori al ribasso. Chi prima aveva la domenica facoltativa, ora sarà obbligato a lavorare 13 domeniche l’anno più il 30% delle aperture domenicali comunali, nella pratica si potrà arrivare a 26 domeniche obbligatorie l’anno. Inoltre, la maggiorazione salariale per il lavoro domenicale del 30% diventa “omnicomprensiva” e “non cumulabile”. Chi aveva già la domenica obbligatoria nel contratto d’assunzione, invece, avrà la maggiorazione in modo graduale (15% dal luglio 2008, 20% dal gennaio 2009, 30% gennaio 2010). Un drastico peggioramento per tutti i lavoratori, che si ritrovano la domenica obbligatoria e malpagata.
Apprendistato. I nuovi assunti vedranno riconosciuti i permessi individuali retribuiti al 50% solo a metà del periodo di apprendistato e al 100% solo alla conferma definitiva. Nella pratica si avrà un aumento di fatto delle ore lavorative a parità di retribuzione.
Orario di lavoro. Deroga al riposo giornaliero: non più almeno 11 ore tra un turno e l’altro, bensì solo 9 ore… Aumenta il tetto delle ore straordinarie da 200 a 250, per sfruttare all’occorrenza i singoli lavoratori invece di stabilizzare i contratti dei tanti part-time che chiedono il passaggio a full-time.
Di fronte alle pretese di Confcommercio, Cisl e Uil hanno deciso di capitolare, scegliendo la linea dell’accordo a tutti i costi. La Cgil non ha firmato questo accordo, ma ha commesso l’errore di presentarsi a questa trattativa con una piattaforma - condivisa con Cisl e Uil - debolissima (78 euro di aumento per il primo biennio!), nell’illusione che moderando le richieste si sarebbe arrivati presto alla firma del contratto, senza passare dal conflitto. Così come è stato un errore non mobilitare da subito e con forza tutti i lavoratori del settore, dimostrando continuamente arrendevolezza, come dimostra l’incredibile decisione di sospendere ben due scioperi nazionali già proclamati (28 giugno e 18-19 luglio).
è necessario rigettare questo accordo vergognoso e riaprire la trattativa sul contratto nazionale del commercio, partendo dal pieno coinvolgimento dei lavoratori del settore e dalla costruzione di una nuova piattaforma che sia realmente espressione delle esigenze dei lavoratori: in termini di forti aumenti salariali e di concreta lotta alla flessibilità, a partire dalla questione della domenica che deve ritornare a essere un giorno di riposo certo per tutti i lavoratori.
A una piattaforma offensiva devono essere affiancate forme di lotta adeguate: la costituzione di coordinamenti di lavoratori che organizzino le azioni di lotta, scioperi su più giorni consecutivi e una grande manifestazione nazionale del commercio che metta in campo tutta la forza della categoria mettendo finalmente da parte il moderatismo, l’arrendevolezza, la pratica concertativa seguita finora dai vertici sindacali che anche in questa occasione si è dimostrata essere completamente fallimentare.
16 settembre 2008