Il governo socialista ha ottenuto l’approvazione quasi unanime di una legge che aumenta i poteri arbitrari di sorveglianza dei servizi segreti sulla popolazione. Un funzionario dei servizi non avrà più bisogno dell’approvazione preventiva della Commissione nazionale di controllo o del capo del governo per spiare, fino alla perquisizione domiciliare, chiunque sia sospetto di minacciare “l’indipendenza nazionale, l’integrità del territorio, la prevenzione del terrorismo, gli interessi superiori della politica estera, la prevenzione degli attacchi alle istituzioni repubblicane”. Nella formulazione ci si può ficcare dentro quel che si vuole, anche occupare un Consiglio comunale per protesta contro tagli agli asili. L’attentato a Charlie Hebdo e la successiva campagna d’unità nazionale “Je suis Charlie” sono i parenti prossimi di questa stretta anti-democratica.
Con questa legge, la classe dominante attacca la capacità di resistenza di giovani e lavoratori. Un deputato della destra gollista, Pierre Lellouche, ha commentato che con l’attuale legge i servizi segreti avrebbero potuto spiare legalmente i militanti sia nel Maggio ’68 che nello sciopero a oltranza dei trasporti nel ’95.
Parallelamente, la magistratura si accanisce contro i militanti. Gaëtan Demay è stato condannato a sei mesi di prigione, di cui due senza condizionale, per aver manifestato senza autorizzazione a Tolosa contro l’uccisione da parte della polizia dell’ecologista Remy Fraisse.
Yann Le Merrer, invece, è stato licenziato per la sua attività sindacale in Sud-Poste, non accadeva qualcosa di simile dal 1951.
L’Italia per inciso, non vuole essere da meno: la legge approvata alla Camera si fa scudo della lotta al terrorismo per rinnovare la possibilità per l’esercito di pattugliare le strade e per proteggere siti strategici.
Da due anni giornalisti di Le Monde indagano su un sistema occulto di spionaggio di massa che sarebbe orchestrato proprio dai servizi segreti. Ora il governo gliene darebbe copertura legale. Non è una novità: in epoca di crisi i capitalisti rispettano sempre meno anche i diritti democratici.