Renata Polverini si è dimessa dall’incarico di presidente della regione Lazio.
La causa? Milioni di euro di finanziamento pubblico ai partiti intascati da vari consiglieri della maggioranza, tra cui l’emblematico Franco Fiorito, che illustrano un quadro dove il malaffare era pratica condivisa e normale.
Gli scandali sono la cartina di tornasole di una lotta interna al Pdl e ci consegnano un partito, quello di Berlusconi, completamente frantumato e diviso in una delle regioni dove era più forte. Una sistema di corruzione e di saccheggio del bene pubblico, endemico al sistema capitalista, di cui anche Pd e Idv sono stati spettatori non proprio innocenti, avendo votato l’allargamento dei vitalizi agli assessori esterni al consiglio.
Ecco le ragioni per una politica di opposizione piuttosto timida dei democrats, che risolvono il problema della trasparenza aprendo i bilanci on line…
La giusta indignazione popolare nei confronti delle gesta del Batman di Anagni è stata utilizzata subito dal governo Monti per tagliare i fondi alle regioni. Un’operazione che acuirà l’aspetto peggiore della politica della giunta Polverini, rispetto al Lazio e a Roma, in particolare: i tagli alla sanità pubblica ormai in ginocchio, i tagli all’istruzione, ai trasporti pubblici, le privatizzazioni di aziende come Cotral, tutti portati avanti adducendo mancanza di fondi…
Ed oggi arriva la notizia che per la regione Lazio non ci sarà alcun commissariamento, si andrà al voto entro 90 giorni, tra il 16 dicembre e il 13 gennaio.
A levare le castagne dal fuoco per il Pd scende in campo l’“uomo della provvidenza” Nicola Zingaretti, popolare presidente della provincia di Roma.
In tutto ciò il Prc cosa fa? Dopo aver portato avanti una raccolta firme per il referendum contro i vitalizi per gli assessori, non è riuscito a spendere questa battaglia neppure in sede di bilancio regionale, forse perché una battaglia, giustissima e degna, ma non sostenuta da una politica di classe contro la corruzione e da rivendicazioni politiche chiare come quella di eguagliare il salario di un consigliere a quello di un operaio specializzato, cade facilmente poi in contraddizione se rientra nelle logiche di un sistema corrotto.
Il tutto inoltre a rimorchio delle scelte del centrosinistra, a cui si elemoniserà un posto nell’alleanza elettorale.
Ma non basta il fatto che non ci sia l’Udc per non fare l’alleanza col Pd. Mai come oggi i vertici del Prc hanno perso il contatto con la realtà, con la sacrosanta insofferenza dei ceti popolari a cui ci dovremmo rivolgere, verso tutti coloro che hanno governato la Regione in tutti questi anni, a destra, al centro e a sinistra.
è giunto per il Prc il tempo di avanzare proposte per una politica di classe e di lotta, di conflitto rispetto alle logiche di sistema e a favore di tutte quelle vertenze che nel Lazio e a Roma soprattutto stanno crescendo e si stanno sviluppando, dalla sanità alle lotte di aziende in crisi, dai trasporti alla battaglia contro ogni tipo di privatizzazione. É imprescindibile ripartire dalla nostra alternatività al centrodestra e al centrosinistra e da un nostro collocamento all’opposizione, qualunque sia la coalizione vincente
Solo in questo modo il Prc può tornare ad essere credibile, può riconquistare la fiducia persa da parte di quella classe che da anni non vede più questo partito come il suo riferimento.