In occasione delle recenti elezioni comunali a Parma si è tenuta una partecipatissima assemblea (più di 40 persone in una sala gremita) sui lavoratori delle cooperative e le loro condizioni di lavoro organizzata dal Prc.
Tre erano i relatori: una compagna della Gfe di Reggio Emilia, cooperativa di facchinaggio che salì agli onori della cronaca per una dura lotta condotta contro i licenziamenti nello scorso inverno; un compagno, licenziato politico in quanto sindacalista scomodo, che ha lavorato nelle cooperative alimentari e di logistica e il sottoscritto in qualità di lavoratore delle cooperative sociali.
Abbiamo descritto le terribili condizioni di lavoro di noi “soci”: paghe da 3-4€ l’ora, orari di lavoro aleatori che arrivano anche a 12-13 ore in un giorno, senza riposi festivi, imposizione di nuovi contratti peggiorativi dall’oggi al domani, sindacati che non devono assolutamente entrare, Ccnl mai applicato e così via. In più si sono messe in luce le scandalose ricchezze e proprietà accumulate dai “soci dirigenti” tramite evasione, non pagamento dei contributi, fatturazioni false e si è anche dibattuto sui processi di smantellamento del welfare legati al progressivo disimpegno del pubblico nella gestione diretta dei servizi come asili, scuole, centri di salute mentale, ospizi, ristorazione, trasporti.
Ancor più interessante è stato vedere come dalla platea si sono aggiunti elementi di analisi, di critica e di proposta che hanno alzato la comprensione del fenomeno e la ricerca di soluzioni. A riprova che in questo settore ipersfruttato e avvolto in un cono d’ombra, dove tutto è lecito in nome del profitto (Marchionne pareva un dilettante al confronto), i lavoratori sono sempre meno disposti a continuare così e sono alla ricerca di un’alternativa politico-sindacale, ma non solo. Vogliono anche (e hanno le competenze per farlo) essere protagonisti di questo processo.
Una delle proposte è stata quella dell’osservatorio sulle cooperative in modo da scremare quelle “vere” (che comunque si sa già quali sono) che hanno delle competenze davvero uniche, oltre a richiamarsi realmente agli ideali mutualistici e solidali che dovrebbero essere la base delle coop. Ideali in nome dei quali le si sgrava da Iva, tasse, statuto dei lavoratori e quindi art.18 e tanto altro ancora.
Sono ancora questi ideali che dovrebbero distinguere le cooperative vere da quelle finte che, dietro il paravento della cooperazione, nascondono solo la furberia di una nuova classe imprenditoriale (in linea con l’insieme della grande borghesia italiana) che vuole profitti in cambio di zero investimenti.
Oltre l’assemblea si registra in questo periodo la nascita di un comitato di educatori delle scuole di Parma, che cerca di essere un punto di incontro e discussione fra colleghi, che possa contrastare l’isolamento a cui siamo indirizzati dai dirigenti (i quali hanno così gioco facile nel trovare il “pollo” che tappi i buchi che immancabilmente si creano nei vari servizi oppure che lavori più di quanto dovrebbe perchè non conosce i suoi diritti).
Se questo comitato riuscisse a crescere e trovare adesione presso lavoratori di altri servizi (anziani, trasporti, psichiatria, pulizie), ma pur sempre soci delle stesse cooperative, e contemporaneamente a mettersi su un terreno conflittuale, potrebbe facilmente spingere i sindacati (ad oggi addormentati o distratti dato che non hanno mai prodotto neanche un volantino o un presidio per contrastare queste situazioni), a organizzare una battaglia seria per l’aumento dei salari e l’estensione dei diritti.
L’assemblea di cui sopra dimostra che il terreno è fertile e la prospettiva non è affatto peregrina, specie se si considera che un altro e più grande comitato sta già lavorando e ha ottenuto dei primi risultati: il “Comitato di solidarietà con i lavoratori in lotta” protagonista delle vertenze Cft e Intercast insieme ai lavoratori delle aziende di cui i lettori del giornale sono già a conoscenza.