In Italia sono 2063 i consultori familiari secondo gli ultimi dati del ministero della salute nella relazione del 2007 al parlamento sull’attuazione della legge 194. Secondo un’indagine svolta in sei città italiane (Napoli, Roma, Torino, Milano e Bologna) portata avanti dall’associazione Altro Consumo il rapporto reale è di un consultorio ogni 57 mila abitanti. Infatti molte strutture non sono aperte, sono in ristrutturazione o semplicemente sono inesistenti.
L’indagine è stata fatta su 146 strutture nelle sei città. A Milano la lista segnala 21 consultori. Due risultano chiusi e uno accorpato ad un’altra struttura. In media un consultorio ogni 70 mila abitanti. Le liste di attese per una visita vanno dai 40 ai 50 giorni.
A Bologna c’è un consultorio ogni 41 mila abitanti e il tempo di attesa è in media di 63 giorni.
A Torino i consultori presenti sono 21 ma 6 sono chiusi e la popolazione ha a disposizione un consultorio ogni 57 mila abitanti. Roma è la città con più consultori 51, sette di questi però, risultano chiusi e la media è un consultorio ogni 58 mila abitanti. Al San Camillo di Roma gli specialisti non obiettori sono tre su 50.
A Napoli i dati sono veramente sconcertanti: i consultori sono 18, ma di questi 7 sono chiusi. I tempi di attesa sono di 40 giorni. Infatti al Nuovo Policlinico, il luogo dove c’è stato il sequestro del feto, nel 2007 su 1370 donne che hanno richiesto di interrompere la gravidanza solo 862 sono state sottoposte a Ivg. Osserva Scuteri, uno dei quattro specialisti non obiettori del Policlinico, che il vero problema è che molte donne, vedendo i lunghi tempi di attesa si prenotano in più ospedali, e non trovando soluzione spesso ricorrono all’aborto clandestino. In tutti i grandi comuni della provincia, come Giugliano (300mila abitanti), Pozzuoli e altri paesi della provincia vesuviana, c’è una unica Asl per comune con un unico punto di riferimento per le Ivg. È evidente la difficoltà ad esercitare il diritto ad abortire legalmente.
Al Rizzoli di Ischia (dove due anni fa il primario finì al centro di un’inchiesta per aborti clandestini) il servizio Ivg non è mai stato istituito. A Napoli quasi il 90% degli specialisti sono obiettori di coscienza. Al Policlinico sono 54 su 60, fra cui il primario.
Le donne della Basilicata nella loro regione non hanno possibilità di effettuare l’interruzione di gravidanza e devono emigrare al centro Italia.
Intanto nel 2007 è stata finanziata l’apertura di 134 consultori cattolici in varie regioni, nei quali ovviamente non si garantisce il diritto all’aborto.
Colpisce la distanza fra le dichiarazioni dei politici a sostegno della 194 e la realtà concreta vissuta da tutte le donne.
Il fondamentalismo cattolico antiabortista dilaga nelle strutture sanitarie, i diritti sono negati nei fatti. In questo clima è parso naturale a un giudice inviare sette poliziotti (ci mancava solo la tenuta antisommossa!) al Nuovo Policlinico per indagare, raccogliere prove del reato e interrogare una donna ancora sotto gli effetti dell’anestesia, rea di aver abortito e addirittura sequestrare il feto, corpo del delitto.