Nei giorni immediatamente successivi alla caduta del governo Prodi, Roma è stata teatro di tre nuove aggressioni fasciste a militanti di sinistra. La prima ad un militante dei Giovani Comunisti mentre la Fiamma ed Azione Giovani inscenavano cortei la notte stessa della caduta di Prodi al Senato, la seconda ad un militante di Action nel gabbiotto della metro della Stazione Termini in cui prestava servizio, alle 17.00 di una domenica pomeriggio, e la terza una settimana dopo, ad un attivista dei collettivi studenteschi mentre usciva dall’Horus occupato.
Questa ennesima ripresa delle aggressioni ha provocato una forte reazione in diverse scuole di Roma quali il Virgilio, il Mamiani, il Tasso ed il Ripetta.
Già venerdì 8 febbraio più di mille studenti, seppure con appuntamenti incomprensibilmente diversi e separati, erano scesi in corteo per protestare contro l’iniziativa sulle foibe organizzata dal Blocco Studentesco utilizzando i soldi della Consulta Provinciale, che ora egemonizzano. Questo organismo è stato istituito per dare legittimazione alle politiche fondate sull’autonomia scolastica, ma anche per corrompere le organizzazioni studentesche dandogli finanziamenti pubblici. Dopo le ultime elezioni per la Consulta però, il Blocco Studentesco si è inventato un Ufficio di Presidenza a loro uso e consumo, eletto con brogli ed aggressioni. Bisogna quindi lottare per il suo scioglimento, contro il fascismo e contro l’autonomia scolastica.
Dopo l’aggressione all’Horus ci sono state assemblee e cortei spontanei nelle scuole sopra menzionate, in un clima in cui era palpabile la rabbia e la volontà di centinaia di studenti di reagire alla violenza fascista.
Da tempo attivisti di estrema destra a Roma intimidiscono giovani di sinistra nelle scuole, il più delle volte con minacce e provocazioni verbali, in altre occasioni con delle vere e proprie aggressioni. Le organizzazioni neofasciste contano un sostegno molto limitato, come si è visto nei risultati delle ultime elezioni nelle scuole, ma questo nulla toglie alla necessità di reagire agli episodi di violenza di cui si rendono protagoniste.
Per questo motivo gli studenti hanno visto nell’ennesima aggressione ad un attivista dei collettivi, la classica goccia che fa traboccare il vaso e sono scesi in piazza per dare una risposta politica.
Ma se i fascisti si muovono a piccoli nuclei, la lotta per combatterli nelle scuole deve essere necessariamente di massa, con un fronte unico di tutte le organizzazioni giovanili di sinistra.
Dalle mobilitazioni delle ultime settimane debbono nascere coordinamenti dei collettivi e delle organizzazioni di sinistra che si pongano l’obiettivo di garantire l’agibilità politica agli studenti di sinistra in tutte le scuole, a partire dai volantinaggi e dalle assemblee. Il numero degli studenti che sono scesi in piazza nell’ultimo mese dimostra che questo è possibile, a patto di superare le divisioni che sono riemerse l’8 febbraio e di offrire ai giovani una piattaforma politica in difesa della scuola pubblica e contro la precarietà, sotto la cui bandiera iniziare a lottare.