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Lezioni di una lotta esemplare

 

A novembre la proprietà della Star dichiara l’intenzione di chiudere lo stabilimento di Corcagnano (Pr), in cui lavorano 96 dipendenti a tempo indeterminato e 150 stagionali, dicendo che lo stabilimento è vecchio e non più interessante dal punto di vista produttivo.

 

A novembre la proprietà della Star dichiara l’intenzione di chiudere lo stabilimento di Corcagnano (Pr), in cui lavorano 96 dipendenti a tempo indeterminato e 150 stagionali, dicendo che lo stabilimento è vecchio e non più interessante dal punto di vista produttivo.

In realtà, si tratta di un’azienda che assorbe circa il 20% della produzione agricola della provincia di Parma e che nel territorio è leader nel settore della lavorazione del pomodoro. Il vero problema è un altro: Fossati, padrone della Star, come altri illustri rappresentanti della borghesia italiana, decide di abbandonare il settore della produzione industriale per il ben più redditizio mercato degli immobili. Per due mesi le trattative tra rappresentanti sindacali e proprietà vanno avanti senza che le posizioni di partenza del padrone si modifichino di una sola virgola. La proprietà offre tutt’al più 2,5 milioni di euro di incentivi alla mobilità.

Durante l’ultimo incontro tra i rappresentanti sindacali e la famiglia Fossati avvenuto il 9 gennaio, l’azienda ribadisce la volontà di chiudere lo stabilimento di Corcagnano comunicando, inoltre, che a partire dal 16 gennaio sarebbe cominciato il trasferimento delle linee di produzione per la passata di pomodoro all’Emiliana Conserve di Busseto (Pr), con la quale la proprietà aveva già sottoscritto un contratto, tenendo sindacati e lavoratori all’oscuro di tutto, mentre dal 15 febbraio sarebbero stati smantellati gli impianti per la produzione dei sughi e del pesto che sarebbero finiti nella sede di Agrate. Ai lavoratori venivano proposti, oltre ai soliti incentivi, il ricollocamento di 40 dipendenti presso l’Emiliana Conserve.

La risposta dei lavoratori non si fa attendere e il 10 gennaio, nonostante l’opposizione e l’irritazione dei rappresentanti sindacali della Fai-Cisl e della Uila-Uil, l’assemblea decide di passare immediatamente all’occupazione dello stabilimento. La produzione viene bloccata ad oltranza, cosi come cancelli e portinerie vengono presidiati in forma permanente per evitare lo smantellamento degli impianti.

In serata viene convocata un’assemblea pubblica che, benché controllata rigorosamente dalle burocrazie sindacali che organizzano una vera e propria passerella istituzionale, mostra immediatamente la simpatia e l’appoggio di tutta Corcagnano alla lotta radicale iniziata coraggiosamente dai lavoratori della Star. Intervengono anche due operai della Manzini, altra fabbrica in cui sono stati dichiarati 63 esuberi, che portano la solidarietà dei loro compagni di lavoro e si dichiarano disposti ad intraprendere anche loro forme di lotta radicali, se il padrone non avesse ritirato le procedure di mobilità avviate. Come militanti sindacali dell’Alternativa operaia interveniamo, assieme al collettivo studentesco del Csu, portando la nostra solidarietà e discutendo con i lavoratori della necessità di lanciare un appello per un fronte unito dei lavoratori in lotta contro le chiusure e i licenziamenti che riguardano tante aziende sul territorio: Manzini, Battistero, Nestlè, Eridania, Boschi, Data Service… Un coordinamento necessario per ottenere una forza d’urto e un incisività che siano all’altezza dell’attacco che i padroni hanno scatenato contro i lavoratori di Parma. Diversi lavoratori annuiscono, alcuni urlano al segretario della Flai-Cgil che non possono chiudersi dentro uno stabilimento, ma che devono contattare altri lavoratori, chiedere l’unità di tutte le vertenze in atto.

Per 6 giorni, fino al 16 gennaio, prosegue l’assemblea permanente all’interno dello stabilimento e il presidio, notte e giorno, dei cancelli, finchè la proprietà deve fare un passo indietro e si dichiara disponibile a ragionare con i sindacati su un pacchetto di misure alternative. Il 16 gennaio partono le trattative e i lavoratori, per permettere l’avvio delle consultazioni, lasciano l’assemblea permanente, ma non smettono di vigilare sui cancelli, continuando a presidiarli nonostante il freddo gelido.

La sera stessa del 16 gennaio si chiudono le trattative tra proprietà, rappresentanti sindacali, Comune e Provincia. L’accordo non garantisce in alcun modo la continuità produttiva dello stabilimento di Corcagnano. Solo la produzione di tubetti e prelavorato resterebbe nell’attuale stabilimento impiegando solo 25 lavoratori e solo fino a settembre, mentre da subito verrebbero smantellate le linee per la trasformazione del pomodoro. A settembre poi si dovrebbe ridiscutere di una non meglio precisata “riqualificazione produttiva”. Inoltre, connessa a questo piano di riqualificazione, vi è la cassa integrazione speciale per due anni. Si prevede anche lo stanziamento da parte di Comune e Provincia di finanziamenti, in parte a fondo perduto, per eventuali acquirenti che volessero investire sulla riqualificazione dello stabilimento.

Alla Star c’è stata una grossa contraddizione tra metodi di lotta radicali, che non vedevamo a Parma da almeno 25 anni, ed una direzione sindacale che ha posto obiettivi non all’altezza delle esigenze dei lavoratori. L’obiettivo di un intervento pubblico da parte dello Stato attraverso una nazionalizzazione senza indennizzo dello stabilimento e la realizzazione del controllo e della gestione dell’azienda da parte dei lavoratori, sarebbe stata, nella realtà, l’unica possibilità che avrebbe permesso alla Star di Corcagnano di continuare a produrre e ad esistere, senza che venisse fatta a pezzi, triturata e, forse, infine chiusa. Si sarebbe dovuto avviare da subito una cassa di resistenza che desse ai lavoratori quella possibilità minima di continuare la lotta. Così come immediatamente si sarebbe dovuto fare appello alla solidarietà dei lavoratori di tutta Parma e provincia. La formazione del Coordinamento delle aziende in lotta e la convocazione di uno sciopero generale provinciale a sostegno di tutte le vertenze in atto e contro tutti i licenziamenti, avrebbe dato coraggio, ma soprattutto, forza e consenso alla lotta dei lavoratori della Star. Sarebbe stato un forte segnale di resistenza contro i progetti di smantellamento del tessuto produttivo che a Parma i padroni stanno coltivando. Nelle parole di un lavoratore sta l’insegnamento di questa vicenda: “Avremmo potuto discutere di come portare avanti la lotta, se solo i sindacati ci avessero detto che un obiettivo migliore lo potevamo raggiungere”. Il movimento operaio ha bisogno di una nuova direzione, più combattiva e adeguata alle sfide che la crisi del capitalismo oggi ci impone. Come sempre, saremo a fianco dei lavoratori per suscitarla e farla emergere.