Dal nostro corrispondente a Lahore
dal sito In defence of Marxism
Settecento persone sono arrivate, dopo un viaggio di 11 ore, con un treno coperto di bandiere rosse e metà di loro provenivano dal Kashmir,.
Un'immagine del congresso
Alla fine il totale dei partecipanti ha superato le più rosee previsioni: ben 1486 compagni. Molti sono dovuti restare fuori o sedersi per terra. C’erano numerosi invitati da tutto il mondo, ma forse la delegazione più significativa era quella proveniente dall’India che aveva al suo interno anche dei deputati del parlamento federale e dello stato del Kashmir. Non esiste nessun’altra luogo al mondo dove lavoratori indiani e pakistani possano ritrovarsi insieme e discutere di politica in un vero spirito internazionalista.
Alle pareti della sala erano stati appesi grandi ritratti di Marx Engels, Lenin e Trotsky, e striscioni con slogan rivoluzionari del tipo “Non abbiamo nulla da perdere se non le nostre catene. Abbiamo un intero mondo da conquistare”.
La prima sessione è stata introdotta dal marxista britannico Alan Woods che ha parlato della situazione a livello mondiale, collegando la crisi che attraversa il Pakistan a quella più generale del capitalismo internazionale, sottolineando la necessità di una Federazione socialista del subcontinente indiano come unica via d’uscita.
La tragedia del Kashmir è la riprova di tutto ciò. Come ha spiegato il compagno Lal Khan, dirigente della tendenza marxista, “Il Kashmir era un paradiso ma l’imperialismo inglese, insieme alla classe dominante indiana e pakistana, ha reso la regione un inferno, dove il terremoto ha dato il colpo di grazia. In una situazione così estrema, la tendenza marxista ha saputo essere all’altezza, trasformando la rabbia della gioventù kashmira in rivolta”.
Il dibattito sulla situazione in Pakistan ha rivelato l’estrema instabilità della situazione politica, economica e sociale. Come ha spiegato Manzoor Ahmed, il deputato marxista nel parlamento pakistano: “I giorni di Musharraf sono contati. La situazione economica è disastrosa con un deficit del bilancio statale enorme. Mentre la gente ha bisogno di cibo il governo spende miliardi in armamenti tra i più moderni. Bush ha attaccato pubblicamente Musharraf nella sua visita recente ad Islamabad. Gli imperialisti vorrebbero sostituirlo con un governo di coalizione tra il Partito popolare pakistano e la Lega musulmana. Sarebbe un governo di crisi, e preparerebbe la strada a sviluppi rivoluzionari come quelli del 1968-69. Ma questa volta è presente una poderosa tendenza marxista che si potrà candidare alla direzione del movimento.”
Il parlamentare marxista Manzoor Ahmed
La crescita dell’organizzazione si può verificare dalla partecipazione al congresso stesso. C’erano compagni da ogni parte del Pakistan: dal Punjab, dal Kashmir e dal Baluchistan, dal Sindh, da Karachi e dal Pashtunistan, la regione conosciuta un tempo come frontiera del Nord-ovest ed anche, per la prima volta, dal Waziristan, la regione dove da un anno si sta combattendo una guerra feroce. Qui due fazioni reazionarie si fronteggiano: da una parte una forza di 80mila uomini dell’esercito pakistano, appoggiati dagli Stati Uniti, dall’altra si trovano i Talebani ed i loro sostenitori. I marxisti devono difendersi da entrambe: uno dei nostri compagni ha perso otto familiari negli ultimi 12 mesi.
A differenza degli altri gruppi politici o delle Ong (quest’ultime foraggiate dalle socialdemocrazie occidentali e dal padronato) che coprono viaggio, vitto ed alloggio ai partecipanti ai loro congressi, i delegati al congresso di the Struggle invece si pagano tutte le spese e una quota per assistere al congresso. Particolarmente le Ong hanno avuto un ruolo pernicioso dopo il crollo dell’Unione Sovietica comprando, demoralizzando e corrompendo un gran numero di ex comunisti che sono passati al campo capitalista travestito da istituto di carità.
Tanti altri comunisti che non avevano mai venduto l’anima alle Ong, ma a cui mancava un organizzazione e un punto di riferimento, stanno oggi avvicinandosi alla tendenza marxista. Il compagno Jam Saqi, ex segretario generale del Partito Comunista, è uno di questi. Stava recandosi al congresso quando un attacco di cuore lo ha costretto a rimanere nella sua terra d’origine, il Sindh.
Il congresso ha impressionato gli invitati da altri paesi. Il compagno A.R. Shaheen, membro del parlamento nazionale dal Kashmir ha detto “Non ho mai pensato che qualcosa del genere potesse esistere in Pakistan. È qualcosa di inimmaginabile in India.”
Il congresso è stato chiuso da Alan Woods e dal canto dell’Internazionale. Alla fine un ondata di entusuiasmo ha travolto i congressisti, che hanno invaso il palco ballando e gridando “Inqilab! Inqilab! Socialist inqilab!” (Rivoluzione! Rivoluzione! Rivoluzione socialista!),impazienti di ricominciare il lavoro rivoluzionario nelle proprie città.