Pubblichiamo una lettera aperta dei Giovani Comunisti di Reggio Emilia sostenitori del quarto documento, insieme ad un Ordine del giorno sulle missioni militari italiane all'estero, che denuncia una grave lesione della democrazia interna al Partito ed alla sua organizzazione giovanile
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Caro compagno, cara compagna,
ti inviamo questa lettera aperta per renderti noto quanto sta accadendo nel coordinamento provinciale Giovani Comunisti di Reggio Emilia: avvenimenti che, nella loro semplicità, riteniamo di una gravità assoluta.
Durante l’ultimo attivo dei Giovani Comunisti, l’organo riconosciuto da statuti e regolamenti (oltre che dal buon senso) come il più rappresentativo della nostra organizzazione in quanto esprime la volontà di tutti gli iscritti e che ha il compito di indirizzarne l’attività politica, riunitosi in data 12/10/06 presso la federazione provinciale del Prc (a seguito di convocazione scritta che dovrebbe esserti arrivata) è stato approvato a larga maggioranza (16 favorevoli, 10 contrari, 1 astenuto) un ordine del giorno che esprimeva la richiesta di attivazione del coordinamento e dei militanti in merito al ritiro immediato delle truppe italiane dalle missioni in Iraq, Afghanistan e Libano, criticando le decisioni in materia recentemente assunte dal partito.
L’odg è stato presentato dalla minoranza in coordinamento (doc.4) dopo che, a seguito di una discussione durata due mesi, il coordinamento non ha voluto prendere alcuna posizione su questa questione, a parte bocciare a maggioranza (con una alleanza tra le aree 1, 2 e 3) le proposte da noi avanzate.
L'opportunità di conoscere l'opinione degli iscritti su questo tema, dopo le divisioni all'interno del coordinamento, si presentava appunto in occasione di quest'attivo.
La linea sul tema missioni internazionali che usciva dall'attivo degli iscritti doveva essere assunta dal coordinamento, data la centralità democratica dell'attivo e le sue funzioni. Ma così non è stato!
Durante la riunione del coordinamento provinciale di mercoledì 18/10/06 abbiamo presentato 4 proposte di volantino chiedendo che la maggioranza del coordinamento prendesse atto della volontà degli iscritti democraticamente espressa. Ma invece accadeva che una compagna della maggioranza dichiarava la non partecipazione al voto dei membri area 1, 2 e 3 e la conseguente non validità dello stesso.
Nessun regolamento approvato dal coordinamento provinciale stabilisce cosa accade in caso di non partecipazione al voto della maggioranza dei membri. Richieste delucidazioni al coordinatore provinciale, rispetto alla non validità della riunione, abbiamo ottenuto queste risposte: “mi sono informato a Roma e a Bologna” (ammettendo candidamente la ricerca del più formalista e burocratico dei cavilli per uscire da questa situazione) “è scritto su un documento approvato all’ultima conferenza nazionale, ma io non l’ho visto, ve ne farò avere copia appena possibile”.
Un voto contrario della maggioranza del coordinamento sul volantino approvato dall’attivo avrebbe palesato che il coordinatore rappresenta una minoranza dei GC a Reggio Emilia, l’astensione avrebbe invece permesso l’approvazione del volantino coi voti della minoranza, mentre con questo escamotage è stato negato il volere democratico espresso dagli iscritti durante l’attivo.
In più, avendo dichiarato la nostra intenzione di trasmettere a tutti gli iscritti il testo dell’odg approvato, ci sono giunte pressioni e velate minacce di sanzioni disciplinari affinché non lo facessimo (sempre giustificate da presunti regolamenti che non ci sono stati mostrati).
Premesso che riterremmo di una gravità assoluta (anche se effettivamente così dicesse un regolamento approvato dalla maggioranza nazionale dei GiovaniComunisti) il fatto che non sia possibile inviare agli iscritti il testo di un odg approvato dalla maggioranza dei partecipanti all’attivo, ci limiteremo per ora, a pubblicare l’Ordine del giorno sul sito della nostra componente a livello nazionale.
Con questa lettera aperta che ti inviamo vogliamo tuttavia denunciare il grave sopruso al quale gli iscritti (e quindi anche tu) sono stati sottoposti.
La maggioranza del coordinamento, che non ottiene l'appoggio dell'attivo e che poi ne ostacola la volontà democratica, da ora in avanti dovrà assumersene la responsabilità politica.
Da parte nostra continueremo il lavoro confrontandoci politicamente sul merito delle questioni, lasciando alla maggioranza del coordinamento questo atteggiamento degno del peggior burocratismo stalinista.
Restiamo a tua disposizione per qualsiasi informazione; ti invitiamo a diffondere la presente lettera aperta tra tutti i/le compagni/e iscritti ai GC o al Prc che conosci in modo tale da poter discutere con il maggior numero possibile di compagni/e come meglio rispondere a questi gravi atti antidemocratici ed intimidatori.
Contattaci ai numeri indicati sotto, porta avanti con noi questa battaglia per la democrazia interna!
Se al tuo tesseramento non ha per ora fatto seguito l’intenzione di partecipare all’attività politica militante, crediamo che questo possa essere il momento opportuno per prendere questa decisione. Possono naturalmente esistere divergenze di opinioni sulle posizioni politiche, ma non è ammissibile negare la possibilità ai compagni di sostenerle.
Ti salutiamo fraternamente a pugno chiuso.
Saluti comunisti
Davide Tognoni, membro comitato polit.feder. Prc e coord.provinc.GiovaniComunisti
Marco Paterlini , membro comitato polit.feder. Prc e coord.provinc.GiovaniComunisti
Gianluca Pietri, membro coord.provinc.GiovaniComunisti
Alessandra Lo Fiego, membro coord.provinc.GiovaniComunisti
Lorenzo Maccieri, membro coord.provinc.GiovaniComunisti
Reggio Emilia, 20/10/06
Attivo Giovani Comunisti del 12/10/2006
Nel corso dell’ultima conferenza provinciale dei Giovani Comunisti eravamo concordi sulla necessità di ritirare le truppe dall’Irak e dall’Afghanistan, temi che hanno caratterizzato anche l’ultima campagna elettorale, come ovvie richieste di milioni di persone che in tutto il pianeta, nel corso degli ultimi anni sono scese in piazza per manifestare la propria contrarietà alla guerra.
Purtroppo in questi primi mesi di governo, abbiamo visto tutta un’altra storia: le truppe non solo non sono state ritirate ma, anzi, è stato dato il via libera al proseguimento delle missioni.
A luglio Rifondazione ha votato al Senato il rifinanziamento di tutte le 18 missioni militari all’estero, in primis quella afgana. Il comando della missione in Afghanistan, ora in capo alla Nato, a sostegno di un governo fantoccio che non controlla nemmeno la capitale Kabul, ha cambiato mandato, “regole d’ingaggio” e finalità alle truppe già schierate sul territorio, tanto che anche i militari italiani sarebbero impegnati in missioni “combat”. Questo in cambio di un ritiro dall’Iraq rispetto al quale si producono dichiarazioni di intenti, ma del quale per ora non vi è traccia.
Mentre si discuteva se un’aggressione imperialista come quella afgana fosse appoggiabile dal nostro partito e dai GC, il governo, all’aprirsi del conflitto in Libano, dichiarava di essere disponibile a dispiegare un contingente nella regione sotto l’egida dell’ONU.
In Libano, dopo 33 giorni di bombardamenti ed attacchi terrestri, che hanno causato migliaia di morti e la distruzione di edifici ed infrastrutture civili (quasi un milione di sfollati), l’offensiva dell’esercito israeliano si è conclusa con una sostanziale sconfitta provocata dalla milizia Hezbollah sostenuta da una resistenza popolare di massa. Poderosa è stata la campagna di servilismo e di ipocrisia dei maggiori mezzi di informazione nel tentare di nascondere i veri obiettivi dell’imperialismo, instaurare anche in Libano un governo fantoccio fedele ai disegni politici di Washington e soci, giustificando l’intervento militare israeliano con il pretesto della cattura dei due soldati.
In realtà il governo israeliano, per non rischiare di rimanere impantanato in una situazione analoga a quella irakena ed afgana, ha contribuito alla stesura e poi accettato la risoluzione Onu 1701: l’ennesima foglia di fico posta dal “consiglio di sicurezza” o “comunità internazionale” per continuare a garantire gli interessi dell’imperialismo nella regione. Se non stessero così le cose, come si potrebbero spiegare i mancati interventi in conseguenza delle numerose violazioni delle risoluzioni ONU proprio da parte di Israele? (ritiro dell’occupazione dai territori palestinesi, rifiuto delle ispezioni nelle strutture e depositi nucleari, blocco aereo e navale in Libano, ecc.)
È opportuno ricordare che l’Unifil, la forza di interposizione che indossa i caschi blu, è presente in Libano dal… 1978! Giunta con il compito di “ristabilire la pace e la sicurezza”, non ha fermato una guerra civile, l’invasione da parte di Israele, quella della Siria, la strage di Sabra e Chatila. Israele ha invaso il Libano per la prima volta nel 1975 e dopo l’ultima guerra prima di questo conflitto ci era rimasto per 18 anni (1982-2000).
La risoluzione Onu in questione, quella che i militari italiani dovrebbero far rispettare dalla parti in conflitto, è di un’ambiguità assoluta. Prevede il ritiro di Israele e il disarmo di tutti i gruppi armati in Libano, che deve essere assolto dall’Esercito libanese assistito dall’Unifil. Il disarmo di Hezbollah è stata la condizione essenziale per l’assenso di Olmert (e di Condoleeza Rice) alla risoluzione, ma se tale disarmo venisse attuato, si scatenerebbe una guerra civile in Libano. Siccome né il governo libanese né la forza multinazionale sono in grado di compiere un’impresa simile (ammesso che lo vogliano), la risoluzione fornisce una giustificazione ad Israele per intervenire di nuovo in futuro, proprio “per disarmare Hezbollah”. La nuova missione Onu si troverà di fronte a due possibilità: o il più assoluto immobilismo, spettatrice di fronte a nuovi scontri, o diventare parte attiva nel conflitto, schierandosi con una delle due parti: nello scenario peggiore, e tutt’altro che improbabile, le truppe ONU verranno trascinate nello scontro e spinte a scontrarsi con l’Hezbollah. Questo, date le condizioni del Libano, significa trasformarsi in un esercito di occupazione esattamente come avviene in Afghanistan o in Iraq.
L’Italia dispiega contingenti di migliaia di soldati oggi in Iraq, Afghanistan, Libano e di diverse centinaia in Bosnia e in Kosovo. Questi contingenti costano ben 560 milioni di euro a semestre (a questo dato sono da aggiungere i 280 milioni di euro annui previsti per il Libano).
Intanto sul fronte interno il partito approva in consiglio dei ministri una finanziaria caratterizzata da tagli alla sanità, alla scuola, agli enti locali, tanto che l’editoriale di Bocconetti su Liberazione del 04 ottobre dice testualmente: “No, non è la finanziaria di Rifondazione…In ogni caso non l’ha scritta Rifondazione che la voleva tutta diversa” e, riportando dichiarazioni del Segretario Franco Giordano “credo che sia proprio questa la definizione giusta: prova ad avviare una redistribuzione del reddito”, ma “c’è il rischio che la riduzione del prelievo sia azzerata dalle tasse indirette”.
La diplomazia delle grandi potenze, con o senza l’ONU, anche se ammantata di retorica, da decenni ha contribuito a negare al popolo palestinese il diritto all’autodeterminazione.
Pace e giustizia in Palestina e in tutto il Medio Oriente possono venire solo dalla ripresa del protagonismo dei giovani, dei lavoratori al di sopra delle frontiere. Solo una lotta rivoluzionaria contro le ingerenze dell’imperialismo e contro la corrotte ed incapaci classi dominanti dei paesi arabi può porre le basi di una pace giusta che rispetti i diritti di tutti popoli. (*in questo punto va inserito l’emendamento riportato sotto) In questo contesto le posizioni espresse dai nostri parlamentari riguardo alle missioni, sono in netta contraddizione con la posizione assunta e difesa più volte dal partito e dai GC riguardo alla guerra, e alla politica di questi ultimi anni sviluppata nei confronti della guerra.
L’attivo pertanto si impegna a rilanciare, e sollecita il coordinamento provinciale affinché si impegni per appunto a coordinare, la mobilitazione dei GC sul terreno del movimento contro la guerra, rivendicando con forza il ritiro immediato delle truppe italiane dagli scenari irakeno e afgano e sviluppando una campagna contro la partecipazione del governo alla missione in Libano, impegnandosi affinché tutto il PRC sia coinvolto e conseguente sulla parola d’ordine del no alla guerra. Non ci possono essere riduzioni del danno o calcoli di mero opportunismo governista riguardo al massacro dei popoli del Medio Oriente!
Pertanto inizieremo una vasta campagna in ogni scuola, università e posto di lavoro con l’obbiettivo di riconquistare l’autonomia dei Gc e del Prc rispetto alle politiche guerrafondaie della maggioranza moderata dell’Unione.
OdG sottoscritto dai seguenti compagni/e:
Gianluca Pietri, membro del CPF
Davide Tognoni, membro del CPF e del coord.provinc.GC
Marco Paterlini, membro del CPF e del coord.provinc.GC
Saverio Rossi
Pietro Tosi
Marco Bolognesi
Alessandra Lo Fiego, membro del coord.provinc.GC coord.prov.CSP
Ambra Montanari
Lorenzo Maccieri, membro del coord.provinc.GC
Marco Tronconi
Lorenzo Borgonovo
Katia Iori
Marco Costa
Federico Baricchi
Federico Menozzi
Riepilogo della votazione: favorevoli: 16 contrari: 10 astenuti: 1
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Emendamento proposto dal compagno Michele Zuelli (membro del CPF e del coord.provinc.GC)
Facciamo appello ai lavoratori di tutto il mondo a moltiplicare la lotta per sconfiggere questa occupazione seguendo queste parole d’ordine: no all’occupazione imperialista del Libano; difesa della sua indipendenza nazionale; difesa del diritto del popolo libanese di armarsi contro il sionismo e contro i propri sfruttatori nazionali. Appoggiamo la lotta in corso per liberare i diecimila prigionieri politici nelle carceri israeliane, distruggere il muro dell’apartheid e recuperare le terre espropriate, smantellare le colonie sioniste nei territori occupati e porre fine al blocco militare di Gaza e delle sue frontiere da parte dell’esercito israeliano.
Riepilogo della votazione: favorevoli: 16 contrari: 8 astenuti: 3