Un eclatante atto di “razzismo istituzionale” giustificato da un operazione anti-droga che, secondo le dichiarazioni rilasciate lo stesso giorno dall’assessore alla sicurezza del Comune di Parma, Monteverdi (Udc), era andata a buon fine grazie alla competenza ed alla professionalità mostrate dagli agenti della P.M. Dopo l’aggressione, la rabbia in città è montata fra gli immigrati. Dopo anni di reciproca diffidenza, le varie comunità hanno cominciato ad interloquire tra di loro e con le organizzazioni e gli attivisti di sinistra della città. I lavoratori immigrati della Fiom si sono riuniti in un coordinamento di lotta e diversi delegati operai immigrati hanno partecipato ad una iniziativa convocata dal Prc sui temi del lavoro migrante e della solidarietà fra lavoratori immigrati e italiani, alla presenza del compagno Stefano Galieni, responsabile nazionale immigrazione di Rifondazione. Il sabato successivo al pestaggio di Emmanuel un presidio spontaneo ed auto-organizzato, al quale Rifondazione comunista ha dato la sua adesione contribuendo alla riuscita dell’iniziativa, ha visto la presenza di più di 1.000 persone, tanti immigrati e soprattutto, per la prima volta, tanti giovani di seconda generazione.
Le organizzazioni politiche, sociali e sindacali che hanno partecipato a questa mobilitazione si sono poi costituite in Assemblea permanente e hanno costruito varie iniziative di lotta (presidi, volantinaggi, assemblee pubbliche) all’interno di un percorso che ha portato alla convocazione di una manifestazione nazionale, fissata per il 29 novembre, contro il razzismo e la “Carta della sicurezza urbana” firmata a Parma la scorsa primavera da vari sindaci del Nord Italia sia di destra che del Pd. Nella Carta della Sicurezza Urbana possiamo trovare due ordini di richieste fondamentali: l’aumento dei poteri ai sindaci per quel che riguarda il controllo del territorio e la disposizione di finanziamenti per le cosiddette opere di riqualificazione.
Il controllo del territorio e la conseguente azione repressiva disposta dai sindaci è a nostro avviso funzionale a mantenere i migranti e le fasce più deboli della popolazione in condizioni di estrema ricattabilità sociale. La conseguenza economica di tale ricatto è il mantenimento del costo della manodopera a bassi livelli generando così uno scenario di “guerra fra lavoratori”, per cui il ricatto finisce per cadere sulla testa di tutti: per lavorare, migranti ed italiani, sono costretti ad accettare salari sempre più bassi.
Le opere di riqualificazione, inoltre, permettono di ‘recuperare’, cioè rendere più belle e appetibili dal punto di vista del mercato, le zone delle città che hanno perso di valore perché abitate da proletari e immigrati, permettendo ai proprietari d’immobili di vedere il proprio patrimonio aumentare di valore, grazie all’intervento pubblico. Per attuare senza opposizioni questi provvedimenti, si è cercato di infondere insicurezza negli abitanti delle città attraverso martellanti campagne mediatiche, con conseguente aumento della tensione sociale e dell’odio razziale. Non è un caso se negli ultimi mesi abbiamo assistito all’omicidio di 6 ragazzi africani a CastelVolturno, all’omicidio di Abba a Milano, al pestaggio di un operaio cinese a Tor Bella Monaca, a quello di Emmanuel a Parma, agli inviti da parte di gruppi di Alleanza Nazionale e dell’estrema destra al linciaggio di una comunità di africani a Pianura, e una lunga lista di aggressioni potrebbe continuare…
Queste violenze sono la diretta conseguenza del clima di odio razziale e di caccia all’immigrato scatenato dai partiti di destra e dal Pd, dai governi che si sono succeduti in questi anni e dalle amministrazioni locali. Utilizzando lo spauracchio dell’immigrato, descritto come l’origine di ogni crimine e di ogni male, si cerca di dividere i lavoratori e di deviare contro lo “straniero” la rabbia per le proprie condizioni di vita. L’obiettivo dell’attuale campagna razzista è infatti proprio quello di schiacciare ogni possibile solidarietà tra italiani e immigrati, scaricando sui più poveri il peso della crisi economica. Al contrario, il tentativo delle mobilitazioni che si sta cercando di costruire e a Parma è invece quello di ricostruire le ragioni della solidarietà e dell’unità tra lavoratori, qualsiasi sia il colore della loro pelle o la loro nazionalità. I contenuti radicali della piattaforma di convocazione della manifestazione del 29 novembre si muovono proprio in questa direzione: ritiro dei Pacchetti sicurezza Maroni e Amato e delle leggi Bossi-Fini e Turco-Napolitano, pari trattamento nei luoghi di lavoro, abolizione del lavoro nero e di tutte le leggi sulla precarietà, diritto di cittadinanza e all’istruzione per tutti i figli dei migranti, una politica orientata a garantire la vera sicurezza fatta di servizi sociali, sicurezza nei cantieri e sui posti di lavoro, politiche per la casa.
Organizziamoci da tutte le federazioni e dai territori per questo importante appuntamento di lotta.
Scarica il volantino che convoca la manifestazione