Per non cadere in un approccio elettoralista, è necessario che i comunisti facciano un bilancio di quali legami si sono intrecciati durante l’attività di propaganda elettorale. Su questo terreno il rapporto è positivo: abbiamo iniziato una collaborazione con una delle principali associazioni culturali islamiche della città, diretta da lavoratori, che prenderà slancio in iniziative contro razzismo e securitarismo; abbiamo sostenuto, e continueremo a farlo, la lotta del Cobas-Sanità contro una direzione aziendale impegnata a scaricare i tagli sulla pelle dei lavoratori e della qualità del servizio pubblico; la nostra campagna per la rimunicipalizzazione di acqua, luce, gas e rifiuti, oltre ad essere scimmiottata da altri negli ultimi giorni prima della elezioni, ha posto le basi per iniziative comuni col Comitato modenese per l’acqua pubblica; ultimo ma non meno importante, abbiamo ulteriormente avvicinato alla militanza nel partito delegati sindacali di fabbriche importanti, FIAT Cnh per dirne una, che sono un patrimonio inestimabile per intervenire nelle battaglie future.
Oltre a questi passi in avanti tangibili nel radicamento del partito, questa campagna elettorale ha dato maggior coesione, anche dal punto di vista umano, al gruppo di compagni che sta ricostruendo il partito a Modena. Questo sentimento, autentico, lo si toccava con mano all’iniziativa di chiusura della campagna elettorale, comizio del candidato sindaco con concerto a seguire, cui hanno partecipato 3-400 persone con buoni risultati di autofinanziamento.
Il bel clima che si respirava attorno al partito ci ha fatto sperare in un risultato elettorale superiore. Ma è spiegabile che questo non si sia prodotto, senza ricorrere ad argomenti sempreverdi come la “radicalità che non paga” o “l’approccio ideologico”, riesumato dal neo-confermato (ma di poco!) sindaco Pighi. Siamo stati troppo ottimisti sul fatto che, a livello di massa, si fosse prodotta la percezione che l’attuale Rifondazione Comunista avesse rotto sul serio con l’incoerenza del passato.
Non a caso, l’IdV e la lista dei “grilini” hanno dedicato una parte non secondaria del loro tempo a dire che il PRC, in passato, aveva votato a favore dell’inceneritore o di piani urbanistici cementificatori contro i quali ora invece ci battiamo. Questa propaganda, per quanto in malafede, ha avuto effetto. La lista di Grillo ha raccolto ben il 3,6%, attraendo molti delusi dalla sinistra. Oltre a ciò, la propaganda del Pd sul rischio ballottaggio, sfiorato per 160 voti, ha drenato un po’ di cosiddetto “voto utile” (a che cosa sia utile lo impareremo presto…) verso Sinistra per Modena (2,1%) e Pdci (1,2%), entrambi organicamente saldi dentro il centro-sinistra. Da notare che nelle Circoscrizioni, dove il Pdci non si presentava ed il voto utile non pesa, il Prc è arrivato a quasi il 3,5%, con una punta del 4% nel quartiere più operaio della città.
Un commentatore superficiale o un politico opportunista avrebbe trovato incomprensibile l’ambiente che si respirava alla prima assemblea di circolo dopo le elezioni. Abbiamo riconosciuto la sconfitta elettorale ma anche che il percorso sin qui seguito è quello giusto. Nelle prossime settimane torneremo davanti ai luoghi di lavoro inserendoci con le nostre posizioni in una mobilitazione contro la crisi promossa dai sindacati confederali, a luglio Modena avrà nuovamente la festa di “Liberazione”, per l’autunno prepariamo una campagna nelle fabbriche contro il razzismo e le menzogne della Lega Nord (all’11% in città ed al 15% in provincia).
Per costruire un partito comunista di massa indipendente dal quadro politico borghese serve tenacia e pazienza. Le macerie che ereditiamo dal passato sono tante. Ma andiamo a testa alta, partendo dai 2mila voti ottenuti in barba all’antipolitica, al voto utile ed ai giudici-eroi, consapevoli che di comunisti ci sarà sempre più bisogno nei prossimi mesi ed anni bui che il capitalismo ci sta per offrire.
* candidato a sindaco per il Prc
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