Brevi note sulla Direzione nazionale del Prc (15 novembre)
Tra gli effetti collaterali della caduta del governo Berlusconi c’è indubbiamente quello di avere messo in crisi la proposta politica del Fronte democratico col centrosinistra, centro della proposta politica della mozione Ferrero Grassi.
A quanto pare il segretario ha inviato una lettera ai dirigenti nazionali della mozione 1 spiegando come abbia da intendersi e applicarsi la sua linea nella nuova situazione. A giudicare dalla cacofonia sentita negli ultimi giorni, anche nei congressi di circolo, tale lettera non deve essere stata molto convincente, motivo per cui è stata opportunamente convocata la Direzione nazionale. Fatto positivo poiché ha permesso al partito di dibattere in sede ufficiale e comune.
La riunione ha mostrato fino a che punto la nuova situazione abbia gettato nella confusione il gruppo dirigente nazionale; noto di sfuggita che questo di per sé smentisce l’idea, ripetuta fino alla nausa, che la proposta di alleanza col Pd sarebbe solo un elemento tattico e marginale nell’insieme della linea della segreteria: il venir meno di un elemento secondario non giustificherebbe il dibattito al quale abbiamo partecipato.
A dire di Ferrero ci troveremo in forti difficoltà in quanto il governo Monti godrà di un consenso derivante dall’entusiasmo per la caduta di Berlusconi. Di fatto, pur senza dirlo, si teme di restare "isolati" rispetto a un Pd che si getta nel sostegno a Monti: per questo gruppo dirigente perdere di vista il Pd è come perdere la stella polare. Non a caso nella relazione Ferrero ha detto che non basterà denunciare il “tradimento del Pd”. Alla nostra domanda diretta di cosa esattamente avrebbe “tradito” il Pd sostenendo Monti, il segretario si è corretto dichiarando che in effetti era un errore parlare di tradimento. Aneddoti a parte, è chiaro che qui ad essere “tradite” dal Pd non sono le speranze popolari ma le speranze del segretario di potere accedere al sospirato accordo elettorale.
Si dipinge un quadro a tinte fosche nel quale vi sarebbe un consenso popolare al governo Monti, qualcuno ha parlato addirittura di "luna di miele", si paventa che possa prendere provvedimenti che incontrerebbero il favore popolare quali una patrimoniale o il taglio dei costi della politica, si mette in dubbio che ci sarà una opposizione sociale al governo, si dice che non ci sarà un attacco al welfare ma piuttosto una sua ristrutturazione in direzione del “privato sociale” si dice che ci sarà una opposizione di destra e di estrema destra e al tempo stesso ci si dilunga nello spiegare quanto sarà difficile opporsi da sinistra a Monti… insomma la paura regna sovrana.
Il dibattito fra i sostenitori della mozione 1 in direzione ha mostrato un allargarsi delle differenze politiche: poiché è chiaro a tutti che la questione del "fronte democratico" è oggi fuori dalla realtà ed emergono con più chiarezza le divisioni tra chi la considerava una proposta “tattica” e chi gli attribuisce un carattere più strategico e di lunga durata (tralasciamo qui le incoerenze e le contraddizioni che a nostro modo di vedere caratterizzano entrambe queste posizioni). Ulteriori problemi sono da prevedersi alla luce delle dichiarazioni del segretario del Pdci Diliberto che gratifica il governo Monti di una “discontinuità” che si dovrebbe a suo dire mettere alla prova dei fatti… un'altra tegola sulla Federazione della sinistra, dopo che il congresso nazionale del Pdci si era concluso chiedendo al Pd un patto di legislatura per cinque anni.
Eleonora Forenza e Imma Barbarossa hanno presentato un documento alternativo a quello della maggioranza della segreteria; il testo dichiara che “il fronte democratico è oggi, a maggior ragione, non riproponibile”. Aggiungiamo noi che altrettanto non riproponibile è una posizione emendataria rispetto a quella linea.
Ad ogni modo nelle conclusioni è stato chiarito che la proposta del fronte democratico rimane valida fino a un minuto prima che venga votata la fiducia al governo Monti; successivamente potrà essere usata in forma “retrospettiva” e polemica, si dovrà quindi rinfacciare al Pd di non avere colto questa magnifica occasione.
Insomma, abbiamo una linea per 24 o 48 ore (fino a quando Monti avrà la fiducia): successivamente non avremo la linea, ma la nostalgia di una linea che non c’è più…
Rimane la necessità di costruire una autentica e forte opposizione e non c’è dubbio che su questo terreno tutto il partito si ritroverà ad agire unito. Tuttavia nel dichiarare fin da ora il nostro impegno su questo terreno, non vogliamo nascondere il fatto che una linea giusta non nasce solo dai cocci di una linea sbagliata, ma da una autentica riflessione critica che sappia individuare il nocciolo dell’errore.
Il documento approvato a maggioranza e quello, respinto, presentato da noi.