“Io non ho pietà nemmeno per i cani, mi inchino soltanto davanti al duce”. Queste parole non sono tratte da un film ambientato in un lager fascista, ma sono state pronunziate da Vera Emilio, ex affiliata della Tezenis nel centro commerciale di Porta di Roma. Parole aggravate dalle percosse che una commessa, Sara, subiva nel magazzino del negozio, rea di essersi opposta alla firma della lettera di dimissioni forzate, ricevuta in risposta alla richiesta di pagamento delle 50 ore di straordinario ancora non corrisposte.
La vicenda gravissima è venuta alla luce solo grazie ad un servizio de Le Iene, facendo sì che molti giovani constatassero come non bastasse la semplice indignazione virtuale, ma bisognasse agire direttamente dal basso, convocando tramite un gruppo di Facebook dal nome “Tutti uniti contro Vera Emilio” un sit-in di protesta per sabato 16 aprile davanti al negozio della Tezenis gestito dalla fascista Vera Emilio. Cosicché 300 persone si sono concentrate davanti all’entrata scandendo slogan molto duri ed accesi come: Fascista di merda! Vattene fascista! Vieni fuori vediamo se riesci a picchiarci tutti!
Attirati dal sit-in, persino i clienti del centro commerciale si fermavano, dapprima incuriositi, per poi solidarizzare anch’essi indignati. Alla fine il sit-in di protesta ripetutosi anche il successivo sabato ha fatto sì che l’azienda Tezenis togliesse a Vera Emilio l’affiliazione in franchising.
La situazione creatasi a Porta di Roma non è certo un caso isolato. Infatti molti giovani precari lavorano nel settore del commercio, dove moderni kapò trattano i membri del personale come esseri inferiori facendoli sottostare a condizioni degradanti ed insostenibili per un salario da fame e senza la possibilità di crearsi un futuro.
Tale contesto è stato reso possibile grazie alle varie controriforme poste in essere dai vari governi, sia di destra che di centro-sinistra, che in questi anni si sono succeduti, purtroppo agevolati anche da sindacati che non hanno saputo o voluto opporre la dovuta resistenza.
Voglia di resistere a questi abusi invece hanno dimostrato di averne a sufficienza tutti i lavoratori scesi in piazza per lo sciopero generale del 6 maggio. Nella sola Milano migliaia di giovani lavoratori del commercio hanno deciso di scioperare, parecchi per la prima volta, dato anche il basso tasso di sindacalizzazione nel terziario e interi centri commerciali sono rimasti chiusi.
Come diceva una lavoratrice intervistata il 16 aprile al sit-in per chiedere l’allontanamento di Vera Emilio, il potere deve essere del popolo che lavora!