E' da troppi anni ormai che molti giovani non riescono a trovare un lavoro stabile dopo gli studi: la disoccupazione giovanile è ormai arrivata al 42% e continua ad aumentare.
Da quando però è stato introdotto il “pacchetto Treu”, nel ’98, c’è una via di mezzo tra l’essere un giovane lavoratore e un disoccupato. Si tratta dello stage, dipinto come un’ottima opportunità per studenti, diplomati o laureati per incrementare le competenze e per avere più possibilità di ingresso nel mondo del lavoro. Per dirla con una battuta, è quel famoso “cercasi diplomati o neolaureati con esperienza” che spesso leggiamo sui (pochi) annunci di lavoro.
In realtà però si tratta di lavoro spesso non pagato, della durata media di sei mesi, a cui le aziende ricorrono molto spesso, dati i costi praticamente nulli di assunzione: ampliamento dell’organico a costo zero, in pratica!
Nel 2013 sono stati attivati circa 300mila tirocini, il 10% in più rispetto all’anno precedente, a cui hanno partecipato sia studenti degli istituti tecnici sia giovani neolaureati. Molto spesso, per questi ultimi, lo stage è l’unica possibilità di lavoro che si apre dopo aver terminato gli studi: circa il 30,4% degli stagisti sono laureati.
Per gli studenti dei tecnici partecipare a uno stage è praticamente obbligatorio, specie per chi si iscrive a un istituto alberghiero (Federalberghi stima che nel 2013 sono stati utilizzati 46.310 stagisti divisi tra ristoranti, villaggi turistici e hotel) o a un istituto industriale, ma la lista è davvero lunga.
Nel 2012 il 42% dei diplomati hanno partecipato a uno stage non pagato. Forse un modo per mettere a tacere la mancanza di ore di laboratorio fondamentali per gli istituti tecnici e professionali? Chi lo sa…
Il problema è che per quanto il tirocinio possa essere dipinto come una grande opportunità, di fatto non lo è. Non c’è nessuna garanzia infatti che al termine dello stage si possa essere assunti, anzi! Di tutti quelli che vi partecipano, solo il 12,5% vengono assunti, un dato in drastico calo rispetto solo al 2009, quando a essere assunti erano il 28% degli stagisti (un dato comunque basso rispetto alla quantità di tirocini attivati).
Ma i problemi non sono solo a fine percorso, sono anche durante! Il pacchetto Treu, con i quali gli stage sono stati normati giuridicamente, non prevede l’obbligo di retribuzione per i tirocini da parte delle aziende che ne usufruiscono, e anche con le successive modifiche (la legge Fornero in primis) la musica non è cambiata. Eccetto pochi casi in cui le aziende prevedono un salario abbastanza dignitoso per gli stagisti, nella gran parte delle situazioni i tirocinanti o non sono pagati, oppure gli viene dato semplicemente un rimborso spese forfettario di circa 300 euro al mese, di certo non sufficienti a costruirsi un futuro. Ecco perché a lorsignori fa molto comodo! Secondo un’indagine di Unioncamere, nelle grandi aziende su mille dipendenti 27 sono stagisti. Non è un caso che nel 2013 siano aumentati gli stage attivati nei settori più colpiti dalla crisi e dalla spending review, a cominciare da turismo e ristorazione, commercio ed enti pubblici.
Regione Lombardia, per esempio, attiva ogni anno almeno 300 tirocini da svolgersi in enti pubblici, della durata complessiva di un anno e non rinnovabili, e per i quali è previsto il solo rimborso spese. E, dato che si prevedono 85mila tagli di personale nelle aziende pubbliche a livello nazionale, eccome se fa comodo!
La lista degli esempi potrebbe essere lunga a iniziare dal caso di Expo 2015 dove, con tutta l’approvazione di Cgil, Cisl e Uil ci saranno ben 18.500 persone che potranno fare “un’esperienza di lavoro” totalmente gratuita.
Non è entrando nel circolo vizioso dei lavori precari e sottopagati che i giovani lavoratori potranno incrementare le loro competenze specifiche e garantirsi un futuro.
Lavorare meno, lavorare tutti (a parità di salario) non è solo uno slogan: è il solo modo di girare la ruota della crisi occupazionale dall’altra parte.