È uscita la rivista teorica
La pubblicazione di questo numero della nostra rivista teorica dedicato a Cuba non richiede grandi spiegazioni. Cuba non solo è da decenni uno dei punti di riferimento obbligati nel dibattito del movimento operaio internazionale, ma torna oggi più prepotentemente che mai alla ribalta. La malattia di Fidel Castro alimenta tanto le speranze della Casa Bianca e dell’emigrazione controrivoluzionaria di Miami, quanto i timori di migliaia di militanti di sinistra che temono di vedere l’Isola imboccare la strada di un ritorno al capitalismo.
Nel 1995 pubblicavamo un opuscolo intitolato Cuba, una rivoluzione al bivio, da tempo esaurito, nel quale ci interrogavamo sul futuro della rivoluzione cubana. Erano forse gli anni più duri della storia post-rivoluzionaria di Cuba, gli anni in cui il blocco era asfissiante e gli effetti del crollo del blocco sovietico, per anni principale partner economico di Cuba, si facevano sentire drammaticamente.
Oggi la situazione è assai diversa. L’America latina torna nuovamente a vedere le masse scendere in campo, nel tentativo eroico di rompere le catene di un’oppressione che negli anni ’80 e ’90 pareva avere ridotto la classe operaia e i contadini al completo silenzio. A partire dall’esplosione argentina del 2001, in tutto il continente le masse sono di nuovo in movimento, fino alla gigantesca mobilitazione che ha scosso il Messico lo scorso anno.
La trionfale rielezione di Chavez alla presidenza del Venezuela, ha aperto un nuovo capitolo nella rivoluzione venezuelana e continentale. Per la prima volta dal 1979, quando i sandinisti entrarono a Managua, si torna a parlare di rivoluzione socialista. Chavez ha annunciato la volontà di distruggere il vecchio Stato, di nazionalizzare le forze produttive privatizzate negli anni ’90, di garantire la “proprietà sociale dei mezzi strategici”. Il giorno del giuramento del presidente, il Washington Post ha titolato la sua corrispondenza da Caracas: “Chavez accelera la rivoluzione socialista del Venezuela”. La rivoluzione nicaraguense si fermò a mezza strada, sconfisse la dittatura ma non completò la transizione socialista e venne sconfitta dal blocco e dall’intervento Usa. Oggi la storia offre una nuova possibilità alle masse latinoamericane: se un paese – e oggi il Venezuela è il più vicino – sfondasse il muro, potrebbe aprire una strada sulla quale potrebbero facilmente seguirlo altri, a partire dalla Bolivia e dall’Ecuador.
Il futuro della rivoluzione cubana si deciderà in questo scontro sull’arena continentale. Una federazione socialista fra Cuba, Venezuela, Bolivia come primo passo verso l’unione rivoluzionaria dell’intero continente non appare più come un’utopia irraggiungible, ma come qualcosa di concretamente applicabile.
I testi che presentiamo in questa rivista si propongono di contribuire a questo dibattito che deve necessariamente attraversare anche la sinistra in Europa.
Il primo e più ampio testo è la riproposizione quasi integrale di un opuscolo scritto da Jordi Rosich e pubblicato nel 2004 dai nostri compagni del Militante in Spagna. Si tratta di un’ampia rivisitazione della storia del movimento rivoluzionario a Cuba, della rivoluzione del 1959 e della successiva svolta socialista, e analizza altresì il rapporto fra l’esperienza cubana e quelle del “socialismo reale”, l’influenza sovietica e i suoi effetti, le somiglianze e le differenze tra l’esperienza sovietica e quella cubana.
Tuttavia il dibattito su Cuba e il suo futuro non può oggi essere riproposto meccanicamente negli stessi termini in cui si poneva negli anni ’60 o ’70. Il tracollo dell’Urss ha privato Cuba del suo principale sostegno economico e diplomatico, ma ha anche necessariamente posto in termini differenti le sue prospettive, come già accennato. Questo tema viene approfondito nell’articolo di Alessandro Giardiello, che propone una riflessione sui compiti dei rivoluzionari in relazione alla situazione cubana.
Infine l’articolo di Roberto Sarti richiama alcuni punti salienti dell’evoluzione del pensiero politico del Che, un tema tanto più rilevante alla luce delle polemiche sugli scritti inediti.
Come sempre, ogni commento, osservazione e critica saranno graditi.