Pirelli di Bollate:
La lotta per il contratto aziendale
Abbiamo discusso con alcuni giovani lavoratori della Pirelli di Bollate situata in provincia di Milano. Ci siamo fatti spiegare come si è svolta la la lotta per il contratto aziendale e quale ruolo hanno avuto i giovani. Giovani per lo più alla loro prima esperienza di lotta e assunti in Contratto formazione lavoro.
In questi ultimi mesi gli oltre 400 lavoratori della Pirelli di Bollate sono stati impegnati in una lotta per la contrattazione aziendale.
La discussione si è subito incentrata sull’entità del premio di obbiettivo (che spetta una volta ogni anno a tutti i lavoratori al raggiungimento degli obbiettivi di produzione).
L’azienda si rifiutava di darci più di un milione e mezzo, mentre noi ritenevamo troppo bassa questa cifra, tenendo anche conto che in altri stabilimenti del settore i premi di obbiettivo sono maggiori. Inoltre non ci risultava che la Pirelli fosse propriamente sul lastrico: solo nel settore pneumatici è passata da un risultato netto di 29 miliardi di lire (1995) a 120 miliardi (1997). E mentre la Pirelli raddoppiava di anno in anno i profitti noi operai abbiamo visto solamente aumentare i ritmi di lavoro, le pressioni a produrre di più e ad andare sempre più veloce, i controlli asfissianti sulle pause, le richieste di fare straordinari, ecc.
Per un certo periodo era quasi normale sentirsi chiedere di rimanere 2 ore in più e addirittura è capitato più volte di ricevere telefonate a casa da parte dei capi che ti chiedevano se venivi a fare gli straordinari di domenica! Naturalmente erano sempre i giovani in Contratto formazione lavoro (Cfl) a essere le prime vittime, che talvolta accettavano solo per paura.
Inizia la lotta
Di fronte al rifiuto ripetuto della Pirelli non ci è rimasta che la strada della lotta. Da settembre sono stati bloccati tutti gli straordinari e sono partiti i primi scioperi. Scioperi che sono andati via via intensificandosi più si protraeva la posizione intransigente dell’azienda.
Le assemblee erano diventate molto più combattive delle precedenti, oramai si parlava chiaramente di come procurare il maggior danno possibile all’azienda, quali erano le modalità di sciopero che più avrebbero danneggiato la Pirelli ecc. Per tutto il mese di ottobre gli scioperi sono continuati tutti i giorni e l’adesione era sempre totale. Si era deciso di scioperare un ora al giorno per ogni turno, che in pratica dato che lavoriamo in ciclo continuo (tre turni al giorno) voleva dire che la Pirelli ogni giorno rimaneva ferma tre volte per un ora. Questo faceva in modo che la perdita per i lavoratori era modesta, mentre per la Pirelli il danno era molto maggiore, dato che il continuo bloccare e far ripartire le macchine andava a scardinare tutta la produzione. Proprio in un momento in cui all’azienda servivano le nostre gomme la produzione calava a picco e c’erano un sacco di commissioni che non riusciva più a garantire.
L’adesione agli scioperi è sempre stata totale, all’ora prestabilita schiacciavamo i pulsanti che fanno fermare i macchinari e ce ne andavamo col silenzio che improvvisamente calava in tutta la fabbrica. Il fatto è ancora più significativo tenendo conto che a lavorare a Bollate siamo oramai in stragrande maggioranza giovani e quasi tutti in Cfl. Alcuni operai anziani si sono chiesti come è possibile che dei Cfl si mettessero a scioperare; eppure non solo accadeva, ma succedeva spesso che erano proprio questi giovani ad essere tra i più convinti e combattivi.
A fine ottobre l’azienda finalmente cede qualcosa. La proposta consisteva in un premio di obbiettivo di un milione e 900mila lire per gli ultimi tre anni (‘98-‘99-2000), mentre per quest’anno, dato che non c’è più tempo per stabilire i parametri e calcolare gli obbiettivi, ci proponevano una "una tantum" di un milione. In più volevano che accettassimo alcune proposte quantomeno sospette (sul tipo di turnazione, sul passaggio di consegne, sui corsi di formazione) che rischiavano di peggiorare le condizioni di lavoro. Tutte le assemblee dei lavoratori hanno respinto con decisione questa proposta e sono stati proclamati nuovi scioperi (mettendo anche in programma un giorno di protesta in viale Fulvio Testi a Milano sotto la direzione centrale della Pirelli).
L’orientamento generale era che il milione e 900mila potevamo anche accettarli, mentre la "una tantum" di un milione per quest’anno decisamente non ci soddisfaceva, anche perché se non c’è più il tempo per stabilire gli obbiettivi ciò non è addossabile ai lavoratori bensì all’arroganza della Pirelli che da giugno non ci riconosce gli aumenti che ci spettano. Riguardo alle proposte "organizzative" s’è deciso di metterle da parte: prima il premio di obbiettivo.
Le ritorsioni sui giovani
Mentre continuavano gli scioperi il primo novembre è accaduto un fatto che è andato ad inasprire i rapporti con l’azienda. Un giovane a cui scadeva proprio quel giorno il Cfl è stato licenziato. Di solito i Cfl venivano sempre riconfermati, tranne che per rinunce personali o per fatti realmente gravi. Di norma, comunque, se c’erano problemi il lavoratore veniva avvisato sei mesi prima e si vedeva insieme il da farsi. Quello che è accaduto invece sfiora lo scandalo: a parte che non ci risulta che l’operaio in questione sia incorso in sanzioni disciplinari così gravi da decretarne il licenziamento, quello che lascia sconcertati è la modalità con il quale è successo.
Al giovane a soli quattro giorni dalla conferma del contratto è stata fatta un’offerta dall’azienda: se lui accettava di firmare le dimissioni volontarie la Pirelli gli avrebbe pagato tre mensilità di stipendio. Il lavoratore ha rifiutato perché voleva continuare a lavorare. Il primo novembre, l’ultimo giorno, all’ultima ora, agli ultimissimi minuti, all’operaio dicono che doveva andare all’ufficio del personale.
Quando tutti oramai uscivano dal lavoro a questo giovane veniva detto che doveva ridare indietro il badge (il cartellino) perché lui era licenziato. Dopo due anni di lavoro in Pirelli, licenziato così, senza un chiaro motivo! Eccola la vera faccia della Pirelli, l’arroganza di cui è capace quando c’è da eliminare qualcuno che dà fastidio, perché questa è la questione, così stanno le cose. Appreso della notizia gli operai di quella squadra hanno subito proclamato 2 ore di assemblea, oltre agli scioperi già in programma. La RSU in un comunicato ha criticato i metodi dell’azienda e si sta tentando di fare ricorso per vie legali. Scioperi con assemblee saranno tenute in tutte le squadre per discutere dell’accaduto.
L’epilogo della lotta
Gli scioperi sono continuati ancora fino all’ultima tornata di assemblee. La direzione alla fine ha ceduto e l’accordo siglato prevede un milione e 900mila per gli ultimi tre anni e un milione e 400mila lire per quest’anno. Tutte le altre proposte su nuove turnazioni ecc. sono state per il momento ritirate.
Le assemblee hanno approvato a maggioranza l’accordo, considerato da molti operai come uno dei migliori da molti anni a questa parte, anche se in certe squadre non pochi erano ancora disposti ad andare avanti. Una cosa però è chiara a tutti: scioperare è servito, l’azienda è stata costretta a cedere. Questo è l’insegnamento da tenere ben presente quando inevitabilmente i lavoratori riprenderanno la lotta per cambiare le condizioni di vita in azienda.