Nessun compromesso sui part-time
• Diritti per i terzisti! •
A novembre del ‘97 si è chiuso il processo di ristrutturazione aperto dall’Ups il 6 marzo che prevedeva la "decapitazione" di 150 lavoratori. Dopo mesi di lotta in azienda e a livello internazionale, i licenziati sono stati "solo" 27, "scelti" tra i lavoratori più anziani, donne e delegati sindacali.
Comunque alla fine dell’anno si sono dimesse dalla ditta oltre 170 persone di cui 90 a Milano. La maggioranza ha abbandonato
per le pressioni psicolo-giche ricevute e per l’insicurezza del posto di lavoro.
Questo ha determinato anche un vuoto di operatività e di programmazione che l’azienda ha coperto con l’assunzione di nuovo personale part-time e a tempo determinato!
Una piccola vittoria è stata la decisione del tribunale di Milano di reintegrare uno dei delegati licenziati.
La Rsu aveva spiegato che questa ristrutturazione non sarebbe stata l’unica. Infatti, abbiamo visto una seconda fase del processo, con l’allontanamento di dirigenti aziendali per il restringimento della struttura e il sotterraneo e drammatico processo di ristrutturazione, nelle filiali più piccole senza una presenza sindacale, attraverso il ricatto aziendale: o ti trasformi in part-time oppure il trasferimento. Così è stato nelle filiali di Novara, Ravenna e Bolzano.
In controtendenza abbiamo visto una lotta ammirevole a Bergamo dove, contro il sabato forzato, si è richiesto nuovo
personale e la riassunzione dei licenziati.
Per mesi abbiamo atteso un incontro con il ministero del lavoro, senza successo, per ridiscutere la procedura, ma
"la volontà della speranza" dei vertici sindacali nazionali non è stata sufficiente nonostante "il governo amico".
Abbiamo più volte richiesto di incontrare l’azienda a livello nazionale ma è stato peggio di un parto cesareo. Solo il 15 aprile si è tenuto l’incontro.
Eravamo pronti allo scontro ma per la prima volta ci siamo trovati davanti una direzione pronta ad illustrare la situazione, la volontà di rimanere in Italia, la crescita delle spedizioni (del 30%, tra marzo‘97 e marzo 98): tutto avvenuto con meno persone quindi frutto di un aumento impressionante della produttività.
Pillole di ottimismo essendo il loro reale obbiettivo un’altro: proporre nuove terziarizzazioni in modo "indolore" spostando il personale in altri uffici. Un processo, inarrestabile, che sta trasformando la filiale Ups Italia in un semplice scalo di smistamento.
C’è poi il mancato rispetto di una clausola prevista dal contratto nazionale: la quota del 25% di part-time sul totale dei dipendenti. In Ups questa percentuale è oggi al 32%.
L’azienda vuole trasformare i lavoratori da full-time a part-time sulla base del modello americano. Dove ciò è stato attuato ha portato a uno scollamento tra lavoratori e sindacato e a un aumento dello sfruttamento.
I lavoratori si oppongono a tutto ciò, e per questo a Milano in assemblea hanno discusso e votato a favore di alcune decisioni importanti che intendono portare avanti:
1) verificare con l’azienda lo stato reale dei dati che ci ha fornito sull’attività produttiva, cercando di sapere i dati reali sui costi.
2) vigilare sugli spostamenti di uffici.
3) discutere il rientro del lavoro terziarizzato in società e cooperative locali migliorandone la qualità.
4) continuare la nostra battaglia, per migliorare le condizioni dei lavoratori terziarizzati, informandoli dei loro diritti e proponendo nuove condizioni
5) pretendere l’applicazione piena del contratto riguardo la percentuale del part-time.
6) ribadire la necessità di un collegamento internazionale con un comunicato a tutti coloro che dal mondo hanno solidarizzato con la nostra lotta, e incalzare le strutture nazionali per costruire la struttura europea del Cae (Comitati aziendali europei).
Il documento è stato votato dai lavoratori e chiederemo che venga discusso e assunto a livello nazionale.