Una lezione per i lavoratori in tutta Europa
Il 17 maggio oltre centomila lavoratori hanno sfilato per le città greche per protestare contro la politica antioperaia del governo socialista di destra di Konstantinos Simitis. Questo è il secondo sciopero generale in un mese. Oltre ai battaglioni tradizionali del movimento operaio: metalmeccanici, tipografi, edili sono entrati in lotta nuovi settori della classe operaia che in passato non si segnalavano per la loro militanza.
Allo sciopero erano presenti anche gruppi di artisti, scrittori, musicisti, camerieri, lavoratori delle imprese funebri, parrucchieri, estetisti e persino poliziotti. C’erano anche gruppi di piccoli proprietari: garage, negozi e molti studenti.
Si potevano vedere persino dei sacerdoti ortodossi con le loro sottane nere. Il taglio alle pensioni tocca anche loro ed evidentemente non si accontentano di attendere la ricompensa divina.
Gli scioperi generali in Grecia del 26 aprile e del 17 maggio avranno conseguenze importanti per tutta l’Europa. Il terremoto sociale sta facendo vacillare la classe dominante greca.
La Grecia è l’anello debole del capitalismo europeo. Negli ultimi anni i tassi di crescita sono stati abbastanza alti, ma gli investimenti produttivi sono calati e i soldi si sono orientati verso il settore dei servizi: banche, assicurazioni, borsa, supermercati, ecc. Allo stesso tempo sono andati distrutti molti rami industriali.
La Grecia ha beneficiato dei fondi Ue per finanziare ambiziosi progetti di opere pubbliche, il nuovo aereoporto di Atene, ferrovie e ponti. Ma nel nuovo panorama economico i soldi dell’Europa finiranno. Il governo greco attualmente sta spendendo montagne di soldi per i prossimi Giochi Olimpici del 2004, ma il costo di questo progetto ha superato di due volte il preventivo di spesa e tutto lascia pensare che questa avventura provocherà gigantesche perdite economiche.
Nonostante la crescita del Pil del 3-3,5% negli ultimi anni, la base dell’economia resta molto debole. Gli scambi commerciali con l’Europa sono deficitari a dimostrazione che il capitalismo greco non è in grado di competere con i principali rivali europei. Inoltre per entrare nell’Euro il governo greco ha dovuto applicare dure misure di austerità e tagli al bilancio che hanno provocato i due scioperi generali.
Gli unici settori economici che negli ultimi due anni sono fioriti sono quelli speculativi e parassitari. Si sono investite enormi quantità di denaro nella borsa che alla fine sono andati in fumo per il crollo degli indici.
Le prospettive per l’economia greca sono pessime. I principali indici economici si dirigono verso il basso. Il debito pubblico supera il 100% del Pil, la disoccupazione è al 12%. Alla classe dominante greca non resta altro rimedio che tagliare ulteriormente la spesa pubblica.
La forza del proletariato
Per anni la classe operaia si è messa sulla ritirata subendo gli attacchi del capitale. Il numero di scioperi scendeva ogni anno. Nel 1990 ci sono state 265 scioperi alle quali parteciparono 2.133.389 lavoratori, nel ‘98 gli scioperi erano 38 e i lavoratori 214.564. Le cifre della militanza al sindacato sono più o meno simili: 782.507 iscritti nell’81, 440.000 nel 2001.
Ma, come spiegava Trotskij quando parlava del processo molecolare della rivoluzione, sotto la superficie lo scontento è andato accumulandosi ed è maturato fino ad arrivare a un punto critico quando la quantità si trasforma in qualità e qualsiasi incidente può provocare un esplosione sociale.
Vedendo la crisi del sindacato, Simitis si è convinto ad approvare più leggi antioperaie, includendo la flessibilità e il diritto al licenziamento libero. Questo provocò una reazione furiosa che già lo scorso autunno costrinse i dirigenti sindacali a convocare due scioperi generali in ottobre e in dicembre.
Ma gli scioperi dello scorso anno (particolarmente quello di dicembre) non ebbero un grande successo perchè i lavoratori non confidavano nella direzione sindacale che non aveva intenzione di portare avanti seriamente la lotta: "Perchè perdere un giorno di salario in un azione inefficace che non può ottenere nulla?".
La scintilla che ha provocato l’incendio è stata la proposta di Simitis di ridurre drasticamente le pensioni.
Il 26 aprile
Il 26 aprile tutto il malcontento è emerso alla superficie. Ci sono state assemblee roventi in tutta la Grecia. I dirigenti sindacali hanno sentito la pressione dal basso e hanno cominciato a prendere le distanze dal governo.
Quando il governo si è accorto che si stava scontrando con una ribellione di massa è entrato in panico e ha ritirato la legge aprendo un tavolo delle trattative. Il governo pensava che sarebbe stato sufficiente per revocare lo sciopero, ma si sbagliava. Incapaci di frenare la situazione i dirigenti sindacali hanno cominciato a fare eco all’indignazione popolare esigendo il ritiro della legge, negandosi a trattare e minacciando persino il governo di condurre una "guerra sociale".
Lo sciopero generale ha avuto un appoggio massiccio, il più grande dal 1974 quando in Grecia ci fu una situazione rivoluzionaria. Alla manifestazione di Atene hanno partecipato 200mila lavoratori con uno spirito molto combattivo.
Come un gran sasso che cade nello stagno, lo sciopero generale ha provocato un’irradiazione di onde che è continuata ben oltre la manifestazione. Al posto del vecchio pessimismo si è fatta strada un’idea nuova: "Possiamo vincere!".
L’attivismo sindacale è aumentato, persone che non si erano mai interessate sono assetate di discussioni politiche. Questo forse è il risultato più importante dello sciopero del 26 aprile.
Anche i settori più oppressi e calpestati hanno cominciato a far sentire la loro voce. Le prostitute di Atene hanno iniziato a organizzarsi e manifestare i loro diritti. Ora queste donne vedono che la loro lotta contro la schiavitù è parte della lotta dell’insieme della classe operaia. C’erano anche loro alla manifestazione anche se erano senza striscione per timore di rappresaglie.
Il 17 maggio allo sciopero c’era anche il Partito comunista (Pke). Le ripercussioni iniziano a sentirsi anche nel partito socialista (Pasok). I dirigenti sono stati chiaramente toccati dallo sciopero. Diversi vecchi sostenitori di Simitis hanno iniziato ad allontanarsi da lui.
Le ripercussioni nel Pasok
Si iniziano a vedere le prime fratture nella direzione. Come effetto delle pressioni dal basso Tsochatzopoulos, l’ex ministro della difesa distintosi per il suo entusiasmo verso la Nato e per i bombardamenti in Yugoslavia, ora cita Marx!
Fino ad ora la borghesia greca era contenta di Simitis, nella misura in cui faceva il lavoro sporco. Ma Simitis ormai non può più controllare la classe operaia e quindi smette di essere utile. L’atteggiamento della borghesia greca verso il Pasok è sempre stato "usa e getta".
Essendo l’ala destra del Pasok borghese in tutto tranne che nel nome, non sarà difficile scindere il Pasok. Ma i problemi per i capitalisti sono solo cominciati. Il partito della borghesia, Nuova Democrazia, si scontrerà col movimento della classe operaia in condizione di crisi economica e sociale. In queste condizioni con il Pasok all’opposizione, una rapida svolta a sinistra del partito è probabile. Le possibilità per i marxisti greci cresceranno con la polarizzazione della società tra destra e sinistra.
I recenti sviluppi in Grecia sono una risposta decisiva per tutti questi codardi, disertori e scettici che negano il potenziale rivoluzionario della classe operaia. La manifestazione si è caratterizzata per un enorme spirito di lotta e di allegria. La cosa più interessante è che il governo ha ritirato la legge sulle pensioni prima dello sciopero. L’ambiente combattivo continua e provocherà altri scioperi. Dalla lotta difensiva passeranno all’offensiva. Come diceva un’attivista sindacale: "La psicologia della gente è cambiata. Molti lavoratori non credevano che si potesse obbligare Simitis a fare marcia indietro. Dopo molti anni la gente si rende conto che si può fare!" La classe operaia ha cominciato a muoversi, il genio è uscito dalla lampada non sarà facile ricacciarlo dentro.