Da settembre a luglio scorsi abbiamo attraversato un fase intensa di avvenimenti: il percorso di scioperi in difesa dell’articolo 18 culminati con lo sciopero di 8 ore il 18 ottobre 2002, la lotta durissima alla Fiat, le mobilitazioni contro la guerra in Iraq iniziate a Firenze il 9 novembre e poi proseguite nei mesi successivi, gli scioperi per il contratto dei metalmeccanici e infine la campagna per il sì al referendum sull’articolo 18.
Ci pare utile fare alcune riflessioni sull’andamento della nostra stampa nel corso di questi avvenimenti.
Nelle tre edizioni dell’autunno 2002 (da settembre a dicembre) abbiamo venduto 5.503 copie di cui 1.010 nella sola giornata del 18 ottobre con una presenza in 22 cortei. A novembre abbiamo partecipato ai lavori del Forum sociale europeo a Firenze e in quella settimana abbiamo venduto 101 copie e 485 copie alla manifestazione conclusiva contro la guerra del 9/11. La lotta dei lavoratori Fiat ci ha imposto una maggior presenza oltre che alle loro iniziative più in generale davanti alle fabbriche. In particolare ringraziamo i nostri sostenitori che nel dicembre scorso sono andati a Termini Imerese per portare la nostra solidarietà e far conoscere il nostro giornale. In quell’occasione abbiamo venduto 40 copie il che ci ha mostrato la simpatia e l’interesse degli operai con cui siamo stato accolti. A livello nazionale nel corso delle mobilitazioni dei lavoratori Fiat (nov-dic 2002) abbiamo venduto in cortei assemblee e davanti alle fabbriche 306 giornali, coprendo 35 posti di lavoro.
I mesi successivi ci hanno visto impegnali nelle iniziativa contro la guerra. Al corteo del 15 febbraio 2003 abbiamo venduto 326 copie. Da gennaio fino al 12 aprile (data dell’ultimo corteo nazionale) abbiamo venduto 1.334 copie intervenendo a livello nazionale in 75 iniziative (presidi e cortei) contro la guerra.
Ci pare importante sottolineare il grande sforzo della redazione che non appena è scoppiata la guerra è riuscita ad uscire con una edizione straordinaria che è durata 10 giorni e che ha venduto 1.007 copie: è interessante notare che nei cortei e nelle iniziative contro la guerra sono state vendute 153 copie, il resto in diffusioni davanti alle scuole, ai luoghi di lavoro, nei luoghi di passaggio come mercati, stazioni, ecc. mostrandoci come il tema della guerra ha permeato tutta la società e la discussione e il desiderio di approfondire quel tema è stato tanto, e forse più, presente al di fuori degli appuntamenti “ufficiali”.
Da gennaio a giugno in cinque edizioni più quella straordinaria abbiamo venduto 7.551 copie con una media di 1.373 copie a edizione. Nello stesso periodo dell’anno scorso la media è stata di 1.551 copie, un calo dell’11%. La ragione è che dopo la guerra abbiamo assistito ad un calo non solo delle mobilitazioni, ma più in generale della partecipazione alle iniziative, una sorta di pausa di riflessione necessaria dopo due anni di intense mobilitazioni.
Come i nostri lettori sanno, la diffusione della nostra rivista si caratterizza con una presenza costante davanti ai luoghi di lavoro e di studio.
Particolarmente nella fase successiva alle grandi mobilitazioni abbiamo intensificato proprio questo tipo di diffusione. In passato raggiungevamo una trentina di scuole e altrettanti posti di lavoro, da gennaio a giugno, abbiamo raggiunto un media di quaranta scuole e di trentacinque posti di lavoro, con una punta di 56 nel mese di giugno come risultato dell’attività attorno al contratto dei metalmeccanici e della campagna per il referendum per l’articolo 18: in sei mesi da gennaio a giugno abbiamo venduto in modo regolare una media di 221 copie per edizione in assemblee, presidi, cortei e davanti ai luogi di lavoro.
Nello stesso periodo davanti alle scuole abbiamo venduto in media per edizione 192 copie, con una punta massima nell’edizione di gennaio-febbraio dove sono state diffuse 251 copie davanti alle scuole, a dimostrazione di quanto il dibattito sulla guerra fosse sentito particolarmente fra gli studenti.
Le mobilitazioni di questi ultimi due anni hanno mostrato una grande generosità di milioni di persone, lavoratori e studenti, ciononostante nessuno degli obiettivi per cui si è lottato è stato raggiunto: la flessibilità nel mondo del lavoro si estende in modo selvaggio, il contratto dei metalmeccanici resta impantanato, la pacificazione del mondo è lontana anni luce e questo governo prepara nuove polpette avvelenate su pensioni e quant’altro.
Il nostro giornale vuole dare il suo contributo nella riflessione sul bilancio di queste mobilitazioni, vuole anche mostrare i limiti delle direzioni del movimento sia sul piano sindacale che politico e per questo vogliamo attrezzarci per migliorare la nostra capacità di diffusione, con una presenza più capillare e costante proprio laddove esistono le risorse per rovesciare questo sistema: i luoghi di lavoro, le scuole, le università.