Di fronte all'aggravarsi della crisi e al devastante governo cittadino di Alemanno, la necessità di una chiara alternativa a sinistra si fa più urgente che mai. Il PRC e la Federazione della Sinistra stanno presentando alla città il proprio contributo per dare una risposta alla crisi economica che sta corrodendo diritti e salari dei lavoratori e dei giovani romani.
La proposta di un programma in difesa dei lavoratori e dei giovani deve partire dalle loro esigenze immediate per provare a fissare elementi di risposta adeguati agli attacchi in campo. I comunisti della capitale devono essere in grado di costruire la propria alternativa attorno ad assi programmatici strategici che vedano al centro alcune questioni chiave.
Un programma di alternativa in difesa dei lavoratori
In primo luogo il nostro partito deve essere in grado di saper affrontare il problema storico della città, ovvero quello della casa. Solo nel 2006 un'indagine Eurispes contava da un lato più di 270mila case sfitte, dall'altro un aumento dei canoni d'affitto di oltre il 60%. Ma siamo certi che con le operazioni speculative di Rutelli-Veltroni-Alemanno i dati aumentano vertiginosamente. Inoltre c'è il problema delle case dello studente che non solo si vorrebbero privatizzare, ma che offrono una quantità di posti ridicola (nell'ordine delle centinaia) a fronte di un'utenza di migliaia di studenti fuori sede. Dobbiamo rivendicare un censimento delle case sfitte e procedere anche alla loro requisizione e all'assegnazione a disoccupati, studenti, famiglie senza casa e un piano generale di costruzione di case popolari con un adeguato piano di servizi e con affitti calmierati stabiliti dal comune.
In secondo luogo è necessario porre un punto fermo sulla completa rimunicipalizzazione di AMA, ATAC e ACEA che negli ultimi anni sono state vere miniere d'oro per affaristi di ogni genere, perchè mentre aumentavano le tariffe, i servizi diventavano sempre più scadenti. Il biglietto ATAC aumenterà, eppure i lavoratori dell'azienda sono costantemente diminuiti, gli operai della cooperativa CICLAT, legata a servizi di manutenzione dei trasporti, non ricevono lo stipendio da mesi, le periferie sono di fatto scollegate dal centro, mentre i guasti alle vetture sono aumentate da 250 a 600 su 2000 vetture a disposizione. Così, mentre da un lato sono stati spesi ben 334 milioni di euro per appalti e posti di direzione per gli amici di Alemanno, dall'altro la regione taglia 117 milioni per il trasporto. Sull'AMA è necessario avviare un ragionamento che porti alla razionalizzazione e alla gestione pubblica dell'intero ciclo dei rifiuti, e che porti alla raccolta differenziata porta a porta e alla chiusura della discarica Malagrotta, la gallina dalle uova d'oro di Cerroni, grande amico del defunto Di Carlo, esponente di spicco del PD del Lazio. Così su ACEA, che di fatto viene privatizzata con la cessione di un ulteriore 21% da parte del Comune ai privati, passando dal controllo del 51% al 30%, dobbiamo rilanciare sul rispetto del mandato referendario in difesa dell'acqua pubblica, una battaglia in cui il nostro partito è stato in prima fila intessendo relazioni proficue con i comitati e i cittadini che proprio in questo momento stanno riprendendo la lotta in difesa dell'acqua pubblica. Sul fronte dei dipendenti comunali, in un'epoca in cui la precarietà sembra la normalità, il nostro programma deve prevedere l'assunzione immediata a tempo indeterminato di tutti i dipendenti precari.
Infine, l'aumento indiscriminato delle aggressioni fasciste a giovani e studenti, da quelle di Montesacro all'ultima aggressione al liceo Righi, deve farci ragionare sulla necessità di lanciare la parola d'ordine della chiusura immediata di tutte le sedi neofasciste a cominciare da Casapound.
Rompere col patto d stabilità, non pagare il debito!
Questi sono solo alcuni dei punti programmatici con cui il partito dovrebbe prepararsi alla campagna elettorale, ma crediamo che solo rompendo col quadro economico attuale, insistendo sul ritorno in mani pubbliche delle ex municipalizzate, con lo stop alle liberalizzazioni e alla precarietà sia possibile una politica alternativa all'attuale governo nazionale e della città. Ma per far questo è necessario in primo luogo rompere la gabbia del patto di stabilità. Il patto di stabilità, infatti, prevede per gli enti locali un piano per ridurre il debito attraverso la liberalizzazione dei servizi pubblici locali (quei pochi che restano), tagli verticali alla spesa sociale e la dismissione del patrimonio pubblico. Ovvero una serie di provvedimenti che di fatto smantelleranno lo stato sociale degli enti locali, dal trasporto all'assistenza agli anziani, dagli asili nido comunali alle scuole alla raccolta dei rifiuti, in nome del rientro del debito.
Al momento del passaggio di consegne da Veltroni ad Alemanno il debito della capitale ammontava a 8 miliardi, oggi sembra sia arrivato a circa 13 miliardi. I danni della veltroniana cttà-vetrina e della gestione di Alemanno sono sotto gli occhi di tutti. Ma è evidente che in clima di austerity e con un governo di unità nazionale tutti cederanno ben presto alle sirene del pagamento del debito. La musica sarà la stessa: banche, speculatori e palazzinari hanno creato il debito, i cittadini, i lavoratori, i giovani romani dovranno pagarlo! A questo dobbiamo rispondere che il debito non lo paghiamo, neanche a Roma! È vero che con un recente decreto Roma Capitale potrà derogare dal patto si stabilità, ma questo accade già in altre città, come Milano, dove la giunta Pisapia ha sì derogato dal patto ma per finanziare il grande affare della borghesia milanese, l'EXPO. Per questo si può derogare: per permettere una pioggia di soldi pubblici da dare in pasto ai privati e a Roma, ne siamo certi, applicheranno questa norma per tutelare gli interessi milionari delle colate di cemento. Da qui la necessità di rifiutare il decreto di Roma Capitale, vero e proprio grimaldello usato dai poteri forti della città per le loro operazioni speculative. Non sarà un caso infatti che da Miccoli ad Alemanno, da Polverini a Zingaretti (futuro leader della coalizione di centrosinistra a Roma) ci sia stato un plauso bipartisan all'approvazione del decreto su Roma Capitale.
Per un partito di lotta e di opposizione!
Il dibattito che si è avuto nell'ultimo CPF, pur ribadendo la centralità dei programmi e la necessità di combattere i poteri forti attraverso un programma alternativo e la necessità di una rottura con le gestioni precedenti, si è svolto attorno alla prospettiva di aprire un tavolo di discussione col centrosinistra. Vogliamo essere chiari: se non si vuole un dibattito astratto sui "poteri forti", crediamo sia necessario anzitutto una rigorosa analisi di classe delle forze con cui andiamo a rapportarci, anzitutto del PD romano. Al di là dei discorsi da uomo per bene del segretario Miccoli, la realtà è che il PD di Roma conserva tutti i legami con palazzinari, finanza e poteri ecclesiastici che caratterizzavano il partito di Veltroni a cominciare dal capogruppo in consiglio comunale, Umberto Marroni, che, tanto per fare un esempio, rivendica il piano regolatore di Alemanno come proprio. C'è da notare, inoltre, che le crisi apertesi nel X e nel VI municipio, aperte proprio dal Partito Democratico in seno al centrosinistra, testimoniano la volontà di questo partito di guardare ad altre soluzioni politiche.
Intravediamo un pericolo: ovvero che così come accaduto a Milano, mentre gridavamo al cambiamento, il sindaco neoeletto ci sbatteva fuori dalla giunta in nome del risanamento del bilancio cercando un accordo con i centristi. La domanda che ci facciamo è: come è possibile costruire un'opposizione credibile al Governo Monti e ai partiti che lo sostengono a Montecitorio, a partire dal PD che ne è il più entusiasta, mentre vogliamo stringere un accordo con questo stesso partito in Campidoglio? Questa prospettiva ci sembra affatto verosimile e in verità dannosa se vogliamo ricostruire una forza di classe a Roma. Il nostro orizzonte deve essere quello della costruzione di una forza politica di lotta e di opposizione, tanto più in una città come Roma, dove la scure delle politiche di austerity presto si faranno sentire a prescindere dal prossimo governo che guiderà la città.
Dobbiamo lanciare una proposta unitaria a sinistra che sia in grado di parlare al sindacalismo combattivo, ai comitati per l'acqua bene comune, ai movimenti per la casa, alle forze che con noi hanno partecipato al percorso di Roma Bene Comune, e alle centinaia di cittadini e lavoratori in lotta per la difesa del terrirorio e del posto di lavoro da Technicolor, a Ciclat, da Mercedes Benz a Selex e agli asili nido. Solo rompendo con le logiche compatibiliste del PD e mettendo in campo un'ipotesi di rottura col quadro attuale saremo in grado di costruire un grande movimento di opposizione e saremo in grado di portare nelle piazze e anche in Campidoglio la voce di chi lotta per una città e un mondo diverso.
*CPF del PRC di Roma