La rivista medica The Lancet ha recentemente pubblicato uno studio degli impatti delle misure di austerità in Grecia sulla salute della popolazione greca. Con un governo italiano che si appresta ad accelerare sulla linea della spending review, conviene studiare attentamente questi dati.
Il governo greco ha fedelmente seguito le indicazioni di taglio della spesa pubblica imposte dalla Troika a seguito dei piani di salvataggio. L'ex minitro della Salute, Andreas Loverdos, ha dichiarato che “l'amministrazione pubblica Greca usa la mannaia [per ottenere i tagli]”
Grecia: lavoratori della sanità in corteo |
Lo studio affronta diversi campi. Il primo è quello della prevenzione alla diffusione dell'Hiv. A fronte di un aumento dell'uso di eroina, sono stati tagliati del 10% le siringe monouso sterili e del 24% i preservativi distribuiti. Il numero di nuove infezioni da Hiv fra chi fa uso di droghe con iniezionie è salito da 15 nel 2009 a 484 nel 2012. Per il 2013 è previsto un dato doppio di persone affette da tubercolosi rispetto all'anno prima.
Per la prima volta da 40 si registra il ritorno della malaria.
Dal 2009 al 2011 il budget degli ospedali pubblici è stato ridotto del 26%. la spesa farmaceutica pubblica è stata ridotta dai 4,37 miliardi del 2010 a 2,88 miliardi nel 2012, e il prossimo obiettivo è arrivare a 2 miliardi nel 2014. Alcune medicine sono diventate introvabili in Grecia, a meno che tu possa pagare privatamente il prezzo pieno. Nella regione dell'Achaia secondo un'inchiesta il 70% delle persone non può permettersi l'acquisto delle medicine prescritte dal proprio dottore.
Da una parte aumentano le spese dirette per l'assistenza medica, dall'altra manca la copertura assicurativa dal momento che quest'ultima è vincolata al lavoro, e i nuovi disoccupati fra i 29 e i 55 anni sono coperti per 2 anni al massimo. Fra chi non ha copertura assicurativa, sono 800mila quelli che avrebbero diritto a una copertura statale ma non la ricevono (così come non ricevono sussidi di disoccupazione di cui avrebbero diritto).
Il finanaziamento statale per la salute mentale è sceso del 20% dal 2010 al 2011, e di un altro 55% dal 2011 al 2012. Questo a fronte di evidente logoramento della salute mentale della popolazione greca, effetto della crisi. L'incidenza di casi di depressione maggiore è passata dal 3,3$ del 2008 all'8,2% del 2011; fra le cause principali ovviamente la condizione economica personale o familiare. Dal 2009 al 2011 sono aumentati del 36% i tentativi di suicidio; le morti per suicidio sono aumentate del 45% dal 2007 al 2011.
I bambini a rischio povertà sono il 30,4% nel 2011 (dal 28,2% nel 2007). I bambini nati sottopeso sono aumentati del 19% dal 2008 al 2010. I bambini nati morti sono aumentati del 21% dal 2008 al 2011, a causa (secondo uno studio della Scuola Nazionale Greca di Salute Pubblica) dell'accesso ridotto a servizi medici prenatali per donne incinte. Il tasso di mortalità infantile, in discesa da lungo tempo, è risalito del 43% dal 2008 al 2010, sia per morti neonatali sia post-neonatali (quindi per condizioni economiche delle famiglie oltre che per mancato accesso a cure per neonatali).
Lo studio si conclude criticando le misure di austerità e i tagli diretti contro la spesa sanitaria e auspicando modelli di gestione della crisi di tipo islandese. Peccato che anche in Islanda i piani di salvataggio abbiano causato un peggioramento del livello di vita, e soprattutto il debito delle banche islandesi aveva un peso estremamamente limitato, e il ripudio (parziale) di quel debito era tutto sommato accettabile dal sistema finanziario internazionale. Oggi i paesi del Sud Europa indebitati vengono costretti a pagare fino all'ultimo euro. Cosa questo significhi lo spiegano i dati citati sopra. L'alternativa alla diffusione di questi dati in sempre più paesi è l'avbbattimento del sistema capitalista. Una questione, senza retorica, di vita o di morte.