Una stretta repressiva sta avvolgendo il Messico. Tale stretta sta colpendo anche la tendenza marxista Militante, la sezione messicana della Tendenza Marxista Internazionale. In Messico dal dicembre scorso si è insediato il presidente Felipe Calderon. La sua elezione è stata del tutto illegittima in quanto macchiata da pesanti frodi elettorali. Per mantenersi al governo ha usato fin dall’inizio la repressione più spietata, segno del suo isolamento nella società messicana.
Il 17 luglio scorso il compagno Adan Mejia, uno studente di 25 anni dell’Università autonoma nazionale, membro della tendenza marxista Militante ed attivista dell’Assemblea popolare dei popoli di Oaxaca (Appo) è stato arrestato insieme a decine di altri attivisti della Appo.
Tuttora si trova rinchiuso in carcere, accusato di traffico di droga e detenzione illegale di armi. Ambedue le accuse sono state inventate ed in realtà l’arresto del compagno è parte di una nuova ondata repressiva contro il movimento rivoluzionario di Oaxaca.
Inoltre la mattina del 7 agosto scorso a Città del Messico centinaia di poliziotti hanno disperso una manifestazione pacifica presso il Politecnico nazionale (Ipn), di studenti e di loro parenti che rivendicavano il libero accesso all’istruzione universitaria. Anche in Messico esiste il numero chiuso che colpisce soprattutto i ceti meno abbienti. La protesta era stata organizzata dal movimento degli studenti non ammessi (Mena) e dal Comitato di lotta degli studenti del politecnico (Clep-Cedep).
Otto attivisti studenteschi, tutti militanti del Mena e del Clep-Cedep (quattro di loro anche membri della tendenza marxista Militante) sono stati arrestati ed accusati di sequestro di persona, ribellione, detenzione illegale di armi, danni alla proprietà e furto. Anche in questo caso tutte le accuse sono inventate. In realtà l’attacco del governo di Felipe Calderon è la risposta alla sacrosanta rivendicazione di un’educazione gratuita, di massa e di qualità per i figli dei lavoratori.
Grazie ad una campagna di protesta nazionale ed internazionale gli otto compagni sono stati rilasciati su cauzione tra il 16 agosto ed il 30 agosto. Buona parte delle accuse della magistratura contro gli attivisti del Mena rimangono tuttavia in campo.
Giovedì 13 settembre in più di 15 città in Europa e nel resto del mondo si sono tenuti presidi e proteste per la liberazione di Adan e degli altri prigionieri politici. In Italia abbiamo organizzato tre appuntamenti davanti all’ambasciata di Roma ed ai consolati di Milano e Firenze a cui hanno partecipato diverse decine di persone. A Roma abbiamo incontrato anche l’ambasciatore che si è impegnato a fornirci una risposta scritta ufficiale sulla vicenda di Adan Mejia.
La mobilitazione per la liberazione di Adan e il ritiro delle accuse nei confronti degli attivisti del Mena andranno comunque avanti fino al raggiungimento dei nostri obiettivi.
I compagni messicani stanno affrontando ingenti spese: fino ad ora tra cauzione per i compagni del Mena liberati, parcelle degli avvocati per Adan Mejia, trasporti ed altro i costi della campagna hanno superato i 6200 euro.
Invitiamo tutti i nostri lettori a contribuire e a sostenere anche economicamente gli sforzi dei compagni messicani, effettuando un versamento sul Ccp n° 11295201 intestato ad AC Editoriale, specificando nella causale “per il Messico”.
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