Era il lontano 2003 quando, approvata la Moratti, nonostante l’assedio del Parlamento e centinaia di migliaia di studenti in piazza, il movimento studentesco entrò in una fase di riflusso e bisognò aspettare i numeri dell’Onda per tornare a vedere facoltà e scuole occupate e cortei ogni giorno. Ma, nonostante tutto, nonostante gli sforzi, anche quel movimento subì una battuta d’arresto e mentre le piazze si svuotavano di studenti, cominciavano a riempirsi di lavoratori, metalmeccanici e del pubblico impiego, anzitutto. La mobilitazione del 2008 si concluse senza che gli studenti avessero mai avuto la reale possibilità di stare nella stessa piazza di chi scioperava fuori dai cancelli delle fabbriche o addirittura delle stesse scuole.
Nel giro di un paio d’anni la situazione è radicalmente cambiata e nelle nostre scuole, nelle nostre facoltà e nei nostri discorsi il movimento operaio entrava a dare vitalità e forza alle nostre idee e alle nostre lotte.
Cosa è cambiato?
A circa due anni di silenzio dall’Onda, il padronato, approfittando della crisi del capitalismo, ha imposto nuovi attacchi, e più duri, ai lavoratori e ai loro figli. Il Governo li ha benedetti e ne è l’interprete migliore. Nel frattempo la disoccupazione giovanile è aumentata (solo a giugno l’Istat denunciava il 30% di disoccupazione giovanile) e a suggellare l’idea che per i giovani non esisterà alcun tipo di futuro, la Gelmini otteneva il voto favorevole al Senato sulla sua legge che negherà di fatto a milioni di studenti il diritto allo studio in scuole di qualità. Ma il movimento studentesco ha dovuto e voluto rispondere colpo su colpo. La stessa giornata del 22 dicembre ha visto la partecipazione di almeno 30mila studenti solo a Roma e anche dopo l’annuncio dell’approvazione della riforma, lo slogan era “La lotta continua”. E già ricercatori e studenti sono sul piede di guerra nella partita sui decreti attuativi all’università.
Ciò che è cambiato è non solo la natura degli attacchi di Governo e padroni, che si sono fatti più feroci, ma anche la capacità di rispondere da parte degli studenti e la necessità di individuare un potente alleato nel movimento dei lavoratori. Questo elemento è stato decisivo anche per fare piazza pulita sia di alcune idee che negavano la possibilità che il movimento operaio potesse essere ancora una volta il perno della lotta in questo paese e giocare un ruolo decisivo, come lo fu sempre in passato, sia di altre idee che negavano la necessità di avere idee politiche che facessero crescere il movimento. Idee che fecero agio ai neofascisti di Forza Nuova e CasaPound per poter penetrare il movimento e dividerlo al grido di “siamo tutti studenti”. Oggi i fascisti sono scomparsi dalle mobilitazioni, si discute di prospettive politiche e gli studenti scendono in piazza con gli operai.
Non dimenticheremo mai quei giorni
Così, quando scendevamo in piazza il 14 dicembre e mentre infuriavano gli scontri tra studenti e polizia a Roma, la Fiom restava con noi in piazza e mentre, nello stesso giorno, a Genova, andavamo verso il porto, i lavoratori erano con noi e ci hanno ricevuto portando la loro solidarietà.
Abbiamo già analizzato in un nostro articolo cosa quella giornata abbia significato per l’intero movimento studentesco (http://www.marxismo.net/universit/riflessioni-sul-corteo-del-14-dicembre). Ribadiamo quanto detto allora: il movimento ha fatto un salto di qualità, non perchè abbia appiccato il fuoco ad una camionetta o spaccato qualche vetrina, ma perchè ha sfidato, da Roma a Genova, il potere politico ed economico a viso aperto e ha reagito come poteva all’arroganza del governo. Sfiducia dal basso! Questo si diceva. E i lavoratori erano con noi. Ma se non dimenticheremo il 14, tanto più ricorderemo il 22 dicembre, giorno in cui per ore e ore gli studenti di Roma sfilavano per le vie dei quartieri popolari contro l’approvazione del ddl Gelmini. Il sindaco Alemanno e il governo credevano di fermarci allargando a dismisura l’area della cosiddetta “zona rossa”, e invece ci hanno reso più forti perchè ci hanno spinto tra gli applausi dei lavoratori dalle carreggiate della tangenziale ai balconi del quartiere popolare Pigneto, dagli uffici delle Ferrovie di Roma Termini al vicino deposito degli autobus dell’Atac. Quelle giornate hanno dimostrato che ormai studenti e lavoratori lottano per un comune obiettivo perchè comune è il sentire che Governo e Confindustria sono la nostra stessa controparte.
La lotta continua...
Quando, nella giornata del 22, gli studenti scesero a Roma, una parola d’ordine li accomunava chiaramente: “sciopero generale subito!”. Nella testa di tantissimi ormai c’è l’idea che se gli studenti possono bloccare il traffico di una città o al massimo una facoltà o una scuola, solo i lavoratori possono fermare il meccanismo produttivo dell’intero paese e arrecare un danno al governo e alla confindustria. Ma c’è anche l’idea che scendere in piazza con i lavoratori paga e rende più forti gli uni e gli altri. Per questo la lotta continua, anche se Berlusconi ha ottenuto la fiducia pagando degli onorevoli servi del capitale e dei padroni, anche se la Gelmini è passata al Senato. E continuerà perchè gli operai hanno appena cominciato. Il referendum di Pomigliano, ma soprattutto quello di Mirafiori, ci dicono che gli operai non possono più tollerare ricatti e sfruttamento, turni massacranti e orari da fabbrica dell’800. Così, in vista dello sciopero del 28 gennaio dei metalmeccanici, si sono moltiplicate in tutto il territorio nazionale iniziative in scuole, facoltà, piazze e fabbriche con la massiccia presenza di studenti e operai, per ribadire il proprio no agli attacchi di Berlusconi e Marchionne e la volontà di avanzare verso lo sciopero generale.
Continuare a lottare per vincere
Come dicevamo, all’università è ancora aperta la partita sui decreti attuativi, cioè l’attuazione del ddl Gelmini nelle singole facoltà. Molti ricercatori hanno ribadito la propria indisponibilità a lavorare con contratti a 1 euro e a tenere lezioni. Una strada di lotta non facile e accidentata, se non si ha ben chiara in mente la prospettiva generale di lotta, l’idea complessivamente alternativa di università e metodi efficaci per poter impedire che i Cda approvino la controriforma e sanciscano di fatto la privatizzazione delle università. Ma la strada da percorrere è ormai tracciata: decine e decine di assemblee nelle facoltà e nelle scuole hanno discusso della propria partecipazione organizzata ai cortei per lo sciopero generale dei metalmeccanici nelle diverse regioni, il segretario Fiom Landini e il coordinatore nazionale della sinistra sindacale in Cgil, Rinaldini, partecipano agli incontri nazionali del movimento studentesco. Ciò che ora ci serve è costruire l’unità concreta tra i lavoratori e gli studenti.
L’obiettivo diventa più alto e lo scontro deve essere all’altezza. Operai e studenti devono avere ambiti comuni di discussione, di definizione di programmi e strategia di lotta comuni. È necessario andare oltre l’unità di vertice e costruire l’unità dal basso: gli studenti devono poter partecipare alle riunioni degli operai, andare davanti ai cancelli delle fabbriche a testimoniare chiaramente la reciproca solidarietà e sostegno e gli operai, protagonisti di questo scontro decisivo in Fiat e nelle altre aziende, devono poter partecipare alle assemblee studentesche. Costruire l’unità facoltà per facoltà, scuola per scuola. Nel biennio rivoluzionario ’68 - ’69, le maggiori conquiste del movimento operaio e studentesco si ebbero proprio grazie a quest’unità inscindibile e alla capacità di saper rispondere unitariamente con obiettivi chiari.
Oggi la Gelmini proclama di aver cancellato gli ultimi baluardi del ’68 (una scuola pubblica e di massa) e Marchionne e il ministro Sacconi stanno cancellando di fatto lo Statuto dei lavoratori del 1970, frutto dei sacrifici e delle lotte di quegli anni. È nostro dovere rispondere riscoprendo quegli anni e alzando il tiro dello scontro. Le lettere degli operai di Mirafiori e di altre aziende come Eutelia, di cooperative sociali e di ricercatori parlano al movimento studentesco e chiedono un nostro sostegno attivo alle loro vertenze.
La loro lotta è la nostra! In difesa dell’università pubblica, di massa e gratuita! Per un posto di lavoro garantito dopo gli studi! Per respingere il ricatto e gli attacchi di padroni e governo! Per lo sciopero generale!