Gli autoconvocati avevano chiesto un referendum che permettesse a tutto il corpo del partito di esprimersi in merito all'accordo ma il collegio di garanzia nazionale ha respinto la richiesta accogliendo un ricorso della Segreteria provinciale su un aspetto procedurale, nonostante sia stato richiesto da 246 compagni/e.
Il fatto più paradossale, però, è che nella Federazione di Bologna non si farà né il referendum, né la "consultazione democratica vincolante" di cui hanno sempre parlato la Segreteria di Bologna (vedi lo stesso ricorso al Collegio di Garanzia) e i compagni Ferrero e Pegolo (vedi comunicato del 19 febbraio ancora presente nel blog di Ferrero).
I compagni contrari all'accordo col Pd stanno denunciando il fatto che questa "consultazione" è palesemente una farsa per diverse ragioni. Su tutti i giornali, locali e nazionali, come lo stesso candidato a sindaco del Pd Delbono ha dichiarato, si dà per già realizzato l'accordo tra Pd e Prc, oltre che Pdci, Sinistra Democratica e Popolari ex Dc (!!!).
La Segreteria Provinciale non dà la possibilità alle compagne e ai compagni contrari all'accordo, di presentare le proprie ragioni in tutti gli attivi di circolo che si stanno tenendo in questi giorni. Sarà presente solo un membro della Segreteria che relazionerà a favore dell'accordo! Alla nostre proteste è stato risposto dalla Segretaria all'ultimo Comitato Federale che la consultazione non è un congresso (!!!).
Peraltro, nella proposta della Segreteria c'è l'ipotesi (che a questo punto appare molto più che un'ipotesi) di una "lista comunista" col Pdci con nuovo simbolo. Tale proposta è in palese contraddizione con due dispositivi votati a maggioranza dal Cpn di dicembre e marzo.
Inoltre, nella nota della Segreteria inviata ai segretari di circolo, si scrive che alla Segreteria "dovranno essere inviati i documenti di cui terrà conto nella preparazione di un successivo Cpf".
Qui di "consultazione", di "democratico" e soprattutto di "vincolante" non c'è proprio nulla!
Gli autoconvocati parteciperanno agli attivi, denunciando la farsa ma anche presentando quest'ordine del giorno in cui si propone di presentare, un/a candidato/a a sindaco di Bologna e a presidente dell'Ente Provincia con lista e simbolo del Prc in maniera autonoma e alternativa al Partito Democratico
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Ordine del giorno
Manca poco più di un mese e mezzo all’importante scadenza delle elezioni amministrative comunali e provinciali. Il tempo dei confronti con le altre forze politiche è scaduto. In questo mese e mezzo bisogna recuperare il tempo perduto.
Il partito ha l’obbligo di essere un punto di riferimento per le lavoratrici e i lavoratori, le/i giovani e le donne che anche a Bologna pagheranno la crisi e vedranno il Partito Democratico come il partito del potere, delle aziende pubbliche e private che stanno colpendo i diritti e tagliando posti di lavoro, delle cooperative arroganti e delle alte tariffe dei servizi.
Le “novità positive” che sarebbero emerse dal confronto col Pd sono davvero di poco conto rispetto alle questioni che non emergono o che restano molto ambigue.
Peraltro, il recente orientamento del Pd di DelBono e Draghetti è in netta continuità con le politiche degli ultimi anni. In particolare ci riferiamo a:
- Politiche securitarie con il divieto di manifestare in centro città il fine settimana.
- Politiche a favore delle scuole private attraverso convenzioni stipulate da Comuni e quartieri con scuole private e, rispetto alle politiche della Provincia e l’assenza di politiche sull’edilizia scolastiche.
- Assenza di una politica sulla cultura a Bologna, di recente è stato previsto un ulteriore taglio di 500mila euro al settore da parte della giunta comunale.
Lo smantellamento del territorio, riferendoci al Civis, alla metropolitana e al Passante Nord.
In questi due mesi il confronto è stato tutt’altro che pubblico ma nel chiuso delle stanze e purtroppo dobbiamo registrare che l’unica “voce” è stata quella dei quotidiani locali che si sono sbizzarriti ad informarci sullo stato del confronto e persino su ipotesi di liste unitarie con PdCI che non condividiamo. Un conto è trovarsi d’accordo su parti del programma e allearsi con un partito come il PdCI, altra cosa è decidere di non presentare il nostro partito e applicare “l’unità comunista” che il nostro partito ha respinto.
Le ricadute sulla campagna elettorale e sullo stesso risultato saranno negative, e lo sarebbero molto di più, se oggi il gruppo dirigente del partito non assumesse una decisione chiara che pubblicamente dichiarasse che il Prc è alternativo al centrodestra ma anche al Pd di Delbono alle Comunali e della Draghetti alle Provinciali.
Chiediamo che il partito si presenti alle prossime elezioni comunali in maniera autonoma, col simbolo e il programma di Rifondazione Comunista. Nel prossimo Comitato Politico del 21 aprile, il partito dovrà definire il/la suo/a candidato/a a Sindaco di Bologna e il/la suo/a Presidente della Provincia e le liste con cui si presenterà alla scadenza elettorale.
Il programma con cui Rifondazione Comunista dovrà presentarsi alle elezioni comunali e provinciali di Bologna, per punti, dovrà essere:
- Scuola: riduzione concreta e progressiva del finanziamento pubblico alle scuole dell’infanzia paritarie fino alla sua completa eliminazione;
- Casa e spazi: attuazione di una vera politica abitativa ponendo a carattere prioritario la progressiva assegnazione alle oltre 7500 richieste in graduatoria, attingendo al patrimonio ACER e agli immobili degli altri Enti, per lo più sfitti, valorizzando l’autorecupero ed autoristrutturazione e la requisizione temporanea degli alloggi sfitti privati
- Attivazione della neonata Agenzia per gli affitti che promuova, anche con detassazioni ed incentivi, l’utilizzo del patrimonio immobiliare privato;
- Dialogo con le associazioni riconosciute e no e ricognizione - assieme ad esse e con un metodo partecipato - degli spazi del Comune e della Provincia inutilizzati da poter assegnare loro perché vengano adibite ai giovani e l’azzeramento di tutte le ordinanze cofferatiane.
- Infrastrutture: blocco delle grandi opere (passante nord, metrotranvia, people-mover) che in questa città e nei nostri territori - come nell’opinione della stragrande maggioranza dei cittadini - sono strumento di distruzione del territorio per interessi privati ben individuati;
- Lavoro: politiche redistributive di competenza degli enti locali: riduzione/azzeramento tariffe servizi per precari, cassintegrati, fasce deboli, riduzione/sconto tariffe autobus e trasporti per le stesse (come forme di salario accessorio), istituzione di un fondo sociale comunale cui attingere per far fronte alla crisi, costituzione di un fondo di garanzia pubblico (Comune, Provincia e Regione) per i mutui sulla prima casa dei lavoratori e delle lavoratrici colpite dalla crisi;
- Welfare: revisione delle scelte di privatizzazione dei servizi che, in una furia liberista, ha portato al tracollo della storia di Bologna quale città dei diritti, dei cittadini e dei lavoratori, come anche la vicenda Gestor ha evidenziato. Rimunicipalizzazione delle multiutilities e delle aziende privatizzate negli ultimi 15 anni. Bologna e' una città longeva pertanto sono necessarie politiche rivolte agli anziani e sostegno alle famiglie con anziani;
- Ambiente: inquinamento, polveri (centraline San Felice e AV nel nodo stazione centrale di via Carracci); l’accensione costante di Sirio ed il blocco del traffico anche nelle periferie incentivando l’uso dei mezzi pubblici anche attraverso la riduzione del loro costo di utilizzo;
- Laicità: rilancio e potenziamento dei consultori e NO ad associazioni antiabortiste - confessionali e non - al loro interno; istituzione del registro delle convivenze more uxorio e riconoscimento dei diritti alle coppie di fatto.
- Cultura: Aumento degli stanziamenti destinati alla produzione; difesa degli spazi teatrali e musicali la cui esistenza è oggi minacciata dai tagli al F.U.S. ed ai trasferimenti statali agli enti locali (apertura di nuovi spazi di confronto e proposta culturale ed artistica: casa delle letterature, museo della fotografia, ecc.); serio rilancio di Sala Borsa, a partire da un nuovo progetto che coinvolga i soggetti culturali della città.
- Consulenze: decisa controtendenza rispetto a ciò che è stato attuato negli ultimi anni con contratti particolarmente “zelanti” tra amministratori e consulenti con spreco delle risorse pubbliche.
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