Nel racconto di George Orwell, 1984, ogni cosa era capovolta. Il Ministero dell’Abbondanza presiedeva su tutta la povertà universale, la polizia segreta era stata rinominata Ministero dell’Amore ed ultimo, ma non meno importante, c’era il Ministero della Verità, specializzato in falsa propaganda.
Nelle prime ore della guerra in corso è diventato subito evidente che la manipolazione sistematica dell’opinione pubblica era un’arma in mano a Londra e a Washington, dispiegata allo stesso modo dei missili Cruise e Tomahawk. Il Ministero della Verità ora sta lavorando a pieno regime, 24 ore al giorno.
È un’attività assolutamente necessaria. L’imperialismo USA mostra i denti, ma ad uso e consumo del pubblico tutto deve apparire sotto una luce pulita, civilizzata ed accettabile. Il compito di presentare il mostro come un gigante gentile a cui sta a cuore solo l’umanità sofferente è affidato a una certa schiera di creature semi-umane che appaiono in quelli che sono spassosamente nominati “briefings” (ovvero sessioni informative) dalla Casa Bianca.
Nessuno sa da dove queste creature provengano, ma compaiono con monotona regolarità in ogni grande crisi nazionale nella quale il pubblico ha bisogno di essere rassicurato che il proprio destino è salvo nelle mani dell’Onnipotente e Misericordioso. L’ultima reincarnazione di questa singolare razza è un certo Ari Fleischer, che nessuno conosceva prima e di cui nessuno si curerà dopo.
Sono tutti uomini eleganti di mezza età, con calvizie incipiente e di aspetto rispettabile. L’ultimo punto è vitale, dal momento che si è inclini ad ascoltare sfacciate menzogne solo quando sono pronunciate da una persona dall’aria compunta e molto rispettabile.
In secondo luogo, essi devono assomigliare il più possibile ai robot e agli androidi che si è soliti vedere in film come Guerre Stellari. I muscoli facciali devono essere così scolpiti da non tradire alcun accenno di sentimento umano. Non devono avere un cuore, un’anima e una coscienza, e solo tanto cervello quanto sia strettamente necessario a leggere i testi preparati e consegnati quindici minuti prima dell’inizio della sessione dal Pentagono.
La trasmissione di queste informazioni che non contengono informazione alcuna deve essere svolta con voce assolutamente piatta e monotona, il più possibile simile a quella di una macchina. Ci si potrebbe quasi aspettare che da un momento all’altro l’oratore si fermi all’improvviso e debba essere ricaricato come un orologio o gli si debba inserire una monetina nell’orecchio sinistro per farlo ricominciare.
Sopra ogni altra cosa, non devono possedere alcun senso dell’umorismo che possa tradirli mentre leggono le affermazioni più bestiali contenute in questi fogli, come quella che il Sig. Fleischer ha appena letto.
L’affermazione in questione è che il Sig. Bush non è affatto isolato sulla scena internazionale, come tutti noi credevamo erroneamente, ma che di fatto egli gode di grande popolarità e di indubbio sostegno in molti paesi.
La “Coalizione dei volenterosi”
La Coalizione dei volenterosi (ovvero dei paesi “ben disposti”), secondo il Sig. Fleischer, è un grande (e crescente) gruppo di paesi che si sta radunando sotto la bandiera degli Stati Uniti. Ne fanno parte - si rende noto - almeno 35 paesi, in tutti i continenti, con 1,8 miliardi di persone e un Pil di miliardi di dollari.
Quali sono queste nazioni ben disposte? Qui il Sig. Fleischer ritorna alla sua migliore facciata robotica. Alcuni, afferma, sono pubblicamente volenterosi, mentre altri lo sono in forma privata. Vale a dire che alcuni di questi grandi alleati sono piuttosto timidi e reticenti persino a fornire i loro nomi. Altri, tuttavia, sono molto disponibili - di fatto, disponibili a fare quasi tutto ciò che George W. Bush chieda loro.
Suona pertanto strano che così pochi tra loro siano disposti ad inviare truppe in Iraq. Tale piacere è riservato a un selezionato gruppo di vecchi amici: americani, inglesi e australiani. Non datevi pena - dicono - gli altri 32 circa sono “con noi in spirito”.
Tra coloro che sono solidali “in spirito”, benché assenti nel corpo, ci sono la Lituania, l’Uzbekistan e l’Afghanistan. L’ultimo è un paese solo nominalmente, con un Governo il cui potere non oltrepassa i dintorni di Kabul e il cui Presidente è in grado di restare vivo solo grazie alle guardie del corpo americane. La misura in cui l’Afghanistan è in grado di sostenere un’opinione autonoma negli affari internazionali è perciò soggetta a un ragionevole dubbio.
Secondo il Presidente Bush, questi sono paesi che sentono profondamente le questioni di “pace e libertà”. Tra di loro, Israele è sicuramente uno dei più volenterosi. Eppure per vari motivi la Casa Bianca non ne parla mai. Il fervente impegno di questa nazione per la pace è, naturalmente, noto a tutto il mondo.
Poi c’è l’Uzbekistan. Il fatto che questo paese sia governato da un brutale dittatore che tortura e assassina gli oppositori non dovrebbe in nessun caso sminuire il suo impegno per la causa della libertà.
Ci sono inoltre la Polonia, l’Ungheria e la Repubblica Ceca. Sono i paesi della “Nuova Europa” di Donald Rumsfeld, aspiranti regimi borghesi disposti a prostrarsi per ottenere l’elogio (e gli investimenti) dagli USA. Ma questo non riflette il punto di vista della stragrande maggioranza dei polacchi e degli ungheresi.
L’ultimo numero di Newsweek ammette che “Tra il 70 e l’80 per cento degli ungheresi, cechi e polacchi sono contrari a una guerra americana in Iraq, con o senza l’avvallo della Nazioni Unite”. Persino Vaclav Klaus, filoamericano, thatcheriano e accanito sostenitore del libero mercato, ha affermato la scorsa settimana che sull’Iraq la sua posizione era allineata a quella del suo popolo, ovvero contro gli USA.
È pertanto abbastanza chiaro che tutta la faccenda della Coalizione dei volenterosi si sgonfia per trasformarsi in una gigantesca frode. Anche il dato dei 35 paesi è un imbroglio, messo in atto perché George Bush padre nella prima guerra del Golfo disponeva di una coalizione di 30 paesi, inclusi Francia, Russia e Germania, mentre Bush junior ha solo una sgangherata e prevalentemente fittizia accolita di paesi di scarsa importanza.
La coalizione tra George e Bush
Nei giorni del declino della Repubblica romana, quando Giulio Cesare era in procinto di impadronirsi del potere, la popolazione ironizzava sul fatto di essere sotto il consolato di Giulio e Cesare. Per la legge dovevano esserci due consoli, ma l’altro era solo una figura decorativa per mascherare il fatto che Cesare deteneva tutto il potere e prendeva tutte le decisioni per proprio conto.
Nel 21° secolo abbiamo la coalizione di George e Bush.
Gli 1,8 miliardi di persone che si dice formino la sua “Coalizione” si spiegano probabilmente con la presenza della Lituania. L’enorme ricchezza è probabilmente il risultato del Pil dell’Afghanistan, e il tenace impegno per la democrazia è senza dubbio spiegato dalla presenza dell’Uzbekistan.
La Turchia, mentre risolutamente rifiutava di concedere alle truppe americane di passare sul proprio territorio per attaccare l’Iraq del nord, è stata debitamente ringraziata dal Sig. Bush (per bocca del Sig. Fleischer) per aver gentilmente concesso agli americani di usare almeno lo spazio aereo turco allo scopo di polverizzare le città irachene.
Ma a questo punto è avvenuto qualcosa di imprevisto. Un giornalista americano ha posto al Sig. Fleischer una domanda inopportuna: È stata fatta qualche concessione al Governo turco per il favore? Per esempio, è stata data mano libera all’esercito turco per intervenire contro i curdi nell’Iraq del nord?
Fleischer è rimasto raggelato per una frazione di secondo, poi immediatamente ha ripreso il suo aplomb robotico: si era parlato di una consistente somma di denaro accantonata per comprare la disponibilità della Turchia. Questo denaro, ha affermato l’inespressivo Sig. Fleischer, non era più oggetto di offerta. “E sulla seconda parte della vostra domanda non ho nulla da dire”.
In altri termini, sì, abbiamo fatto quella promessa. In cambio del permesso di sorvolo del territorio turco per massacrare gli iracheni, all’esercito turco sarà concesso di entrare nell’Iraq del nord e massacrare i curdi. Un semplice atto di scambio e, come tutti sanno, un equo scambio non è una rapina.
I “pupi parlanti” di Blair
Gli americani, per essere onesti, non detengono il monopolio di queste creature robotiche. Gli inglesi, come su tutte le altre questioni, hanno dimostrato una notevole abilità ad imitare gli stili sviluppati oltreoceano.
Durante il conflitto in Kossovo abbiamo visto balzare alla ribalta uno di questi, Jimmy O’Shea (o un nome simile: sono troppo insignificanti per essere ricordati), mai visto fino ad allora. In realtà il nostro Jimmy era stato selezionato unicamente per lo stesso motivo per cui Lord Robinson (il “cervello della Gran Bretagna”) fu nominato Segretario Generale della NATO: per evitare di mettere un americano sulla linea del fronte. Avevano bisogno di un “uomo in prima linea”.
Ma come portavoce della NATO Jimmy (o era Jamey?) non ebbe esattamente successo. Ricordava troppo un venditore di auto usate di Croydon (e molto probabilmente lo era). A volte farfugliava goffamente e perdeva persino le staffe con i giornalisti. Non sia mai! Ovviamente gli americani diedero ai loro amici britannici alcuni seri consigli.
In conseguenza di ciò il posto di Jimmy è stato al momento occupato da un burocrate chiamato (ma qual’è il suo nome...) O’Brien. Questo individuo assomiglia molto al tipo di preside dalla faccia di pietra che ogni studente impara ad odiare. È quasi buono quanto i ‘pupi parlanti’ americani, eccetto per il fatto che un’imitazione non potrà mai essere valida come l’originale che l’ha ispirata.
Il miglioramento rispetto a Jimmy è subito evidente: ecco un’inconsueta abilità a riferire le menzogne più atroci senza nemmeno il più piccolo moto di ciglia. Quest’uomo è un fenomeno. Non sbatte nemmeno le palpebre. Lui non sorride mai. I suoi occhi fissano la telecamera con una sorta di espressione glaciale come se non fosse veramente lì, come se fosse in un’altra galassia. Forse lo è.
Questi ‘pupi parlanti’ giungono in diverse forme e dimensioni, ma sono identici nello stile e nel contenuto. Queste “macchine calcolatrici essiccate” sono fedele espressione della falsità, banalità, cinismo, e nel contempo della crudeltà senza cuore e dal sangue freddo della macchina politica e militare di cui sono creature servili.
Tuttavia hanno qualche speranza di migliorare se stessi e persino di ascendere ad alte cariche sotto il New Labour. Possono trarre speranze guardando all’uomo che è attualmente Ministro della Difesa, Geoff Hoon. Il Sig. Hoon ha sperimentato un’ascesa alla fama veramente notevole. É una nullità proveniente dalla classe media che ha realizzato il sogno accarezzato da tutte le nullità: diventare qualcuno.
Un paio di anni fa nessuno l’aveva mai sentito nominare. Se il suo nome fosse stato citato, la gente avrebbe chiesto: Geoff CHI? Ma Geoff è ora al centro dell’attenzione internazionale, universalmente rispettato e ammirato, specialmente nel Partito Conservatore. Non è affatto sorprendente, dal momento che Geoff Hoon parla come un conservatore quando prende la parola alla Camera dei Comuni. Egli inoltre vede, agisce e pensa come un conservatore.
Secondo le regole della logica, se qualcuno sembra un conservatore, parla come un conservatore e agisce e pensa come un conservatore, allora è un conservatore. Il fatto che sieda nelle file dei laburisti è solo un lieve incidente, o un comico malinteso. I discorsi del Sig. Hoon sulla guerra in Iraq forniscono le prove necessarie a dimostrare quest’affermazione.
Il Sig. Hoon prende le sue responsabilità di ministro molto seriamente. Fa persino visita alle truppe sulla linea del fronte - o molto vicino ad essa. Arriva fresco fresco da Londra tutto elegante ed elargisce alcune parole di incoraggiamento ai “suoi ragazzi”, la maggior parte dei quali sono giovani figli della classe operaia di Sunderland e Liverpool che si sono arruolati per sfuggire alla disoccupazione.
Questi ragazzi sono giunti da poco nel Golfo per un conflitto del quale capiscono poco e interessa loro ancor meno. L’interesse principale è sistemare le cose al più presto e tornare dalle loro famiglie. Il loro equipaggiamento è un disastro; gli stivali si sciolgono al calore del deserto (nessun problema - dice il Ministero - toglieteli di tanto in tanto e lasciateli respirare); persino le uniformi erano del colore sbagliato (il verde non è esattamente il colore per mimetizzarsi nel deserto). Soffocano dentro le tute protettive, le maschere antigas e le armature con la temperatura che si innalza. Stanno per rischiare le loro vite, devono uccidere o essere uccisi. Ma non dobbiamo preoccuparci, avranno pensato, il cortese Sig. Hoon è venuto da Londra per stare fra di noi.
Così mentre gli squadroni britannici erano doverosamente schierati sull’attenti dai loro ufficiali per incontrare l’elegante Sig. Hoon, noi possiamo farci una buona idea di cosa pensavano di lui i soldati e dei commenti che si passavano tra loro una volta fuori della portata degli ufficiali. Ma questo non sarebbe pubblicabile.
In questa iniqua guerra di aggressione i giovani proletari sono stati mandati per volere di Hoon e Blair a combattere in una causa che non appartiene loro. Simpatizziamo con loro e con i loro familiari a casa. Ma il nostro atteggiamento verso i cosiddetti ministri “laburisti” che li hanno spediti là è la più profonda indignazione.
Quanto ancora dobbiamo tollerare questa situazione? Per quanto il nome di laburista sarà disonorato da un manipolo di politicanti borghesi che sono entrati nel partito solamente per fare carriera facendogli cambiare rotta per trasformarlo in uno strumento del grande capitale in Gran Bretagna e dell’imperialismo USA all’estero?
Non è tempo che i sindacati e la base prendano una grossa scopa e facciano pulizia?