Washington suona i tamburi di guerra - Falcemartello

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Washington suona i tamburi di guerra

Difendiamo la rivoluzione in Venezuela

L’amministrazione Bush guarda con sempre maggiore preoccupazione alla situazione in Venezuela. Editoriali bellicosi sono stati pubblicati dai maggiori giornali degli Stati Uniti, mentre Condooleza Rice ha sostenuto in più occasioni che il governo di Hugo Chavez rappresenta “una forza negativa nella regione”.

Un atteggiamento del genere non costituisce una novità. Esistono ormai le prove che la Cia sapeva che si stava preparando il colpo di stato dell’aprile 2002 tanto che alti funzionari del dipartimento di stato e dei servizi segreti si sono incontrati con i golpisti nei giorni precedenti all’attacco al palazzo presidenziale.

Gli Stati uniti sono stati il primo paese al mondo a riconoscere il governo golpista di Pedro Carmona che per 48 ore sostituì in maniera illegittima Chavez tra l’11 e il 13 aprile.

In seguito l’amministrazione Bush ha finanziato prima e dopo il fallito golpe i gruppi di opposizione, così come ha incoraggiato il sabotaggio dell’industria petrolifera, con la serrata padronale del dicembre 2002 - gennaio 2003. Infine ha attivamente appoggiato il referendum revocatorio nei confronti del presidente venezuelano.

Il governo democraticamente eletto di Hugo Chavez è stato accusato di tutto, da essere alleato alla Corea del Nord al rifornire armi e protezione alla guerriglia delle Farc o formare un’asse del male con Fidel Castro fino ad ospitare sul proprio territorio terroristi di Al-qaeda!

Questa campagna di disinformazione non avviene a caso. È atta a preparare l’opinione pubblica americana per forme di intervento più dirette contro la rivoluzione Bolivariana. Sono gli stessi metodi utilizzati contro la rivoluzione cubana, contro Salvador Allende in Cile o contro il governo Arbenz in Guatemala.

Oggi un intervento militare diretto in Venezuela è molto problematico, visto il pantano in cui si è trovato l’esercito americano in Iraq. Gli esempi del Cile e del Nicaragua dimostrano che gli stati uniti hanno utilizzato anche altri metodi per rovesciare governi che ritenevano ostili. Sono i metodi della “guerra sporca”, del terrorismo e del boicottaggio economico. Questa è la strada che vogliono perseguire con Chavez.

Washington sta assumendo una posizione sempre più dura contro il Venezuela perché la rivoluzione bolivariana sta diventando un polo di attrazione sempre maggiore per tutta l’America Latina. La legge di riforma agraria, la nazionalizzazione della Venepal lo scorso gennaio e la recente nazionalizzazione della CNV, ribattezzata Inveval, sono tutti segnali di una radicalizzazione delle posizioni del governo Chavez, attuate sotto la costante pressione delle masse popolari.

Un’esempio ulteriore in questa direzione sono le parole di Hugo Chavez in occasione della festa del Primo Maggio: “è impossibile raggiungere i nostri obiettivi nel capitalismo e non sono possibili neppure vie di mezzo. Faccio appello a tutto il Venezuela a marciare sul sentiero del socialismo del nuovo secolo”.

L’unica forza che può respingere l’attacco reazionario dell’imperialismo Usa è il movimento operaio a livello internazionale. Non lasciamo soli i lavoratori e i giovani venezuelani nella loro lotta per determinare il proprio futuro liberi da interferenze esterne!

La campagna internazionale “Giù le mani dal Venezuela” ha lanciato un nuovo appello a difesa della rivoluzione in Venezuela. Invitiamo tutti gli attivisti di sinistra a leggerlo, sottoscriverlo e diffonderlo nei propri luoghi di lavoro, di studio, nei circoli del Prc.

Unisciti a noi nella lotta contro l’imperialismo e per la rivoluzione socialista in America Latina!