La vertenza Terim conosce in queste settimane un ennesimo colpo di scena. Il fantomatico compratore egiziano, che a settembre del 2013 aveva sottoscritto l’accordo per riaprire e rilanciare l’azienda con 201 lavoratori (cioè tutti quelli che non avevano espresso volontariamente l’intenzione di essere messi in mobilità incentivata), si è dato alla macchia. Per mesi non si è fatto sentire, si è svolto solo un incontro qualche settimana fa nel quale i suoi emissari italiani hanno sostanzialmente fatto capire, anche se mai ammettendolo esplicitamente, che a Farouk interessa solo prendere gli stampi e i marchi; il resto lo vorrebbe lasciare al proprio destino, operai compresi.
Data questa situazione, lavoratori, Rsu e Fiom hanno preteso un incontro al ministero per discutere il da farsi perché è ormai chiaro a tutti che non si può più contare su questo compratore. È tempo di trovare altre soluzioni dato che l’obbiettivo rimane sempre uno e uno solo: salvare centinaia di posti di lavoro! Per questo al ministero si è avanzata la richiesta, accolta, di allungare di altri sei mesi la cassa integrazione e nel contempo di aprire un tavolo di trattativa cui, da un lato, far sedere due aziende interessate ad assumere parte dei dipendenti Terim nel proprio organico e, dall’altro, un nuovo acquirente interessato a parte della produzione di Terim. Questo scenario darebbe concretezza anche alla richiesta da sempre sostenuta da Rsu e lavoratori di ottenere l’amministrazione straordinaria come strumento per poter gestire ed ottenere la salvaguardia dei posti di lavoro. Contemporaneamente si è sottolineato come finora i buoni propositi della Regione Emilia Romagna sulla riconversione dello stabilimento di Baggiovara siano rimasti lettera morta e di come pertanto sia ora anche in questo ambito di passare dalle parole ai fatti!
Lavoratori, Rsu e Fiom sono consapevoli di come la situazione si sia enormemente aggravata. Per questo si è deciso, in un’assemblea tenuta dentro ai cancelli della fabbrica per dare il segnale che non si vuole mollare la propria fabbrica, di non stare più ad aspettare ma di riprendere le iniziative di mobilitazione. Ancora una volta i lavoratori Terim sono chiamati ad una lotta campale per la difesa del proprio posto di lavoro, ancora una volta sono chiamati a resistere un minuto in più di questo sistema.