Il partito guidato da Alexis Tsipras ha ottenuto il 36,34% dei voti, diventando il primo partito del paese. Un risultato che esprime a gran voce la richiesta della fine delle politiche di austerità!
Nuova democrazia, il partito tradizionale della classe dominante greca, che era al governo in coalizione col Pasok (socialisti), perde la metà dei seggi, fermandosi al 27,81%. Il Pasok subisce un crollo catastrofico, arrivando al 4,8%, quando solo 5 anni fa era al 44%.
I neonazisti di Alba dorata perdono alcune decine di migliaia di voti, una forza per ora marginale ma che rimane in prospettiva utile per la classe dominante. Il Kke (comunisti) aumenta lievemente i propri consensi, arrivando al 5,47% che sommati ai voti di Syriza consegnano il 42% a partiti provenienti dalla tradizione comunista, un fatto senza precedenti in un paese occidentale. Solo pochi anni fa a Nuova democrazia e al Pasok andavano il 90% dei voti.
L’affermazione di Syriza rappresenta la crisi politica della classe dominante e l’estrema polarizzazione della società greca. Hanno votato per Syriza più del 50% dei disoccupati, nei quartieri operai delle grandi città Syriza prende più del 40%, tra i giovani tra i 18 e i 37 anni arriva al 41,1. Conquista inoltre settori della piccola borghesia colpiti dalla crisi che tradizionalmente votavano altro.
Il prezzo pagato dal popolo greco in questi anni di crisi è stato altissimo, con il crollo di più del 26% del Pil dal 2008 e un debito pubblico che è al 175% del Pil, una cifra che come tutti sanno la Grecia non potrà pagare mai. Quattro milioni di persone, quasi la metà della popolazione, vivono in povertà, 400mila famiglie non hanno reddito e un terzo dei bambini è denutrito. Il risultato elettorale è in primo luogo il riflesso del terremoto accaduto in questi anni nella società greca e del cambiamento radicale nella coscienza delle masse.
Il popolo greco si è mobilitato ampiamente negli anni scorsi con manifestazioni di massa e ben trenta scioperi generali senza smuovere il governo di coalizione. Il voto a Syriza è un voto per rompere con i governi precedenti e rappresenta la richiesta esplicita di una politica a difesa dei lavoratori e dei giovani.
Nonostante infatti Syriza abbia ammorbidito il proprio programma rispetto a quello del 2012, per la prima volta dopo decenni i lavoratori hanno potuto votare per un governo che, nonostante le ambiguità, promette di andare contro la Troika e l’Unione europea. Un’opportunità storica che potrebbe essere un esempio contagioso per l’intera Europa. La classe dominante lo sa benissimo, non è un caso che durante la campagna elettorale abbia ammorbidito le critiche nei confronti di Syriza proprio in vista di una sua vittoria.
Com’è noto Syriza per pochi seggi non ha potuto formare un governo monocolore, scegliendo di allearsi con Anel, il partito dei Greci indipendenti, non facendo alcuna pressione in direzione del Kke, per convincerlo a governare insieme. Una scelta sbagliata, che è una crepa, per ora piccola, nel governo e che è stata osteggiata solo dalla Tendenza comunista di Syriza. Anel infatti, anche se si dichiara contraria al Memorandum, è un partito organicamente borghese. Nato da una scissione di Nuova democrazia, ha un programma che esprime punti di vista reazionari e anti-operai su tutte le questioni fondamentali ed è prevedibile che opporranno riserve a tutte le proposte di Syriza che confliggeranno con gli interessi della classe dominante ellenica. Aspetto che prima o poi sarà inevitabile e dalle cui scelte dipenderà il successo di Syriza.